Pordenone
Nove pietred’Inciampo per la Giornata della memoria
Si comincia dal capoluogo, mercoledì 20 gennaio, con le pietre presso l'Ospedale Santa Maria degli Angeli per ricordare Bruno Barzotto e Anto Zilli, tirocinanti in medicina...
Nonostante l’attuale situazione che sta ancora vivendo il nostro Paese anche quest’anno a Pordenone, come nel resto dell’Italia, il 27 gennaio sarà celebrata la Giornata della Memoria, istituita per commemorare le vittime dell’Olocausto.Le pietre d’inciampo, dedicate a cittadini che sono stati deportati nei campi di concentramento o uccisi durante l’occupazione nazifascista, saranno posizione per il secondo anno consecutivo grazie a un’iniziativa degli studenti del liceo pordenonese “Leopardi Majorana”.Nove pietre d’inciampo a Pordenone e in alcuni paesi della Pedemontana che hanno dato un proprio contributo economico.Saranno così ricordati:Bruno Barzotto e Anto Zilli, tirocinanti in medicina con pietre d’inciampo presso l’azienda Ospedaliera “Santa Maria degli Angeli” a Pordenone con la scritta “Qui lavoravano”. Cerimonia mercoledì 20 gennaio ore 14.30.Bruno Barzotto, figlio di Francesco, nato a Pasiano dove il padre era segretario comunale, studente dell’ultimo anno di medicina a Padova entrò nella resistenza. Da tirocinante all’Ospedale di Pordenone curò e assistette molti partigiani. Ne nascose uno in camerata. Una denuncia ne provocò l’arresto e la conseguente tortura. Il padre Francesco antifascista tentò di salvarlo dalla deportazione alla quale poi entrambe furono sottoposti. Bruno fu a Dachau. Il padre a Flossenburg dove morì. Bruno ritornò da Dachau, ammalato di tubercolosi, sopravvisse fino al 18 settembre 1947.All’alba del 23 dicembre 1944, a seguito di un attacco da parte di partigiani a danno di tre automezzi tedeschi, si abbatteva sulla località di Giais un violento rastrellamento. Vennero prelevati dalla propria abitazione diversi uomini, tra questi c’era Anto Zilli, studente di medicina e partigiano osovano, freddato a colpi di arma da fuoco.Famiglia Zaghet, cinque persone barbaramente bruciate vive per rappresaglia – Eugenio ed Ermenegildo Zaghet, Caterina Polo, Dosolina Manfè, Enzo Carioti. Cerimonia a Longon di Caneva 21 gennaio ore 15.Il 24 aprile 1945 vennero rinvenuti nei pressi del Palù di Caneva i cadaveri di due soldati tedeschi e per questo un reparto nazista a scopo di rappresaglia si abbatteva sull’unica abitazione del circondario. Dosolina Manfè intimò al marito Mario Zaghet di abbandonare l’abitazione, in quanto unico uomo adulto, confidando nel fatto che i nazisti non avrebbero fatto del male a lei, al figlio Ermenegildo di 8 mesi, al nipotino Enzo Carioti di 18 mesi e agli anziani suoceri Caterina Polo e Eugenio Zaghet. Il reparto, giunto a destinazione, colpì l’abitazione con bombe a mano e raffiche di mitra, uccidendo e ferendo gravemente le persone che si trovavano all’interno. Poi incendiarono la casa. Vedendo il fuoco da lontano, Mario decise di accorrere, trovando agonizzanti sia la moglie che il figlio, i quali morirono pochi minuti dopo. Giunse anche Norma Zaghet, madre di Enzo Carioti, che, oltre a raccogliere il cadavere del figlio, assistette agli ultimi istanti di vita della cognata e del nipotino. Giovanna Bacharach, deportata perché ebrea. Cerimonia a Coltura di Polcenigo 23 gennaio ore 10. Fu complessa la sua vita di ebrea, proveniente da Venezia. Si stabilì a Coltura di Polenigo; fece del bene, tentò di farsi cattolica per evitare la deportazione. Morì in campo di sterminio.Angelo Sanson, morto di stenti a 20 anni a Buchenwald. Cerimonia a Budoia 23 gennaio ore 15.