Commento al Vangelo
Domenica 3 aprile, commento al Vangelo di don Renato de Zan
Il perdono al singolo e alla comunità

03.03.2022- 5° di Quaresima – anno C
Gv 8,1-11
In quel tempo,
Tematica liturgica
1. Siamo giunti alla quinta domenica di Quaresima. Il percorso compiuto è stato lineare. Il cristiano è chiamato ad aver cura della propria fede, messa alla prova (tentazioni) dalla concezione materialistica della vita, dal potere e dalla gloria, dalla religione vissuta come magia (1
2. Nell’episodio dell’adultera, infatti, la dimensione storico-teologica (donna adultera perdonata) contiene la dimensione simbolica (la donna peccatrice rappresenta la comunità). Di proposito l’evangelista non pone in evidenza né l’adultero né il marito tradito e parla di lapidazione (allora c’era la pena del soffocamento). La lapidazione, però, era riservata i bestemmiatori e agli apostati. Ricordiamo che nel vocabolario dei profeti, Israele è “adultera”, quando è apostata e abbandona il suo Dio per gli altri dèi.
3. La bontà di Dio che perdona è racchiusa nell’annuncio “Ecco, faccio una cosa nuova” (1° lettura: Is 43,16-21). I credenti sono salvati per grazia, dalla legge che deriva dalla fede in Cristo (2° lettura, Rm 3,8-14). Tale grazia si è manifestata nella persona di Cristo che perdona, facendo esperimentare all’uomo che ogni schema umano su Dio è sempre superato dall’azione divina.
Dimensione letteraria
1. La pericope di Gv 8,1-11 non compare in alcun manoscritto prima del sec. V d.C. Nei primi manoscritti la sua posizione è incerta perché gli amanuensi copiano la pericope alle volte nel vangelo di Giovanni, mentre altre volte nel vangelo di Luca. Solo verso il sec. VII d.C. il testo comincerà ad essere copiato solo nel vangelo di Giovanni. Prima del sec. V d.C. l’episodio era conosciuto? Sì, perché lo testimoniano le omelie dei Padri della Chiesa. La pericope rappresenta la più lunga tradizione orale del vangelo.
2. L’incertezza inziale (di Giovanni o di Luca?) è data dal fatto che il brano possiede sia caratteristiche sinottiche sia caratteristiche giovannee. Queste ultime sono più marcate perché il brano, come avviene per i brani giovannei, si colloca a livello interpretativo su tre piani: il piano storico, il piano teologico e il piano simbolico.
3. Sul piano storico il fatto è chiaro: si tratta di una donna colta “in flagrante adulterio” (ma l’adultero, dov’è, se l’adulterio era flagrante?) e che merita la morte (ma non per lapidazione, ma per soffocamento!). Il piano teologico, Gesù dona ampiamente il perdono (ma la donna non lo chiede!) con la raccomandazione di non peccare più. Il piano simbolico appare in modo sottile. La donna è condannata alla lapidazione come le persone che bestemmiano Dio e che scelgono l’apostasia. La donna adultera simboleggia la comunità credente che tradisce il suo sposo (Gesù), il quale però perdona al di là di ogni previsione umana.
Riflessione biblico-liturgica
1. è proprio vero quanto dice il libro della Sapienza: “Con le cose con cui uno pecca, con quelle viene punito (non castigato, ma corretto)” (Sap 11,16). Gli scribi e i farisei volevano mettere Gesù alla prova “per avere motivo di accusarlo” e hanno adoperato uno strumento inattaccabile: la legge. Gesù adopera lo stesso strumento, la legge, per difendere la donna e rispondere agli scribi e ai farisei. Non può eseguire la pena di morte una persona che ha trasgredito la legge come ha trasgredito la legge la persona che è condannata.
2. Cosa ha scritto Gesù per terra? Non lo sapremo mai. Gesù era nel tempio la cui pavimentazione è formata da un lastricato. Gesù, dunque, ha tracciato qualche cosa, ma non è rimasto segnato per terra. Qualcuno pensa che Gesù, da buon rabbino abbia scritto la sentenza prima di pronunciarla. Altri ritengono che Gesù abbia scritto i peccati di qualcuno e ciò spiegherebbe perché, dopo le parole di Gesù, se ne sono andati “cominciando dai più anziani”.