Speciali
Vaccini al fotofinish: in arrivo milioni di dosi
L’unica via alla speranza di normalità
La pandemia Covid-19 dilaga sempre di più a livello planetario con quasi novanta milioni di contagi, di cui ventidue negli USA, quasi tre nel Regno Unito e in Francia e circa due in Italia, Spagna e Germania.
Con la drammatica conseguenza d’aver causato oltre 1.9 milioni di morti, seicentomila nella sola Europa. Sembra che il cielo abbia assunto, ormai, una sfumatura smorta con pennellate di nubi sempre più scure. Anche se, da qualche tempo, l’industria del farmaco sta sfornando milioni di dosi di vaccini da distribuire nel mondo: capocchie di spillo di speranza che promettono un cielo sempre più rosa.
L’impegnativa maratona sponsorizzata dall’OMS, un programma audace senza precedenti, è iniziata mesi fa.
Al via c’erano ben 231 candidati impegnati a superare le tre fasi di sperimentazione precedenti l’autorizzazione all’immissione in commercio.
Oggi, per quanto riguarda l’unione europea, vi sono sei case farmaceutiche che hanno sottoscritto accordi per la distribuzione di vaccini anti-Covid. Si tratta di Pfizer-Biontech (27 milioni di dosi prenotate) e Moderna (10.7): ambedue hanno ottenuto l’approvazione da parte dell’Ema (agenzia europea del farmaco) e della FDA statunitense. Le altre sonoAstra-Zeneca (40 milioni) il cui siero è già in uso nel Regno Unito per una vaccinazione di massa, il gruppo Johnson & Johnson (54 milioni), la tedesca CureVac (30) e la Sanofi-Gsk (40).
I primi due utilizzano l’mRNA (messaggero) prodotto in laboratorio mediante trascrizione in vitro dal corrispondente DNA stampo. Questo mRNA è posto in nanoparticelle lipidiche inserite all’interno delle cellule umane in una forma incapace a replicarsi e a infettare. L’informazione genetica, quindi, provoca la sintesi della proteina S (spike), responsabile dell’ancoraggio del virus nelle cellule. Ne consegue l’attivazione del nostro sistema immunitario con conseguente adeguata risposta anticorpale e cellulo-mediata, mediante attivazione di macrofagi, cellule natural killer e linfociti T.
Invece il vaccino Astra-Zeneca è meno rivoluzionario poiché utilizza un adenovirus inattivato, quello del raffreddore, usato come vettore per entrare nelle cellule. Possiede la sequenza genetica della proteina spike come i due precedenti. Gli adenovirus sono usati da decenni proprio per la realizzazione di vaccini. A oggi, però, i due vaccini di AstraZeneca e di Johnson & Johnson, ancora non hanno l’autorizzazione dell’Ema, che richiede ulteriori studi e prove per dare il via libera alla loro distribuzione nell’unione europea.
Sembra che in Italia dovrebbero arrivare 8.7 milioni di dosi del vaccino Pfizer entro marzo e altre otto nel secondo trimestre. Quello di Moderna dovrebbe garantire 1.3 milioni di dosi entro marzo e altre 4.7 nel secondo trimestre. Intanto, in questi giorni, è già distribuito ai familiari della base di Aviano. Ambedue i vaccini autorizzati vanno somministrati in due dosi a soggetti che abbiano almeno 16 anni, il primo o 18, il secondo. Il quale ha il vantaggio di restare stabile per un mese in frigorifero a differenza del primo che va conservato a meno 80°.
Il calendario vaccinale prevede, entro marzo, la somministrazione a operatori sanitari, residenze per anziani e over 80 anni. Entro giugno: over 60, personale scolastico e affetti da patologie rilevanti. Seguirà una terza e quarta fase entro dicembre.
Secondo il commissario Arcuri dovremmo raggiungere quasi sei milioni di vaccinati entro marzo, 13.7 ad aprile e 21.5 entro maggio. Promesso.
In attesa coltiviamo una minuscola speranziella che il nostro malandato pianeta ritorni a colorarsi di rosa. Con una bella, sgargiante, livrea da fenicotteri.