Pordenone
Storie dell’altro mondo: Adil, la speranza della libertà non ha prezzo
Fuggito dal Pakistan attraverso la rotta balcanica, aiutato dai Nuovi Vicini, ora ha modo anche di fare volontariato: "Gli italiani mi hanno aiutato, prova restituire qualcosa"
Adil viveva in Pakistan ai confini con l’Afghanistan. Lavorava in un centro per le vaccinazioni anti-poliomielite, dove la sicurezza del sito era molto precaria a causa di continue minacce contro la campagna per l’immunizzazione. “In alcune strutture ci sono stati assalti armati e attentati – racconta – che hanno provocato anche alcuni morti. L’obiettivo degli squadroni terroristici era di alzare il livello della paura per favorire la sensibilizzazione no-vax. Anch’io ho subito gravi minacce, scritte e verbali. Non mi sentivo più tranquillo, così sei anni fa ho deciso di lasciare tutto e di scappare in Europa, dove risiedevano degli amici che mi davano delle buone informazioni sulla vita dall’altra parte del mondo”. Come arrivarci ? La rotta obbligata era quella balcanica. Per Adil sono stati otto mesi di sofferenze tra umiliazioni, violenze e privazioni di ogni genere. Ha sofferto la fame, la sete e il freddo: “Ero con un gruppetto di migranti pakistani, iracheni, afghani e siriani. Ci è capitato spesso di cibarci soltanto di ciuffi di erba e di bere l’acqua delle pozzanghere, eravamo sempre malvestiti con le scarpe rotte. Ho visto alcuni ragazzi morire nei boschi, dopo aver tentato più volte il crudele “the game”, che è un disperato gioco al massacro”. I migranti chiamano infatti “the game” il tentativo di resistere agli attacchi della polizia che usa pesanti manganelli, cani e droni. Ripetono più volte quelle operazioni rischiose pur di varcare i confini dell’Unione europea. Sono in tanti a rimetterci la pelle, ma la speranza della libertà non ha prezzo. “Prima di andarmene dal Pakistan – ammette – non ero a conoscenza di questi pericoli, altrimenti giuro che non sarei partito. E’ troppo rischiosa la rotta balcanica e i trattamenti sono spesso disumani. Avrei cercato qualche altra soluzione”.Il tragitto di Adil è quello sperimentato da numerosi migranti. Comprende: Pakistan, Iran, Turchia, Grecia, Macedonia, Serbia, Croazia, Austria, Germania. Si tratta di una lunga marcia, nel corso della quale i più elementari diritti umani sono sempre negati e i soldi estorti dai trafficanti non bastano mai. Più denaro versi e a meno rischi vai incontro: le trattative durano un’eternità e costano migliaia di euro. I pagamenti si ripetono per ogni intervento, perché cambiano gli interlocutori. “In Iran si deve sempre sborsare denaro per evitare la prigione. In Turchia si trova un po’ di lavoro per recuperare soldi. Avevo trovato un’occupazione in una sartoria, di giorno cucivo sopra un banco, di notte dormivo sotto. Poi il tragitto verso la Grecia – racconta – ridiventa insidioso. Noi abbiamo rischiato di affogare, perché il barcone stracarico aveva cominciato a imbarcare acqua. Ci ha salvati una nave che è intervenuta in soccorso, altrimenti sarebbe stata una strage”. Perlopiù i migranti non hanno mete prestabilite, si fermano dove capita. Adil ha lavorato per tre anni in Germania, facendo un po’ di tutto: dal badante al lavapiatti. La richiesta di asilo politico non è semplice da ottenere: se il Paese di origine non è ritenuto area di guerra, il rifiuto è scontato, com’è accaduto a lui. Tutto da rifare: “In Italia sono arrivato grazie ai consigli di mio cugino che lavora ai cantieri navali di Monfalcone”.Adil è entrato dalla Francia, attraverso il confine di Ventimiglia, per poi dirigersi verso Milano e Padova. È approdato a Pordenone nel 2017, in piena emergenza profughi. Per due anni si è dedicato ai lavori agricoli, vittima di uno sfruttamento prolungato. Il fenomeno che riguarda troppi migranti è stato denunciato dai “Nuovi Vicini”: tante ore pagate poco. Quando va bene, il salario in nero raggiunge i 400 euro al mese. Finalmente Adil ha trovato posto in un progetto Sai (Sistema di accoglienza e integrazione), che ha l’obiettivo di rendere la persona autonoma attraverso i corsi di lingua, la formazione e l’alloggio. Grazie a questa opportunità, Adil sta seguendo un corso professionale di assistenza alla persona, con stage in un istituto per anziani: “Mi servirà per impostare il mio futuro”. Intanto, nel periodo estivo, ha portato a termine una valida esperienza di volontariato tra i disabili in una struttura di Lignano: “Gli italiani mi aiutano e io restituisco qualcosa di concreto”.