Commento al Vangelo
6 gennaio, Epifania, commento di don Renato De Zan
Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei: questo a Betlemme andavano chiedendo i Magi venuti da Oriente
Mt 2, 1-12
Tematica liturgica
Filone d’Alessandria conosceva dei Magi scienziati. Clemente d’Alessandria ipotizzava che fossero originari della Persia, Giustino dall’Arabia. La tradizione popolare li chiama Melchiorre, Gaspare e Baldassarre e li vuole sepolti a Colonia, in Germania. Il vangelo dice semplicemente: “Alcuni Magi vennero da oriente” (Mt 2,1). Potevano essere tre, ma anche di più. Non si conosce il loro nome. Forse avevano buone conoscenze astronomiche (“Abbiamo visto sorgere la sua stella”). La “stella” era probabilmente la congiunzione di Giove e Saturno, associata al passaggio vicinissimo di Marte, avvenuta tra il 7 e il 6 a.C. (cf la tavola di Berlino e l’almanacco astrale di Sippar). Sappiamo che Gesù nacque verso il 6 a.C e che i magi giunsero circa due anni dopo, nel 4 a.C. (cf Mt 2,16: “Mandò a uccidere tutti i bambini…che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi”). Sappiamo anche che Erode morì dopo una eclisse di luna, prima della Pasqua ebraica (= notte tra il 12 e il 13 Marzo del 4 a.C. o 750 dalla fondazione di Roma). I Magi, dunque, giungono alla vigilia della morte di Erode. Giuseppe Flavio ci avverte che gli ultimi tempi prima della morte, Erode manifesto una crudeltà inimmaginabile, facendo uccider figli, mogli, nobili e quant’altri sospettava volessero usurpargli il trono. In questo quadro si inquadra la strage dei bimbi di Betlemme.
La Liturgia sceglie di andare oltre questi dati storici e preferisce sottolineare i valori di fede presenti nell’avvenimento dell’Epifania. “O Dio, che in questo giorno, con la guida della stella, hai rivelato alle genti il tuo unico Figlio….”. Queste sono le parole dell’amplificazione dell’invocazione della colletta. In poche pennellate è espresso il tema fondamentale dell’Epifania: la rivelazione di Gesù alle genti. I Magi non sono altro che l’avanguardia di quella immensa schiera di popoli incamminati verso il Signore Gesù e già profetizzati dal Trito-Isaia (1° lettura: Is 60,1-6). Tutti i popoli, infatti, “sono chiamati” ad essere partecipi della promessa salvifica di Dio, offerta per mezzo del vangelo (2° lettura: Ef 3,2-3.5-6): “Questo è il mistero manifestato…. al presente…per mezzo dello Spirito” (v. 5). L’obiettivo dei Magi è adorare il re dei Giudei, annunciato profeticamente dalla stella. Anche Erode manifesta l’intenzione di andare ad adorare il Bambino. Subito il lettore comprende come l’intenzione degli uni e dell’altro siano lontanissime. Per i primi l’adorazione è un’occasione di dono (oro, incenso e mirra), per il secondo l’adorazione sarebbe stata un’occasione di sopruso omicida (infanticidio), come purtroppo si dimostrerà più tardi. Si spiega perciò benissimo la conclusione del vangelo: “Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.”
Dimensione letteraria
Testo biblico e testo biblico-liturgico del vangelo coincidono. Seguendo l’itinerario dei Magi, il testo si può dividere in due momenti: dall’oriente a Gerusalemme (Mt 2,1-8) e da Gerusalemme a Betlemme (Mt 2,9-12). Nella prima scena i Magi giungono a Gerusalemme e incontrano Erode, i sommi sacerdoti e gli scribi. Vengono a conoscenza che le profezie bibliche indicavano Betlemme come luogo di nascita del Messia. Nella seconda scena, invece, i Magi incontrano il Bambino.
Esegesi biblico-liturgica
a. Dio ha un suo stile che, spesso, non viene capito dall’uomo. Il suo stile è scegliere sempre come strumento di salvezza ciò che l’uomo non apprezza: ciò che secondario (Giacobbe), ciò che non è impeccabile (Mosé), l’ultimogenito (Davide), ciò che disprezzato (i pastori), ciò che è marginale (Betlemme). In questo caso il testo di Michea (Mi 5,1-3) evidenzia l’insignificanza umana della patria del Messia (il più piccolo capoluogo di Giuda).
b. La stella è stata per il popolo ebraico simbolo del Messia fin dall’epoca dell’esodo (cf la profezia di Balaam in Nm 24,15-17). Gesù stesso dirà di sé, nell’Apocalisse: “Io sono la radice della stirpe di Davide, la stella radiosa del mattino” (Ap 22,16). La stella, dunque, può benissimo essere un fenomeno astronomico, ma rappresenta Gesù stesso che i Magi cercano seguendo la natura (stella), la Parola (profezia di Michea) e la storia (dialogo con gli uomini).