Attualità
Riforma delle pensioni, inevitabile necessità Serve gradualità per non creare ingiustizie
L’aspettativa di vita media si è alzata. In futuro non si lascerà il lavoro prima dei 65 anni
Cambiare le regole per l’età pensionabile è necessario: la famosa quota 100 è costosissima per l’erario italiano, non più sostenibile dopo la fine del 2021 e dei tre anni di applicazione che non hanno dato i frutti sperati.Doveva essere una misura che aiutava i lavoratori di lunga data e favoriva un poco credibile ricambio tra “giovani e vecchi” nelle aziende. Ovviamente il ricambio non c’è stato perché non funziona così il mondo del lavoro; in più, ad usufruirne sono stati soprattutto dipendenti pubblici a medio-alto stipendio e forniti di contribuzioni figurative (riscatto laurea, ecc.).Bene. Ma come? Si parla ancora di quote: 101, 102, 103, 104… per tornare infine all’anno 2011 e alla riforma Fornero.Insomma, in pensione non prima dei 67 anni d’età. Se non si decide nulla, il primo gennaio 2022 ci saranno decine di migliaia di italiani che, per la sola “colpa” di essere nati dopo i limiti di legge, dovranno lavorare 5 anni di più di quasi-coetanei nati nei mesi precedenti.Ogni misura ha un costo, cioè fa mancare quei contributi all’Inps che si ritengono necessari per reggere il sistema pensionistico. Insomma li deve mettere la fiscalità generale. Facilmente si arriverà a salvare capra e cavoli: un aumento graduale dei requisiti per accedere alla pensione (insomma un anno o due in più di lavoro e non cinque), per un esborso decrescente da parte dello Stato. Ma, in generale, in futuro sarà praticamente vietato andare in pensione prima dei 65 anni: la nostra età media (per fortuna) si è molto alzata in questi decenni. Per contro, dobbiamo appunto lavorare di più.C’è però un pericolo nascosto che sta sotto alla sostenibilità previdenziale italiana. Si basa su complessi calcoli matematici nei quali entrano pure il numero di lavoratori previsti e in generale la demografia italiana. L’attuale calcolo prevede una demografia che non è quella reale (sempre più in crisi) e, pure, una presenza “netta” di lavoratori stranieri – cioè quelli arrivati meno gli italiani emigrati – che è diventata una chimera negli ultimi due anni. Con buona pace di chi chiede pensionamenti precoci, ma sbarra la strada a chi quelle pensioni dovrà pagarle.