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Figli: un desiderio inappagato
I bambini sono il futuro
Non servono figli per pagare le pensioni. I figli non sono frutto di un ragionamento utilitaristico. I figli sono desiderio, dono, amore che si trasmette. I figli solo un segnale di un Paese che torna a desiderare. Per questo la natalità è la cartina di tornasole attraverso la quale giudicare la politica, l’economia, la società. Non devono essere un dovere, né un lusso, ma una libertà. E allora viva la libertà!”.
Con queste parole, Gigi De Palo, presidente del Forum delle Associazioni Familiari, ha introdotto i lavori degli Stati Generali della Natalità, un evento unico, non solo perché nuovo, ma anche perché ha messo insieme personalità di spicco come papa Francesco e il premier Draghi, concordi nel riconoscere che, in Italia, stiamo attraversando un periodo di inverno demografico, un inverno “sempre più rigido”, ha detto il papa.
Il 2020 ha registrato il numero di nati più basso dall’Unità d’Italia, ha rimarcato Draghi. Un trend che, continuando così, metterà in crisi l’attuale sistema di welfare, incidendo su pensioni, sanità, sostenibilità generazionale, hai poi messo in luce, dati alla mano, il presidente dell’ISTAT, Giancarlo Blangiardo.
Ciò che sorprende maggiormente è che il numero di figli mediamente desiderato dalle coppie è superiore al bassissimo 1,18 figli per donna di cittadinanza italiana del 2020, destinato ulteriormente a scendere nel 2021, secondo le statistiche. Si vorrebbero più figli, ma non si fanno. Perché?
La risposta è complessa, ma certamente ha a che fare con un aspetto culturale che richiede un’inversione di rotta, un’apertura al futuro, alla speranza, alla vitalità, e con un aspetto economico, quindi politico e sociale: dare alle giovani coppie lavoro, casa, welfare per l’infanzia, ha detto Draghi, cioè una “solidarietà strutturata”, nelle parole di Francesco. Uscire dal tunnel della denatalità si può: lo hanno già fatto altri Paesi europei, quindi possiamo farlo anche noi.
Gli Stati Generali della Natalità sono stati un momento di consapevolezza condivisa, nel quale nessuno ha più nascosto il problema o ha cercato di sminuirlo, anzi. Tutti hanno guardato il presente, alzando lo sguardo verso il futuro, scorgendo che il futuro è bambino. Perché il futuro è come un bambino che ci è affidato per dargli vita, farlo crescere. Perché i bambini sono futuro: novità di vita, energia e creatività, novità che chiede a noi, oggi, di essere migliori, aperti, progettuali, generativi, per loro, per noi stessi.