Draghi intende accompagnare l’Italia nel futuro sostenendo natalità e famiglie

Ministra per le pari opportunità e famiglia

Venerdì 14 maggio si sono tenuti gli Stati generali della Natalità. L’evento, promosso dal Forum nazionale delle Famiglie, ha visto la partecipazione anche di papa Francesco e del Presidente del consiglio Draghi. Tra gli intervenuti, anche la ministra per le pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, cui abbiamo rivolto alcune domande.

Una sua impressione sugli Stati generali della Natalità: un evento senza precedenti.

Un evento molto importante per il quale sono davvero grata al Forum delle Famiglie e al suo Presidente Gigi de Palo, perché ha permesso al nostro Paese di porre l’attenzione sul calo delle nascite e allo stesso tempo di offrire una risposta e una assunzione di impegno: non solo da parte del mondo delle associazioni familiari, ma anche della Chiesa e – per quel che mi riguarda – del Governo e delle Istituzioni. Su questo, il presidente Draghi è stato molto chiaro. Questo governo intende accompagnare l’Italia nel futuro e sa che per far questo deve investire sulle nuove generazioni con una visione di strategia e mettere in atto la riforma delle politiche familiari del Family act, a partire dall’assegno unico universale.

Si è parlato molto di denatalità. Quali sono i motivi, secondo lei, per i quali la natalità in Italia è così bassa, più che in Europa?

Papa Francesco ha fatto un’analisi molto attenta della situazione e delle cause, come anche delle parole capaci di dare una risposta. Così pure il Premier Draghi. Le cause sono molteplici e credo che la più profonda sia da ricondurre alla mancanza di prospettiva che hanno le giovani e i giovani, le famiglie del nostro Paese, rispetto alla possibilità di osare scelte rischiose per i propri progetti di vita. Tutti hanno messo in evidenza come l’idea di avere figli ci sia e che è evidente e grande, ma poi questo desiderio non si traduce in scelta o in progetto. Ciò non dipende dalle singole persone ma dalla società. Per dare concretezza e possibilità di realizzazione a questi desideri è necessario costruire una rete di servizi, norme adeguate, sostegno economico, nuove regole del lavoro che valorizzino, ad esempio, il lavoro femminile, investimento sull’autonomia dei giovani… Su questa prospettiva si è riflettuto agli Stati generali e c’è stata una dichiarazione di impegno da parte di tutti.

Nel suo intervento, ha ribadito “l’importanza della relazione e della comunità” dove trova “compimento” la persona…

Oggi dobbiamo essere consapevoli che è nella comunità che possiamo realizzare la speranza, i desideri, la libertà di ciascuno di noi. È in questa dimensione comunitaria – e non dell’individuo solo – che la persona si mette in gioco con tutta la sua personalità, le sue ambizioni, i propri progetti. E i progetti si possono concretizzare nel costruire relazioni con gli altri.

Quali sono le prospettive attuali sull’assegno unico universale? Draghi ha usato parole di speranza…

Ha usato parole di impegno – e di assunzione di impegno molto forte -, in linea con quella che è l’azione di questo governo. Per contrastare la denatalità, per sostenere la genitorialità, per sostenere le nuove generazioni, l’educazione, le donne e i giovani, la riforma del Family act ha proposto una visione “integrata”: non una misura sola, non delle misure a tempo, ma un’azione sinergica di più interventi collegati e strutturali. Quello che stiamo facendo, a partire dall’assegno unico universale, è scegliere di dare attuazione al Family act assumendolo come riforma di accompagnamento al Pnrr.

In merito all’assegno unico universale, l’impegno c’è. Da luglio partirà: partirà in una forma “ponte”, perché le detrazioni fiscali verranno inglobate all’interno dell’assegno a partire da gennaio, ma già da luglio l’assegno verrà erogato a chi non ha mai ricevuto alcun assegno al nucleo familiare (si parla di più di due milioni di nuclei familiari), mentre l’assegno al nucleo familiare già esistente verrà maggiorato, secondo le nuove regole dell’assegno unico universale.

Quali le misure che contate di mettere in campo nel prossimo futuro per realizzare un cambio di rotta circa la natalità?

Accanto al sostegno economico con l’assegno unico universale, il Family act prevede: l’investimento in educazione (quindi sostegno alle spese educative) e la garanzia che in tutti i territori ci siano servizi educativi di qualità, adeguati, a partire dagli asili nido; la riforma dei congedi parentali, paritari tra le donne e gli uomini, estesi a tutte le categorie di lavoratrici e lavoratori; un investimento significativo nel lavoro femminile, nell’imprenditoria femminile, ma anche nella maternità e nella possibilità di conciliare la maternità e la carriera lavorativa; investimento sulla formazione anche universitaria dei giovani e sull’inizio di attività lavorative, ma anche – per es. – sull’abitazione, a partire dal piano di accesso agevolato ai mutui, messo in atto a settembre.

Comeo ministra delle pari opportunità, come vede il rapporto donna e lavoro?

In Italia il numero di donne che lavorano è troppo basso, uno dei più bassi in Europa. L’esperienza femminile deve invece diventare protagonista nel mondo del lavoro: non è solo un tema di giustizia nei confronti delle donne, ma una strategia di sviluppo per tutta la comunità. L’aumento del lavoro femminile, in quantità e qualità, porterà ad un aumento del Pil, ma anche ad un aumento della qualità e del benessere complessivo del Paese. Rispetto al tema della scelta di avere figli, una donna deve essere libera di poter scegliere insieme il lavoro e la maternità, mentre nel nostro Paese abbiamo messo in alternativa le due scelte: questo ha portato all’effetto negativo di avere poche donne che lavorano e poche donne che hanno figli.