Domenica 16 gennaio, commento di don Renato De Zan

Il miracolo della trasformazione dell'acqua in vino a Cana: questo fu l'inizio dei segni compiuti da Gesù 

17.01.2016 : 2° domenica TO – C

 

Gv 2,1-11

In quel tempo, 1 vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. 2 Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3 Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». 4 E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». 5 Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». 6 Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. 7 E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. 8 Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. 9 Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo 10 e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». 11 Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

 

Tematica liturgica

 

1. Nella Liturgia delle Ore, ai vesperi del giorno dell’Epifania, si legge un’antica antifona: “Oggi la Chiesa, lavata dalla colpa nel fiume Giordano, si unisce a Cristo suo Sposo, accorrono i magi con doni alle nozze regali e l’acqua cambiata in vino rallegra la mensa, alleluia”. Da questa antifona si ricavano due cose: l’Epifania o manifestazione di Gesù si ha nell’episodio dei magi, in quello del Battesimo e in quello delle nozze di Cana. Nelle nozze di Cana la Liturgia ha visto simboleggiate le nozze di Gesù, Sposo, con la Sposa, la Chiesa. Con la riforma liturgica, scaturita dal Concilio, l’episodio dei magi resta legato all’Epifania, l’episodio del Battesimo alla domenica successiva che chiude il tempo liturgico del Natale e l’episodio di Cana di Galilea alla seconda domenica del Tempo ordinario, anno C.

 

2. Nel tempo Ordinario, l’assemblea liturgica celebra e approfondisce il mistero della vita pubblica di Gesù. Nella Colletta propria la Liturgia allude al vincolo sponsale tra Dio e la sua comunità attraverso il modello teologico dell’ “alleanza nuova ed eterna”. La comunità, la Chiesa, diventa così “segno del tuo amore fedele” per l’umanità che è accolta per gustare “il vino nuovo del tuo regno”. Il tema sponsale è ripreso dalla prima lettura (Is 62,1-5) che illustra, attraverso il simbolismo dello sposalizio, l’amore di Dio per il suo popolo (“Come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te”). Questo amore si è tradotto nel dono divino del Figlio perché il mondo sia salvato (cf Gv 3,16: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”).

 

Dimensione letteraria

 

1. Il testo biblico del vangelo (Gv 2,1-12) incomincia con l’espressione “Il terzo giorno” e si conclude con il v. 12: “Dopo questo fatto scese a Cafàrnao, insieme a sua madre, ai suoi fratelli e ai suoi discepoli. Là rimasero pochi giorni”. Queste espressioni non sono presenti nel testo biblico-liturgico del vangelo perché La Liturgia ha scelto Gv 2,1-11 e l’espressione iniziale (“Il terzo giorno”) è stata sostituita dal neutro “In quel tempo”. Il testo biblico-liturgico del vangelo è facilmente suddivisibile in due momenti: il racconto (vv. 1-10) e le considerazioni dell’evangelista (vv. 11-12).

 

2. Queste scelte sottraggono l’episodio di Cafarnao alla “settimana giovannea”, che – secondo diversi biblisti – Giovanni aveva collocato in antitesi con la settimana della creazione (Gen 1,1-2,4a). Là c’è l’inizio del vecchio mondo, qui c’è l’inizio del nuovo mondo.

 

3. La settimana giovannea è un’ipotesi di lettura basata su questi dati Gv 1,19-29: 1° giorno; 1,29-34: 2° giorno; 1,35-42: 3° giorno; 1,4351: 4° giorno; 2,1: 4°-5°-6°-7° giorno (giorno delle nozze di Cana). Come la settimana della creazione culmina con la creazione della coppia umana, così la settimana della redenzione culmina con la creazione della nuova umanità.

 

Riflessione biblico-liturgica

 

1. Nella frase di Gesù a Maria non c’è nessuna indelicatezza. La chiama “donna”: è un modo onorifico di trattare la madre ed è anche un titolo “teologico”. Maria, in antitesi con Eva, è la “donna” annunciata nel “protovangelo” (Gen 3,15), infine è la donna alla quale il Figlio sulla croce affida la sua Chiesa, rappresentata dal discepolo che Gesù amava. Gesù dice a Maria: “Donna, che vuoi da me?” (alla lettera, in greco: “Donna, che c’è tra te e me?”): è come se un occidentale dicesse: “C’è mai stato contrasto tra noi ?” (oppure: “E’ una cosa che non dovrebbe interessarci”).

 

2. Nel mondo biblico, il vino era sia il simbolo dell’abbondante benedizione di Dio sia il simbolo del Regno che viene. Il fatto che nelle nozze manchi il vino, evidenzia che il Regno deve venire. L’intervento della Madre è un’intercessione di salvezza.

 

3. L’acqua tramutata in vino è il “primo dei segni” (in greco: arché tòn semèion), sia in ordine di tempo sia in ordine di modello. In tutti gli altri segni (miracoli), infatti, Gesù mostrerà la sua gloria, intendendo per gloria quell’aspetto di Dio che l’uomo, nella sua finitudine, può esperimentare. I discepoli credettero “verso” di lui. Si tratta di un’espressione linguisticamente discutibile, ma teologicamente felicissima. La fede è sempre in cammino di avvicinamento per poter conoscere e imitare il Maestro.