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Superbonus: è una super opportunità ma i requisiti per avere il credito sono ferrei
Prolungato fino a giugno 2022
Una delle misure del Decreto Rilancio che ha destato maggiore interesse è stata sicuramente quella relativa al cosiddetto Superbonus. Una misura pensata quale volano per l’economia, per rilanciare l’edilizia e il suo ampio indotto; ma ideata anche strizzando l’occhio alla sostenibilità ambientale, incentivando il recupero degli immobili esistenti promuovendone un efficientamento energetico.
I benefici possono infatti essere richiesti esclusivamente per abitazioni o condomini già esistenti.
La misura consiste nel riconoscere una detrazione fiscale pari al 110% delle spese sostenute per interventi di isolamento termico, sostituzione degli impianti di climatizzazione e per interventi di riduzione del rischio sismico effettuati tra il 1° luglio 2020 e il 30 giugno 2022
Rispetto agli incentivi del passato, vanno subito evidenziate due significative novità. Il vantaggio fiscale è stato elevato al 110% e può essere recuperato in 5 anni. Fino ad oggi il bonus ristrutturazioni era del 50%, l’ecobonus del 65%, il bonus facciate del 90%, ma in tutti i casi la detrazione andava recuperata in 10 anni.
Lo Stato è quindi pronto a garantire, sotto forma di risparmio fiscale, non solo l’intero ammontare di quanto speso, ma anche un 10% in più, dando quindi – almeno in teoria – la possibilità di intervenire a costo zero e pure di guadagnarci qualcosa.
Un’occasione da non perdere dunque. Ma come sempre è bene non farsi prendere dai facili entusiasmi e prima di gioire è opportuno entrare nello specifico e fare le dovute valutazioni.
REQUISITI D’ACCESSO Per accedere ai benefici del superbonus, lo Stato fissa alcune regole. E’ pronto a riconoscere un beneficio notevole a patto che gli interventi realizzati determino un miglioramento dell’ambiente e quindi a vantaggio di tutti. Concretamente lo Stato è disponibile a spesare gli interventi – tra quelli previsti ed ammessi – che garantiscano un miglioramento di due classi energetiche per l’edificio.
Lo Stato distingue tra interventi trainanti ed interventi trainati.
Occorre vi sia sempre almeno un trainante: un intervento d’isolamento termico (cappotto o coibentazione del tetto) oppure la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale.
Accanto ai trainanti, per raggiungere il doppio salto di classe energetica, possono affiancarsi i trainati: lavori di riqualificazione energetica, infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici, installazione di impianti fotovoltaici e di sistemi di accumulo, interventi di domotica.
Una volta terminati i lavori, pagate le fatture e certificato l’efficientamento energetico dell’edificio di almeno due classi, si può ottenere il superbonus.
EROGAZIONE DEL SUPERBONUS
La strada normale resta quella già praticata per i vecchi bonus ristrutturazioni: prima si paga e poi si ottiene la restituzione del pagato (in questo caso maggiorato del 10%) in cinque rate annuali attraverso detrazioni fiscali.
Lo Stato quindi non ci darà dei soldi, ma rinuncerà a chiederci quelli che gli dovremmo con le tasse.
S’intuisce che la previsione di poter riavere i soldi indietro in 5 anni anziché in 10, che in prima battuta può sembrare un indubbio vantaggio, rischia di rivelarsi un boomerang.
Occorre infatti avere una capienza fiscale adeguata.
Se ho fatto lavori per 100.000 euro, lo Stato è pronto a riconoscermi uno sconto di 110.000 euro sulle tasse nei prossimi 5 anni. Ma quanti sono nelle condizioni di dover pagare 110.000 euro di tasse nei prossimi 5 anni forse sono persone che, tutto sommato, non avrebbero bisogno di questi incentivi per fare certi lavori. Il superbonus rischia di risultare una opportunità per pochi. Chi sta bene, può star meglio…
Quanto meno, nella previsione dei 10 anni, la capienza fiscale annua richiesta era inferiore e forse la platea di quanti potevano utilmente fruirne poteva essere più ampia.
PERCORSI ALTERNATIVI Niente paura però, non tutto è perduto. Lo Stato ha previsto altre due possibilità: lo sconto in fattura e la cessione del credito.
Lo sconto in fattura consiste nel cedere il proprio 110% alla ditta che fa i lavori. In questo caso il vantaggio è di non dover pagare nulla. Si rinuncia al 10% di guadagno, ma si fanno i lavori a costo zero. La ditta – da parte sua – non introiterà nulla dal cliente, ma pagherà meno tasse allo Stato, ottimizzando un risparmio fiscale superiore.
Anche in questo caso bisogna però fare i conti con la realtà: quante sono le aziende che hanno una capacità fiscale adeguata per concedere lo sconto?
Resta l’ipotesi della cessione del credito a soggetti terzi, tipicamente le banche.
Anche in questo caso il vantaggio è quello di poter fare i lavori senza doverli pagare, lasciando il credito fiscale, compresa la maggiorazione del 10%, alla banca.
Purtroppo non è tutto oro quello che luccica. La banca è in genere disponibile ad acquistare il credito del 110 pagandolo 102. La banca concede quindi al cliente un prestito ponte al cliente perché possa pagare i lavori. Per concedere il prestito però – al pari di un mutuo – la banca chiede delle garanzie perché, nell’ipotesi in cui qualcosa dovesse andare storto e l’Agenzia delle Entrate alla fine non dovesse riconoscere il credito, la banca vuole riavere indietro i soldi prestati al cliente per pagare i lavori fatti.
Occorre quindi essere nelle condizioni di farsi prestare i soldi. Ovviamente il prestito ponte comporta dei costi che sono, generalmente, pari a quel 2% residuo.
Senz’altro la cessione del credito alla banca sembra essere l’unica strada realmente percorribile per poter fruire del superbonus, ma come visto anche questa non è esente da ostacoli.
ALTRE CRITICITÀ A pesare è soprattutto una certa aleatorietà che sembra caratterizzare queste operazioni. Perché nonostante tutte le certificazioni richieste ad ogni passaggio, fino all’ultimo l’Agenzia delle Entrate potrebbe eccepire qualche incongruenza e quindi rifiutare di riconoscere il credito.
Non solo, l’Agenzia delle Entrate si riserva infatti di effettuare controlli anche negli 8 anni successivi l’erogazione del superbonus. Essendo una materia complessa e soprattutto nuova, ragione per cui tutti i soggetti si trovano a districarsi in terreni inesplorati, il rischio di incorrere in qualche errore non può essere escluso.
Sarebbe stato più proficuo forse se lo Stato avesse previsto una verifica unica e definitiva pre erogazione. Con in mano la certificazione che quel tipo di interventi davano diritto a un credito certo, anche per le banche l’erogazione del prestito sarebbe stata più semplice.