San Vito, Pilacorte protagonista: le nuove scoperte rilanciano l’attenzione per l’artista

Vieri Dei Rossi presenta gli ultimi reperti rinvenuti a Rosa

Recentemente a San Vito, è stata allestita la mostra “Pilacorte 500 anni dopo visto da vicino” dedicata al lapicida Giovanni Antonio Pilacorte.Curata da Isabella Reale, Vieri Dei Rossi e Giuseppe Bergamini, è stata dedicata alla valorizzazione delle opere del celebre scultore lombardo, attivo in Friuli in epoca rinascimentale; un territorio, quello friulano, al quale l’artista ha lasciato ben 105 opere tra sculture, portali, fonti battesimali, altari in pietra, acquasantiere, balaustre e statue, realizzate tra fine Quattro e inizio Cinquecento.L’iniziativa è stata arricchita da un inaspettato colpo di scena. Nei giorni seguenti la conferenza dedicata allo scultore e la relativa visita guidata alla chiesa di Santo Stefano a Rosa infatti, lo storico Vieri Dei Rossi, invitato a visionare alcuni materiali lapidei accatastati vicino la chiesa, oltre a rinvenire diversi manufatti, databili alla fine del XVIII / inizi XIX secolo ha trovato alcuni gradini e stipiti in pietra, di epoca precedente, appartenuti verosimilmente ad un portale, ed uno dei gradini riportava un’iscrizione di fattura rinascimentale. L’iscrizione, appariva scolpita con i tipici caratteri e lo stile grafico utilizzati dallo scultore Giovanni Antonio Pilacorte di cui la chiesa di Rosa conserva ben tre opere che provengono dalla perduta antica chiesa di Rosa, costruita in origine sulla riva opposta del fiume Tagliamento. Da una prima analisi si è quindi scoperto che l’iscrizione terminava indicando anche la data 1525, la stessa del fonte battesimale custodito nella chiesa, confermando ulteriormente la subito ipotizzata attribuzione dell’opera al Pilacorte. Di grande interesse inoltre il testo dell’iscrizione che recita “DIVISERUNT SIBI VESTIMENTA MEA ET SUPER VESTEM MEAM MISERUNT SORTEM” perchè, analoga iscrizione è presente nella mensa d’altare dell’antica parrocchiale di San Pietro e Paolo di Sedegliano, datata 1497 chiesa dove, proprio in quell’anno, Pilacorte realizzò anche il portale. Data la totale analogia tra le due opere si ritiene pertanto che il gradino ritrovato a Rosa sia stato ricavato da un’antica mensa d’altare appartenuta alla prima chiesa di Rosa, distrutta dal Tagliamento alla fine del XVII secolo. Il ritrovamento è stato prontamente comunicato a padre Andrea Tommasi e alla soprintendenza, agli studiosi di storia locale e in particolare a Pier Giorgio Sclippa, curatore del libro “La Rosa erosa” dedicato alle vicende della scomparsa chiesa di Rosa, ad Angelo Battel e al prof. Fabio Metz. “Con loro si discuterà della valorizzazione del manufatto – ha dichiarato Vieri Dei Rossi – che si ritiene dovrà essere ospitato all’interno della chiesa di Santo Stefano di Rosa. È stata un’assoluta emozione ritrovare un’opera inedita di uno dei più celebri artisti del nostro rinascimento – prosegue lo storico -, coronamento di una ricerca durata oltre un anno e vissuta sul campo, in continua relazione con il territorio e con le comunità, chiedendo, cercando, costruendo relazioni. Dal punto di vista umano è proprio questo il punto più importante: restituire un’opera alla sua comunità di riferimento e raccontare agli abitanti della Rosa di oggi le vicende della Rosa di ieri. La storia della loro comunità, dei loro antenati. L’emozione e l’orgoglio della comunità con cui poi ci siamo più volte ritrovati per festeggiare il ritrovamento vale più di ogni successo professionale come storico”.