“Dilettanti, fame esagerata. Il covid ha esasperato tutto”

Eric Paties Montagner: "Oggi è più difficile passare professionisti e così si spinge al massimo fin dai primi Km"

Ll ventenne cordenonese Eric Paties Montagner è appena “sopravvissuto” al Giro d’Italia under 23, al centro delle polemiche (italiane) per la presunta estrema durezza del suo percorso. Abbiamo fatto il punto con il portacolori del team continental Work Service Vitalcare Vega.Eric, eppure ce l’hai fatta a portare a termine la corsa…E’ stato un Giro d’Italia durissimo, soprattutto per il livello dei partecipanti. E’ in corso un autentico dibattito sulle troppe salite inserite, in particolare nella tappa Pinzolo-Santa Caterina Valfurva. La mia opinione è che da una parte si doveva rendere onore alla tappa regina del Giro, dall’altra tutti hanno dovuto percorrere quelle salite ma tutti erano liberi di affrontarle come meglio volevano. Un dato, però, è oggettivo: gli esagerati distacchi nella classifica generale. Se a quattro tappe dalla conclusione della corsa fra il primo e il secondo della graduatoria passano oltre 5’ i giochi sono virtualmente chiusi e non c’è più spettacolo. Su questo, forse, si dovrebbe riflettere.Il sospetto è che all’estero siano più abituati che in Italia alla corsa dura. Che ne pensi tu che giri parecchio con la tua continental?Non ho le competenze per esprimere un’opinione corretta e ben ponderata. So solo che il modo di correre italiano è diverso da quello cui sono abituati gli stranieri. Faccio un esempio lampante: i corridori colombiani volano in Sudamerica mentre in Italia non arrivano nemmeno ai piedi della salita. Ciò perché in Colombia si corre tranquillamente fino alla salita, la si prende in tranquillità e progressivamente si accelera fino al traguardo. Da noi, invece, si va a tutta sin dal primo chilometro di gara e con il Covid tutto è stato esasperato.In che senso?Nel senso che è cambiato ulteriormente il modo di correre. Oggi la fame è esagerata da parte di tutti i corridori, mentre prima dell’era Covid la tendenza era di lasciare comunque qualcosa anche agli altri. Il fatto che il passaggio al professionismo sia diventato difficilissimo, ha portato a non lasciare nulla di intentato ovvero a rendere la corsa sempre durissima.Il Giro d’Italia ha evidenziato uno stato di salute non proprio ottimale per il ciclismo dilettantistico italiano.Lo testimonia la classifica finale ma ritengo che vada fatto per il ciclismo lo stesso discorso che si fa con il vino: dipende dall’annata. Nel 2021 i dilettanti italiani hanno corso sempre da protagonisti, mondiale compreso, di conseguenza i migliori sono passati professionisti. Quest’anno no.Cosa stai vedendo di speciale correndo spesso con i professionisti?Da parte mia un notevole miglioramento rispetto alla stagione dell’esordio. In generale sono più dure le corse dilettantistiche piuttosto che quelle professionistiche di secondo livello. Mi ha impressionato il mio compagno di squadra Riccardo Lucca, vincitore di una tappa all’Adriatica Ionica Race. Spero proprio che finalmente spiccherà il volo.