Portogruaro
Ex Perfosfati, capannoni: consolidamento statico entro il 28 aprile
Lo stabile non può ancora essere utilizzato perché mancante dell’adeguamento e la certificazione antisismica
Quale uso futuro per il restaurato capannone della ex Perfosfati? La domanda si ripropone ancora una volta dopo i recenti approfondimenti in Consiglio comunale a Portogruaro, prima in commissione consiliare il 25 marzo e poi in seduta plenaria il successivo 29. Sono emerse più ipotesi, bisognose di approfondimenti e soprattutto di nuovi finanziamenti, che le rendano attuabili. Il tema del restauro del capannone è stato proposto da un’interrogazione presentata dai consiglieri del gruppo di minoranza “Civici e Democratici”, cui ha risposto il sindaco Florio Favero.: «Il restauro, il risanamento conservativo ed il consolidamento statico dei capannoni dell’ex Perfosfati dovrebbe concludersi il 28 aprile prossimo» ha ricordato il primo cittadino. L’impresa AhRCOS di Bologna, esecutrice dei lavori, lo scorso 23 marzo ha presentato una domanda per una piccola proroga, motivata dalla pandemia, che il Responsabile Unico del Procedimento sta ancora valutando. Sarà comunque una questione di breve periodo.
L’intervento effettivo di recupero, riqualificazione e bonifica era iniziato il 29 aprile 2020. Fu voluto dall’Amministrazione comunale guidata nel precedente mandato dall’allora sindaco, Maria Teresa Senatore, e venne reso possibile dal finanziamento collegato al Bando Periferie del Governo nazionale.
«Le opere eseguite sono previste dal contratto d’appalto di 2 milioni e 606 mila euro – ha spiegato ai consiglieri il sindaco Favero -. Riguardano le demolizioni interne e lo smaltimento dei relativi materiali, la ripassatura del tetto, l’idrolavaggio delle superfici, la rimozione del calcestruzzo ammalorato, il trattamento dei ferri di armatura, la ricostruzione volumetrica, i trattamenti inibitori della corrosione, nonché la diaframmatura ed il capping per contenere le ceneri di pirite».
La bonifica dovrebbe risultare cosi completata per intero. Gli interventi di restauro eseguiti consentono la conservazione del capanone, che però non può ancora essere utilizzato perché mancante dell’adeguamento e la certificazione antisismica, necessari in caso di presenza di pubblico. Il restauro è solo propedeutico alla “rifunzionalizzazione dell’immobile.
Il recupero ha interessato i due paraboloidi della costruzione centrale, realizzata nel 1947/49 su progetto dell’ingegner Giulio Ceruti, che sostituì le strutture precedenti realizzate agli inizi del Novecento per la prima produzione di concimi chimici. L’architettura innovativa si componeva di due navate contigue, lunghe rispettivamente 90 e 70 metri, con una larghezza complessiva di 70. Le arcate avevano un’altezza massima di 28 metri. La struttura portante del capannone si componeva di file parallele di agili elementi ad arco in cemento armato, prefabbricati a terra, e montati in opera a comporre un disegno avveniristico, con un unico grande volume di circa 85 mila metri cubi utili ed una superficie coperta di circa 6.150 metri quadrati. Le dimensioni degli spazi architettonici ora recuperati sono veramente ragguardevoli, equivalendo ad una piazza coperta, aperta sul lato orientale.