Fatica da pandemia, conseguenze sulla quotidianità

Importante aiutare le persone a dare un senso alle circostanze

Da qualche mese a questa parte, tra le tante nuove espressioni che oramai ci risultano quasi familiari, si è affacciata quella della “pandemic fatigue”.Con questi termini si vogliono intendere diversi aspetti che credo meritino attenzione sia da parte di ogni singola persona che dalle istituzioni politiche e sanitarie.Si può definire la “pandemic fatigue” come un insieme di demotivazione e di fatica nel seguire i comportamenti protettivi necessari per fronteggiare l’emergenza sanitaria. Essa sembra emergere gradualmente nel corso del processo pandemico, coinvolgendo emozioni, esperienze e percezioni delle persone e dei sistemi relazionali e sociali entro cui sono inserite.Questo stato psicofisico complesso identifica una stanchezza conseguente al perdurare di condizioni di vita atipiche e straordinarie.Tale condizione porta con sé alcune conseguenze che stiamo osservando nella nostra quotidianità e nei rapporti con le persone con le quali ci capita di confrontarci e di sentire. Una di queste è la dispercezione del pericolo: il perdurare delle misure di restrizione può generare un’errata percezione di decrescita della diffusione del virus e quindi di minor pericolosità della situazione. Per alcuni ciò può portare ad abbassare la guardia rispetto alla protezione di se stessi e del contesto in cui sono inseriti.Un altro fattore interessante è il senso di perdita di autoefficacia che può tradursi in una sensazione di perdita di controllo nell’ambito della propria vita, nel lavoro, in famiglia.Difronte a fenomeni così complessi è importante che si pensi che stiamo vivendo aspetti fisiologici e normali in un momento come questo e che ciò di cui c’è assoluto bisogno è avere un atteggiamento di comprensione e coinvolgimento: aiutare le persone a dare un senso alle circostanze, a comprendere ciò che accade e cosa mina la loro motivazione favorisce la creazione di un senso di fiducia, efficacia e resistenza.