Andreis: “Io sindaco del paese dei “DALZ “

La testimonianza di Fabrizio Prevarin

 

Sono diventato sindaco di Andreis in settembre del 2020, dopo un commissariamento di 18 mesi gli andreani hanno riavuto il loro primo cittadino.

Qua su nelle montagne la vita può sembrare più difficoltosa anche se a dire il vero le difficoltà vengono abbondantemente ripagate dalla dolce visione che impressiona chi, dopo 4 km di buio, sbuca in un territorio che non ha nulla di simile da ciò che si trova dalla parte opposta della lunga galleria venendo da Montereale Valcellina.

Qui si apre un paesaggio tipicamente montano con le prime vette delle Dolomiti Friulane, il maestoso Raut con i suoi 2.027 mt.di altezza da una parte e dall’altra le maestose cime del Col Nudo che supera abbondantemente il monte di Andreis con i suoi 2472 mt.

Cime splendide in questa stagione, bianche di neve, ce ne sarà oltre 2 metri, perché la bianca coltre quest’anno (ahimè proprio quest’anno) è caduta generosa ad imbiancare non solo le cime ma anche i paesi ai loro piedi.

Di neve in questo fine 2020 – primi 2021 ne è caduta molta anche in Andreis, per più volte i fiocchi hanno ricoperto tutto di un bianco candido e di neve al suolo se ne è misurata 100cm. almeno.

Tutte le persone in grado di maneggiare un badile si sono messe di buona lena a spalare la bianca, questo non accadeva da alcuni anni, tanta era la neve che per pulire bene le strette vie sono corse in aiuto le squadre della Protezione Civile di Montereale Valcellina e di Vajont.

Una ventina di volontari che armati di pesanti indumenti e stivali sono venuti in soccorso dei “fratelli della montagna” una solidarietà di altri tempi, pala in mano, sorriso sulle labbra e ogni tanto una piccola pausa per sorseggiare un buon bicchiere di te caldo.

Purtroppo il confinamento non ci ha permesso di contraccambiare questo gesto di spontanea solidarietà come ben si conviene, solo un panino in piedi e via a spalar un’altra strada, a liberare il passaggio di un’altra casa abitata da una persona anziana, a liberare la terrazza di una famiglia, a far posto per la deposizione della borsa della spesa per una famiglia chiusa in casa per la pandemia.

Sono state diverse le persone, intere famiglie colpite dal Covid anche nel nostro comune, nessuna di loro però ha sofferto la solitudine, la solidarietà diventa quasi una gara e l’affetto degli Andreani è stato encomiabile con in testa il drappello della nostra “Protezione Civile ” sempre attenta ai bisogni e disponibile a tutte le ore del giorno.

Oggi a causa della pandemia sono ancora molte le persone costrette in casa, alcune anche in ospedale, ma nessuna dimenticata e nel segreto di ogni cuore certamente ricordata. L’occasione per ricordare chi sta combattendo il virus nel breve incontro nella piazza o lungo la stradina quando ci si incrocia per riempire il cesto con la legna per ravvivare la stufa a casa.

La medicina migliore siamo certi sia questa, solidarietà e vicinanza con chi è nella prova, ma di questo non ho nulla da insegnare ai coraggiosi Andreani, gente tosta attaccata alle proprie tradizioni, rispettosa come non mai delle persone anziane, tante sono quelle di oltre 80 anni e pochi giorni fa ci ha lasciato nonna Amelia l’ultima di 79 Andreani nati nel lontano 1920 e sepolta con la devota partecipazione di gran parte dei paesani nel bianco cimitero di Andreis.

Un numero di nascite impressionante in quegli anni dove senz’altro la miseria pestava duro ed era difficile sfamarsi di quel poco che poteva offrire un territorio montano, eppure 79 nati in un anno, un’enormità se si considera che nel 2020 ad Andreis non abbiamo avuto nessun nato, segno dei tempi e primato negativo che purtroppo condividiamo con molti altri paesini di montagna.

Però possiamo andare orgogliosi di ben 23 persone immigrate, questo a significare che il fascino di un paesino, quasi fiabesco, come Andreis conserva ancora un suo fascino ed è ancora in grado di attirare a sé coppie di giovani che decidono di abitare questo borgo dal fascino antico.

In 100 anni Andreis ha perso circa 1.200 dei suoi abitanti, lo spopolamento diventa a mio avviso un concreto pericolo di abbandono di paesi con una storia millenaria come lo è quella di Andreis (Andreis viene citata per la prima volta in un documento del 996, con cui Ottone III del Sacro Romano Impero confermava al Vescovo di Concordia Benno diritti su varie località tra le quali appunto anche il territorio di Andreis ).

Non possiamo permetterci di perdere ” pezzi della nostra storia ” non possiamo permettere che la storia cancelli la cultura di popoli millenari senza per essi combattere per lo loro salvaguardia.

Il mondo moderno e la secolarizzazione giocano duri contro i piccoli paesi, che spesso si trovano abbandonati e dimenticati e privati a volte della propria dignità, basti pensare al poco interesse che rappresentano per le grosse multinazionali, ad Andreis abbiamo difficoltà per linee telefoniche stabili, solo questo crea inevitabilmente disuguaglianze sociali se si pensa al gap che hanno i nostri giovani nei confronti di chi vive in centri più grossi o addirittura nelle città, se si considera che in questa delicata fase pandemica il telefono sia l’unico strumento per portare una voce di speranza, per collegare un figlio alla madre anziana, un parente ad un altro.

La montagna, i piccoli borghi montani continueranno ad esistere, perché nelle persone che incontro in paese, anche se  giovani, riscopro ancora il piacere di un ricordo, la tenacia di chi non vuole andarsene ma rimane oggi più che mai attaccato a questo splendido spicchio delle nostre montagne.

La Valcellina tutta come le altre valli che ci circondano rappresentano una vera risorsa anche per la pianura, qui in Andreis ci preoccupiamo della salvaguardia del territorio e ci premuriamo ogni giorno di lasciare questo mondo un pò migliore di come lo abbiamo trovato noi.