Commento al Vangelo
Sabato 1°gennaio, Madre di Dio, Giornata della Pace
Il concetto biblico è semplice: non ci può essere per l’uomo biblico nessuna “pace” nuda, incompleta e solitaria perché la “realizzazione” del singolo si attua nella realizzazione della comunità e viceversa. Non esiste la “pace” di qualcuno a scapito della “pace” di altri.
01.01.2022 Maria Ss. Madre di Dio
Lc 2,16-21
In quel tempo, i pastori
Maria custodiva tutte queste cose, meditandole
Tematica liturgica
1. Inizia un anno nuovo e il credente si trova di fronte al mistero del tempo. Il tempo è ripetizione ed è anche novità. Per certi aspetti è ripetizione: c’è l’inverno, segue la primavera, poi viene l’estate e arriva l’autunno; c’è nuovamente l’inverno e così via. Per altri aspetti è novità: la promessa attende l’adempimento che avviene sempre dopo la promessa. Un cerchio e una linea che formano una spirale: c’è qualche cosa che si ripete, ma c’è anche la novità. Se questo è un dato antropico, esiste anche un secondo dato.
2. Nel misero del tempo c’è anche il tempo ordinario e il tempo particolare che gli antichi chiamavano Chrònos e Kairòs. Il Kairòs è un momento particolare in cui ognuno di noi vive una sospensione del tempo ordinario, data la straordinarietà del Kairòs (sorpresa, innamoramento, riflessione assorbente, contemplazione gradita, illuminazione, ecc.).
3. Il Mistero del tempo è stato messo dalla comunità cristiana sotto il manto protettivo di Maria, “Madre del Figlio di Dio e Madre della Chiesa” (cf l’orazione dopo la comunione) perché, come lei, ogni credente possa scoprire nel tempo (Chrònos) i momenti particolari (Kairòi) che Dio dona a ciascuno e comprenderne il significato profondo, comparando l’avvenimento con la Parola. Questa faceva Maria.
4. Oltre al mistero del tempo che è sempre un dono di Dio perché possiamo convertirci (cf 2 Pt 3,11-18), il primo giorno dell’anno è il giorno della “pace”. Nella benedizione di Aronne (prima lettura, Nm 6,22-27) leggiamo: “Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”. Lo “shalòm” (in ebraico è maschile) non s’identifica tanto facilmente con il nostro concetto di “pace”, ma piuttosto indica la “realizzazione”.
Il concetto biblico è semplice: non ci può essere per l’uomo biblico nessuna “pace” nuda, incompleta e solitaria perché la “realizzazione” del singolo si attua nella realizzazione della comunità e viceversa. Non esiste la “pace” di qualcuno a scapito della “pace” di altri.
Dimensione letteraria
1. Il brano riguardante i pastori si estende per tredici versetti: Lc 2,8-20. La Liturgia ha scelto Lc 2,16-21, lasciando cadere l’esperienza angelica dei pastori e ripetendo (quasi) il vangelo della messa dell’aurora del giorno di Natale (Lc 2,15-20). Mentre il testo biblico del vangelo dice semplicemente “Andarono, senza indugio…” perché il lettore sa già di chi si tratta, il testo biblico-liturgico è costretto a fare un’aggiunta: “In quel tempo, i pastori…”.
2. Il brano odierno è cadenzato con una apertura (vv. 16-17) e una chiusura (v. 21) dove i protagonisti sono i pastori. Al centro ci sono due protagonisti: “tutti quelli che udivano” e “Maria”. Chi sono “tutti quelli che udivano”? Poiché il censimento doveva essere fatto nel luogo di nascita, la casa degli avi era piena di parenti (figli, nipoti ecc.). Costoro sono “tutti quelli” che udendo, si stupivano circa le cose dette loro dai pastori.
3. Nel vangelo di Luca lo stupore indica sempre un insieme di sentimenti profondi: gioiosa meraviglia, titubanza a convincersi delle meravigliose opere di Dio, arrendevole constatazione di fronte ad esse, comprensione esitante e gioiosa delle medesime (cfr Lc 8,25.55; 11,14; 24,12).
Riflessione biblico-liturgica
1. Il testo del vangelo dice che Maria custodiva “tutte queste cose” (in greco: “tutte queste parole”). Ricordiamo che per l’orientale gli avvenimenti (debarìm) erano una parola (dabàr) da ascoltare e da capire. Maria per capire ciò che le accadeva, custodiva, “meditando” (in greco: “comparando”). Per Maria la chiave di comprensione di ciò che accadeva era la Parola. Per questo motivo comparava gli avvenimenti con la Parola e da questa comparazione cercava di capire il significato profondo di ciò che gli accadeva.
2. Rabbi Eliezer diceva: “Meglio che gli insegnamenti della Torà siano bruciati, piuttosto che affidarli alle donne”. Maria è un’eccezione. Maria “comparava” il suo vissuto con la Parola di Dio, praticando il “midràsh pèsher”, che noi conosciamo attraverso gli scritti di Qumran. Maria, dunque, conosceva la Scrittura e conosceva i metodi rabbinici di interpretazione della medesima. Aveva una formazione e anche di livello.
3. La benedizione di Aronne (prima lettura, Nm 6,22-27) si colloca all’inizio dell’anno come un dono di Dio affinché negli avvenimenti del tempo i credenti sappiano intravedere il volto di Dio (“Il Signore faccia risplendere per te il suo volto”) e vivano la fratellanza con Cristo perché accomunati nella figliolanza divina (seconda lettura, Gal 4,4-7).