Fine di un altro anno scolastico complicato anche nel portogruarese

L’emergenza sanitaria ha costretto tutti ad un’azione di resistenza e contenimento

Un altro anno complicato si avvia alla conclusione. La scuola, come il resto della società, ha subito l’onda d’urto di un’emergenza sanitaria che ha costretto tutti ad un’azione di resistenza e contenimento.

Un anno, il 2020-21, che era iniziato per la scuola sotto buoni auspici mischiati a tanta preoccupazione: dopo aver predisposto aule, orari, attività in modo da gestire il rischio epidemico sono emerse subito le difficoltà del riaffiorare dei casi di contagio con conseguenti quarantene per intere classi. L’idea di riuscire a tracciare questi casi e limitarne la portata è presto naufragata di fronte alla seconda ondata, in autunno, e poi della terza tra l’inverno e la primavera.

C’è da chiedersi cosa sarebbe successo se non si fossero messi in atto tutti quegli accorgimenti che nell’estate scorsa hanno impegnato i dirigenti e il personale scolastico, e quale anno sarebbe stato se le scuole non si fossero attrezzate per seguire il mutare degli eventi lungo un anno.

Ha funzionato per avere nelle aule insegnanti e allievi per più tempo possibile; per integrare le lezioni in presenza con le lezioni a distanza: la didattica integrata; per riservare l’insegnamento a distanza alle situazioni altrimenti non gestibili.

UN ISTITUTO SUPERIORE Questo continuo “rimescolare delle carte” – come lo chiama il dirigente Daniele Dazzan – “ci porta ad una fine d’anno che ha generato una grande stanchezza, sia negli studenti che nei docenti”.

Come in tutti gli istituti superiori anche al Liceo XXV aprile l’ultimo periodo si sta svolgendo con la presenza del 70% degli studenti, con le prime e le quinte classi interamente in presenza e le altre che si alternano in modo da vedere nell’arco delle due settimane tutti i loro docenti in presenza e seguire tutte le discipline sia in aula che a distanza. Per questioni organizzative l’indirizzo musicale, invece, è sempre stato in presenza. “Questa organizzazione e una buona connettività, con gli investimenti in questo ambito fatti nel luglio dello scorso anno, sono risultati determinanti per un buono svolgimento dell’attività didattica”, secondo il preside Dazzan, il quale, tuttavia rileva che sono aumentati tra i ragazzi gli stati d’ansia, seppur affrontati con la dovuta sensibilità da parte di docenti attenti a “diffondere il senso dell’accoglienza”.

Ora i ragazzi di quinta sono immersi nella preparazione all’esame di stato, che avrà le medesime modalità dello scorso anno, mentre per quelli delle altre classi che sono attardati in qualche disciplina la scuola sta predisponendo le attività di recupero.

UN ISTITUTO COMPRENSIVO Negli istituti che comprendono vari ordini di scuola, dall’infanzia alla primaria e alla secondaria di primo grado, l’anno scolastico è stato tutto pressoché in presenza, considerando che anche nelle tre settimane di sospensione decretate dal 14 marzo al 6 aprile, gli alunni con disabilità o con bisogni educativi speciali hanno potuto frequentare.

Come ci spiega il dirigente scolastico del Comprensivo “Nievo” di Cinto Caomaggiore, Cristiano Rossi, che dirige 12 plessi dislocati su 4 comuni: “anche quando alcune classi sono state messe in quarantena per due settimane, non abbiamo mai avuto più di 7 classi su 67 totali contemporaneamente a casa, e in ogni caso, le lezioni sono continuate con la didattica a distanza”.

L’estate 2020 è trascorsa preparandosi al rientro che si sapeva non sarebbe stato normale. Per questo, oltre a migliorare la connessione, incrementare i dispositivi, rimodulare gli spazi, vi è stato un impegno da parte dei docenti per aggiornarsi sulla didattica digitale. “Sono stati 140 i nostri insegnanti che durante il periodo estivo, liberamente, hanno svolto la formazione – sottolinea il preside Rossi – e questo ci ha consentito di affrontare le emergenze che poi si sono verificate. Ora, con il personale in gran parte vaccinato e con l’esperienza acquisita  e gli strumenti di cui ci siamo dotati, possiamo dire di concludere l’anno con un po’ di fatica ma anche con tanta fiducia per quello che verrà. Quando sarà finita questa drammatica pandemia avremo una scuola diversa, un sistema che avrà imparato e sarà in grado di offrire una didattica integrativa”.