Il comparto industriale è ripartito: preoccupano commercio, terziario, turismo, ristorazione”

Parla il segretario CISL Pordenone, Cristiano Pizzo

 

Lo scorso anno speravamo fosse l’ultimo 1° maggio vissuto in condizioni particolari con anche l’annullamento della tradizionale manifestazione sindacale. Purtroppo un anno dopo dobbiamo rilevare che è cambiato poi molto. Speriamo davvero che le cose possano migliorare da qui in avanti”. Esordisce così Cristiano Pizzo, segretario provinciale della Cisl Pordenone prima di offrire il punto di vista del sindacato sulla situazione economica ed occupazionale nel territorio del Friuli Occidentale, ad oltre un anno dallo scoppio della pandemia.

“L’analisi – spiega – va fatta per settori. Il comparto industriale è riuscito a ripartire abbastanza in fretta. Pur con alti e bassi, specie la manifattura, è un settore che ha lavorato e che ha tenuto abbastanza bene”.

A preoccupare sono soprattutto il commercio, il terziario, il turismo, la ristorazione, ma anche settori specifici come quello afferente all’abbigliamento. “Questi sono sicuramente gli ambiti che hanno sofferto – continua Pizzo – e continuano a soffrire ancor oggi. Agricoltura ed alimentare invece hanno tutto sommato tenuto bene”.

Ristorazione e turismo destano timori anche in prospettiva futura. L’imminenza della stagione estiva porta con sé sia speranza che preoccupazioni. “Lo scorso anno in estate c’era stata una discreta ripresa – spiega Pizzo – ma eravamo stati fermi poco. Ora è un anno e mezzo che la situazione di difficoltà si protrae. I ristori sono stati inadeguati e i lavoratori hanno finito per pagare un prezzo davvero alto. Ne sono prova i numeri record relativi alla cassa integrazione”.

La speranza è ora rivolta alla campagna vaccinale, perché solo attraverso i vaccini si può sperare di tornare a una situazione di normalità, come peraltro già dimostrato in paesi come il Regno Unito e Israele.

“Il 30 giugno scade il blocco dei licenziamenti – continua il segretario provinciale della Cisl -. Riteniamo che questo limite vada assolutamente spostato in avanti. Almeno fino a fine anno, se non fino a quando non cesserà l’emergenza. Mi auguro che il Presidente Draghi abbia il giusto coraggio”.

Pizzo spiega che se non vi fosse stato il blocco dei licenziamenti anche in Friuli Occidentale avremmo assistito a una vera e propria ecatombe. Ma se il blocco non fosse prorogato, la situazione resterebbe drammatica. “Credo – dice Pizzo – che a rischio in Friuli Occidentale ci siano 5000 posti di lavoro. Se invece si riuscisse a traguardare l’anno e, complice la campagna vaccinale, l’economia dovesse ripartire, i numeri potrebbero essere senz’altro migliori”.

Attenzione quindi sui vaccini. Proprio a Pordenone è stato siglato, già il 17 marzo scorso e quindi in anticipo rispetto al nazionale, un protocollo che prevede la vaccinazione di massa da farsi direttamente in azienda. “A Pordenone siamo storicamente abituati ad anticipare gli accordi nazionali – dice Pizzo -, questo anche i rapporti molto buoni, franche e leali che qui abbiamo con le categorie, in particolar modo con Confindustria”.

“Lo scorso anno abbiamo trovato accordi sui protocolli covid per far ripartire velocemente il lavoro – conclude Pizzo -. Una forma di partecipazione dei lavoratori alla vita aziendale che dimostra come il nostro territorio sia avanti nelle relazioni sindacali e industriali. Ora siamo pronti a far partire i vaccini. Noi e Confindustria ci siamo, ora speriamo ci siano anche i vaccini.