Il papa in Iraq dal 5 all’8 marzo 2021

Papa Francesco, dal 5 all’8 marzo 2021, sarà in Iraq. Lo ha annunciato la Sala Stampa della Santa Sede. Il commento a caldo del patriarca caldeo di Baghdad, il card. Louis Rapahel Sako: “Con il suo carisma profetico il Papa è come un nuovo Ezechiele che viene a dirci che ci sarà una Resurrezione, che si può rinascere”.

“Accogliendo l’invito della Repubblica d’Iraq e della Chiesa cattolica locale, Papa Francesco compirà un viaggio apostolico nel Paese dal 5 all’8 marzo 2021, visitando Bagdad, la piana di Ur, legata alla memoria di Abramo, la città di Erbil, così come Mosul e Qaraqosh nella piana di Ninive”. Lo ha annunciato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, precisando che “a suo tempo sarà pubblicato il programma del viaggio, che terrà conto dell’evoluzione dell’emergenza sanitaria mondiale”. Grande soddisfazione in Iraq. Sul sito del Patriarcato caldeo campeggia una grande immagine del Papa sorridente e la scritta di benvenuto in neo aramaico: “Bshina Bshina O Baba D Maritha” (Benvenuto, o padre della Chiesa).

“Sarà una visita apostolica nel segno della fratellanza e della riconciliazione. È un grande dono per l’Iraq, per il suo popolo ma anche per tutto il Medio Oriente. Basta violenza, basta guerra, basta conflitti. Il viaggio del Papa in Iraq sarà un grido di fratellanza, un anelito di armonia, pace e solidarietà”. Da Baghdad il patriarca caldeo, il card. Louis Raphael Sako, commenta a caldo la notizia “inattesa”. “La felicità per questa notizia è enorme. Sto ricevendo – racconta al Sir – numerosissime telefonate di gioia e di congratulazioni da parte di tanta gente. È una gioia che condividiamo con i nostri fratelli musulmani. Il Papa che arriva è una benedizione per tutti. È un atto coraggioso”. “Il Pontefice visiterà quasi tutto l’Iraq – aggiunge – da Ur a sud risalendo verso Mosul, Qaraqosh, nella Piana di Ninive fino a Erbil”. Luoghi simbolo della storia recente irachena, segnata dalle violenze dello Stato Islamico, dalla persecuzione dei cristiani, dall’esodo di massa di tantissimi iracheni in cerca di salvezza. “Ma sono anche luoghi della Mesopotamia culla della civiltà antica – ricorda il patriarca -. È da qui che ripartiremo per cercare di costruire un Iraq nuovo, solidale, rispettoso del diritto, stabile e sicuro. Un messaggio che si allarga a tutto il Medio Oriente. Fratellanza e convivenza armonica”.

Fratellanza è la parola che il cardinale ripete continuamente a sottolineare che il viaggio vive nella prospettiva del Documento sulla fratellanza umana di Abu Dhabi firmato dal Papa e dal grande Imam sunnita, Al Tayyeb, e dell’enciclica del Pontefice, “Fratelli tutti”, sulla fraternità e l’amicizia sociale, firmata ad Assisi. “Credo sia molto importante – dice Mar Sako – aiutare la gente a vedere l’altro come un fratello e non come un nemico, un avversario. Viviamo tutti insieme, lavoriamo, siamo vicini, non dobbiamo avere paura. Dobbiamo cambiare la mentalità e la cultura”.

Non è casuale, allora che una delle tappe simbolo di questo viaggio sia proprio Ur dei caldei, luogo di origine delle tre religioni abramitiche, Ebraismo, Cristianesimo e Islam. Qui dovrebbe tenersi un incontro interreligioso: “Stiamo pensando – rivela Mar Sako – ad una preghiera con cristiani, musulmani e altre denominazioni religiose. Saranno letti passi della Bibbia e del Corano relativi ad Abramo. Da Ur – annuncia il patriarca – partirà un messaggio al mondo intero: per i cristiani che sono perseguitati, per i musulmani che soffrono tensioni e divisioni, per tutta l’umanità sofferente ora anche per la pandemia. Siamo tutti, nella fede, figli di Abramo. Abramo è un uomo che ha fiducia nel Signore. Ci sono simboli che possono toccare il cuore di ogni uomo, anche se è un fondamentalista”.

“Nuovo Ezechiele”. “Con il suo carisma profetico il Papa è come un nuovo Ezechiele che viene a dirci che ci sarà una Resurrezione, che si può rinascere. Ezechiele, il profeta che ha vissuto a Babilonia parlando agli ebrei che in quel tempo vivevano come noi: fuori delle proprie terre, come rifugiati, scoraggiati”. La forza della profezia delle ossa inaridite sull’Iraq e sul Medio Oriente: “Dice il Signore Dio a queste ossa: ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e rivivrete. Metterò su di voi i nervi e farò crescere su di voi la carne, su di voi stenderò la pelle e infonderò in voi lo spirito e rivivrete: Saprete che io sono il Signore (cap. 37)”. “Io spero nella rinascita dell’Iraq e degli iracheni, prego per una vita nuova. Il Papa, nuovo Ezechiele, può aprirci la porta verso un futuro di pace”.

La gioia della Diaspora. La notizia del viaggio del Papa in Iraq è stata accolta con gioia anche dalle comunità caldee della diaspora. Dalla Germania dove è parroco, padre Rebwar Basa, già Procuratore caldeo presso la Santa Sede, parla al Sir di “gioia incontenibile dei fedeli. Il Papa, come un buon Pastore, viene a raccogliere il piccolo gregge iracheno. Avere il Pontefice per noi è una grande grazia specialmente in questo tempo di difficoltà politica, economica, sociale e sanitaria. La sua presenza ci aiuterà a rialzarci e riprendere il cammino”. Tanta la gioia delle comunità caldee della diaspora che, rivela il sacerdote, “ci sono già tanti che pensano di rientrare in Iraq a marzo per partecipare a questo storico evento. Vedremo se la pandemia ce lo permetterà”.