Sei ragazzi portati via dal virus, esperienza devastante per tutti

All’Anffas di Pordenone

“E’ stata un’esperienza devastante”. Così il dott. Marco De Palma, direttore della struttura Anffas che si prende cura di persone con gravi disabilità intellettive e relazionali, tratteggia in sintesi gli eventi drammatici del tempo di pandemia: hanno segnato con angosciante intensità la vita degli ospiti e degli operatori lasciando una scia molto pesante di profondo dolore.

Da marzo a novembre dello scorso anno, erano state messe in campo tutte le restrizioni possibili con la convinzione che soprattutto la totale chiusura rispetto all’esterno consentisse una adeguata protezione. Si sperava pure che anche le mascherine potessero fare la loro parte, purtroppo poi si è scoperto che appartenevano al lotto in seguito sequestrato.

Rapidamente si è registrata una grave escalation nella diffusione del virus che ha infettato l’ottanta per cento degli ospiti e il sessanta per cento del personale, compreso il direttore stesso. L’amara scoperta del contagio si è verificata in seguito al ricovero in ospedale di un assistito che si è rivelato positivo.

In breve tempo la situazione si è fatta disastrosa e incontrollabile. Tutta la struttura è diventata Covid. Le peculiari esigenze degli ospiti impongono il contatto fisico, pertanto tutti gli operatori hanno dovuto bardarsi come palombari, ma nonostante le attenzioni espresse al massimo con la costante e scrupolosa attenzione alle norme concordate con l’Azienda sanitaria, il contagio ha continuato a diffondersi. La situazione si è fatta pesantissima. La fragilità generale degli ospiti si è manifestata al massimo della drammaticità. Tra i sette ricoverati in ospedale, uno solo è ritornato. Gli altri non ci sono più. Il dolore per la perdita di questi ragazzi è ancora una ferita aperta: “Abbiamo perso sei figli. Tutti ci sentiamo profondamente colpiti e provati. E’ stata un’esperienza durissima che ha provocato un grande dolore”. La tragedia è racchiusa in queste parole del direttore che racconta la sofferenza degli operatori condivisa con le famiglie dei ragazzi che mancano all’appello.

Ora si mantengono alte al massimo attenzioni e precauzioni, tuttavia si spera che il vaccino, praticato a tutti, possa consentire progressivamente la produzione di adeguati anticorpi in modo da riprendere gradualmente una vita sempre più vicina alla normalità. Si desidera molto poter uscire in giardino a far respirare ritemprante aria nuova ai 24 ospiti diurni e ai 43 residenziali.