Commento al Vangelo
Domenica 1° maggio, commento di don Renato De Zan
Gesù prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce.

01.05.2022. 3° di Pasqua
Gv 21,1-19 (forma riassuntiva)
In quel tempo,
Gesù prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce.
Tematica biblico-liturgica
1. La domenica di Pasqua è stata la domenica del “sepolcro vuoto”. La seconda domenica è stata quella di “Tommaso”. Oggi è la domenica del “Risorto non conoscibile in modo immediato”. Dopo la risurrezione Gesù non è più conoscibile in modo immediato. La finale canonica di Marco avverte il lettore che Gesù, dopo risorto, “ephaneròthe en etèra morfé”, cioè “apparve sotto altro aspetto” (Mc 16,12).
2. Il Risorto come viene riconosciuto? Viene riconosciuto dalla Parola e dal Segno. A Maria Maddalena sarà la Parola che svelerà l’identità di Gesù risorto. Ad Emmaus sarà la Parola con il Segno a svelare l’identità del terzo viandante. In riva al lago di Tiberiade sarà il Segno con la Parola a indicare Gesù risorto nello sconosciuto della riva del lago. Non a caso, una volta tornati a riva, “nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore” (Gv 20,12).
3. All’interno di questa logica (Gesù riconosciuto dalla Parola e dal Segno) si colloca l’episodio di Pietro. Pietro ha bisogno di credere nel Risorto in modo personale, profondo. La triplice domanda che Gesù gli rivolge non va letta come una sottile rivincita, come fosse un modo nobile di far pagare a Pietro il suo triplice tradimento. Gesù non ha bisogno di far pagare niente a nessuno. La triplice domanda è dono. Pietro esperimenta il Risorto attraverso la Parola (domande di Gesù e invito a pascere il gregge del Maestro), rispondendo alla quale Pietro coglie non solo il bisogno di amare il Maestro, ma anche di essere amato da Lui. Per la terza volta, infatti, Gesù chiede a Pietro: “mi ami di un amore che ha bisogno di essere contraccambiato?” (il verbo “fileo” indica l’amore amicale reciproco). E Pietro risponde affermativamente.
Dimensione letteraria
1. La Liturgia aggiunge al testo di Gv 21,1-19 il classico incipit (“In quel tempo”) e sopprime l’espressione “Dopo questi fatti” del testo originale del v. 1. Per il resto, la formula liturgica del vangelo è fedele alla pericope biblica. La proposta della formula evangelica breve (Gv 21,1-14) sta a indicare che per la Liturgia la parte più significativa della pericope consiste nel miracolo della pesca e nel “mangiare insieme a Gesù”. La costituzione di Pietro quale pastore del gregge di Gesù è solo un’integrazione dei due temi precedenti.
2. A livello narrativo il brano si apre con una scena introduttiva, Gv 21,1-3, dove Pietro e gli altri sei discepoli vanno a pescare e non prendono nulla. Segue, poi, il testo centrale, Gv 21,4-14, contrassegnato da un’inclusione operata dal verbo “mangiare” (v. 5: “non avete nulla da mangiare” // v. 12: “Venite a mangiare”). Si tratta del brano in cui i discepoli fanno la pesca abbondante, scoprono che l’uomo della riva è Gesù e mangiano con Lui che compie gli stessi gesti dell’ultima cena. L’ultima parte, Gv 21,15-19, contiene il dialogo tra Gesù e Pietro che si chiude con la seconda chiamata di Pietro: “Seguimi”.
Riflessione biblico-liturgica
1. Il discepolo che Gesù amava è la figura chiave degli ultimi due capitoli del vangelo di Giovanni. In Gv 20 il discepolo vede le bende afflosciate e crede perché aiutato dalla conoscenza delle Scritture sa interpretare il segno lasciato dal Risorto. Anche in riva al largo del lago di Tiberiade (Gv 21) il discepolo, visto il Segno della pesca miracolosa, individua Gesù nel personaggio misterioso della riva. Per riconoscere il Risorto bisogna sentirsi amati da Lui. Pietro viene definitivamente confermato come pastore del gregge di Gesù quando per la terza volta comprende che non solo egli ama il Maestro, ma anche il Maestro ama lui.