Domenica 6 giugno, commento di don Renato De Zan

Corpus domini: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna”

06.06.2021 Corpus Domini

 

Mc 14,12-16.22-26

12 Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». 13 Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. 14 Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. 15 Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». 16 I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua .22 Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». 23 Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. 24 E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. 25 In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio». 26 Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

 

 

Tematica liturgico-biblica

1. Nei primi tre secoli del secondo millennio sono accaduti alcuni fatti interessanti attorno al mistero dell’Eucaristia. Il primo riguarda la teologia e la fede. Dopo la polemica con Lanfranco di Canterbury, che lo denunciò come eretico e dopo la condanna di alcuni concili locali (Vercelli, Parigi, Poitiers, Saint Maixeut) Berengario ritrattò le sue tesi (pane e vino sono solo simboli) a Tours nel 1055, a Roma nel 1058-1059 e finalmente sottoscrisse un atto di fede nell’Eucaristia al concilio del Laterano (1078) e al concilio di Bordeaux (1080). Il secondo riguarda la mistica. Nel 1263, a Bolsena, il dubbioso sacerdote Pietro da Praga, durante la celebrazione della Messa, si trovò tra le mani un’ostia sanguinante (1263). Qualcosa del genere potrebbe essere accaduto a Gruaro nel 1294. Il terzo riguarda ancora la mistica. L’arcidiacono Jakob Pantaleon, confessore della mistica agostiniana Giuliana di Liegi, devotissima all’Eucaristia con la pratica dell’adorazione, divenne papa nel 1264 con il nome di Urbano IV che istituì la festa del “Corpus Domini”, per tutta la Chiesa, l’11 agosto 1264 con la bolla “Transiturus de hoc

mundo”.

2. Oggi, con la riforma liturgica del Vaticano II, la celebrazione viene fatta tenendo presente tre angolature diverse del Mistero. Nell’anno A il tema biblico-liturgico dell’Eucaristia celebrata è “la Parola di Dio (diventata carne) che dà vita”. Nell’anno C il tema biblico-liturgico assume una caratteristica un po’ più statica: l’Eucarestia come “Pane che è Cristo” (assunto come vero cibo e vera bevanda e annunciato fino al suo ritorno). Nell’anno B, il nostro, invece, viene sottolineato il tema dell’Eucarestia come “Liturgia dell’Alleanza”: il Lezionario, infatti, affianca a Mc 14,12-16.22-26 (ultima cena e istituzione dell’Eucaristia), il testo di Es 24,3-8 (stipula dell’alleanza sinaitica) e di Eb 9,11-15 (Gesù,

“mediatore di un’alleanza nuova”).

3. Per molti cristiani dire Eucaristia significa dire solo presenza reale di Gesù. Ed è già molto. L’Eucaristia, però, è anche molto di più della presenza reale. I formulari biblici della Messa, infatti, aiutano i credenti a entrare con atteggiamento adorante, ma anche con sapienza e partecipazione alla celebrazione di tutto il Mistero di Cristo. Nell’Eucaristia sono presenti l’Incarnazione, la Passione-Morte e la Resurrezione di Gesù.

 

Dimensione letteraria

1. Il testo evangelico è eclogadico, scelto. Del testo originale di Mc 14,12-26 sono stati soppressi i versetti che narrano lo smascheramento di Giuda e del suo tradimento (Mc 14,17-21). Per rendere scorrevole la lettura, il Lezionario sopprime anche la congiunzione “e” all’inizio del v. 22. Il testo che ne

risulta è totalmente concentrato sull’ultima cena come contesto Pasquale dell’eucaristia.

2. C’è una seconda annotazione da fare. In Mc 14,22-25 sono custodite le parole di Gesù sul pane e sul vino secondo la formula tipica della Chiesa di Gerusalemme (Matteo e Marco), leggermente diverse dalle parole della Chiesa di Antiochia (Paolo, Luca). Ciò che interessa in questo caso è notare la composizione del testo di Marco. Nel racconto primitivo (Ur-Markus) si narravano solo i gesti dell’eucaristia (“E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti”). A questo testo primitivo l’evangelista ha voluto giustamente aggiungere le parole sul pane e sul vino. Mentre le prime danno un buon risultato narrativo, le seconde

sono meno felici perché sembra che il vino sia “consacrato” nello stomaco dei discepoli.

3. Il testo biblico-liturgico del vangelo, data la sua fisionomia di testo eclogadico, può essere diviso in due unità distinte: la preparazione della cena (vv. 12-16) e la cena stessa (vv. 22-26).

 

Riflessione biblico- liturgica

1. La Colletta propria riassume i temi principali della celebrazione. Il sacrificio eucaristico è il sacrificio della nuova alleanza. Nell’Eucaristia, che è la cena dell’Agnello, l’assemblea pregusta la Pasqua eterna.