Diocesi
La Via Crucis del Vescovo in seminario
Nel suggestivo parco del Seminario, come in un pellegrinaggio, si è snodato il dolente corteo stazione dopo stazione. Si è pregato, si è cantato, si è dato spazio a robuste riflessioni suggerite dalla compianta madre badessa Anna Maria Cànopi; anche la comunità ucraina era presente e ha pregato nella propria lingua e ancor più - nonostante l’idioma sconosciuto - l’emozione coglieva gli astanti perché a tutti era chiaro il passaggio nel quale si invocava Maria, madre della pace.
Venerdì 25 marzo c.a. nelle nostre chiese si è vissuta, come da tradizione, la popolare pratica di pietà chiamata Via Crucis. È stata l’occasione senz’altro di ricomprendere attraverso le sacre scritture le ultime ore di vita di Gesù, Figlio di Dio e nostro Salvatore. Purtroppo quest’anno tra le tante e molteplici preoccupazioni che connotano la vita umana si è violentemente inserita e incuneata la paura della guerra scoppiata alle porte dell’Europa: l’invasione dell’Ucraina da parte dello zar di Russia Vladimir Putin. Forte, incessante e chiara la voce di papa Francesco si è elevata perché questo tragico evento, fonte di morte, di distruzione e di dissolvimento di famiglie e di un popolo intero abbia da interrompersi immediatamente. Il papa ha usato parole inequivocabili parlando di pazzia, di atto disumano e sacrilego, di ripugnanza… Solennemente, in san Pietro nel contesto di una celebrazione penitenziale, ha consacrato la Russia e l’Ucraina a Maria, regina della pace. Ha invitato tutti i vescovi nelle rispettive chiese locali a rivivere questa consacrazione per sempre mettere in primo piano nelle nostre coscienze la prospettiva e il primato di Dio: solo così ci può essere la pace e la concordia. Il vescovo Giuseppe ha così presieduto la Via Crucis predisposta nobilmente dagli studenti del seminario, che già nelle settimane precedenti avevano allargato l’invito a parteciparvi ad amici ed estimatori e rappresentanti delle tante comunità cristiane. Nel suggestivo parco del Seminario, come in un pellegrinaggio, si è snodato il dolente corteo stazione dopo stazione. Si è pregato, si è cantato, si è dato spazio a robuste riflessioni suggerite dalla compianta madre badessa Anna Maria Cànopi; anche la comunità ucraina era presente e ha pregato nella propria lingua e ancor più – nonostante l’idioma sconosciuto – l’emozione coglieva gli astanti perché a tutti era chiaro il passaggio nel quale si invocava Maria, madre della pace. Al termine della XIV stazione, di fronte al simulacro della Madonna di Fatima, il vescovo Giuseppe ha rivolto a tutti una breve ma intensa esortazione a commento dell’atto che di lì a poco tutti avrebbero vissuto. Ripercorrendo le antiche origini e alcuni passaggi salienti della storia dei due popoli – Ucraino e Russo – sottolineava l’incomprensibilità e l’assurdità di questa aggressione tale da cancellare storie, culture, lingue condivise. Il presule ha continuato ripercorrendo i diversi atti di consacrazione a Maria che hanno costellato questo ultimo secolo a causa delle tante tragedie della storia umana. In particolare ha sottolineato il significato di questo atto religioso e di fede. Non va compreso come un atto di magia, ma va vissuto come l’incessante preghiera che si eleva dal popolo santo di Dio verso Maria, Madre della Chiesa e Madre della pace. Poi, tutti insieme, si è data lettura dell’atto di consacrazione scritto da papa Francesco. Un testo articolato e complesso, ricco di rimandi e di risonanze storiche, teologiche, spirituali. Con la benedizione il vescovo ha congedato tutti i presenti e la particolare assemblea si è sciolta nel silenzio, nella consapevolezza che la preghiera, la carità, il digiuno e la penitenza sono le armi che disponiamo, ma sono armi potenti.diac. G Mauro Dalla TorreDelegato vescovile per la cultura