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Cro Aviano, cure garantite ai pazienti oncologici
A colloquio con il direttore sanitario Aldo Mariotto
Con il direttore sanitario del Centro Oncologico di Aviano, dott. Aldo Mariotto, ripercorriamo il periodo della persistente pandemia lungo il fronte dei provvedimenti adottati per evitare al massimo possibile l’ingresso del contagio in questa struttura frequentata da pazienti per la maggior parte immunodepressi.
Non è stato mai consentito l’accesso agli accompagnatori, tranne nei casi di persone non autosufficienti o con difficoltà linguistico culturali e di minori.
Per gli ammalati in fase terminale, ai quali sono state sempre garantite al massimo tutte le attenzioni e cure possibili, è sempre stata permessa la possibilità di accesso ai parenti più stretti, uno per volta.
Data la gravità del Covid, soprattutto in considerazione della sua elevatissima contagiosità, ogni ingresso al Cro è super controllato.
Con l’ausilio della Protezione Civile, sono state allestite alcune tende per organizzare all’esterno dell’edificio un percorso protetto, finalizzato a un controllo molto accurato, già dai primi di marzo, di tutti coloro che entrano nella struttura per i più svariati motivi, di esami o di cura come di rifornimenti vari, per citare i casi più frequenti.
Alcuni infermieri e un medico, coadiuvati da alcuni volontari, questi ultimi incaricati di mantenere l’ordine nella fila delle persone in attesa del controllo, hanno il compito di chiedere, al fine di autorizzare ciascun ingresso, una specifica autocerticazione e di valutare le singole situazioni in base a eventuali sintomi significativi. Per ogni minimo sospetto, il medico di turno esprime una valutazione e indica l’eventuale necessità del tampone.
E’ pure effettuato ogni 15 giorni il tampone a tutti gli operatori in servizio e a tutti i pazienti prima del ricovero o dell’inizio delle terapie.
A ogni ingresso, il Centro fornisce a tutti indistintamente la mascherina. Con questi accorgimenti, nei primi sette mesi si è verificato un solo caso di Covid, peraltro ben circoscritto, anche perché i segni di positività sono individuati all’ingresso e così pure eventuali contatti con soggetti contagiati.
Per ogni caso positivo individuato prima di entrare, il Centro provvede a comunicare agli interessati adeguate istruzioni e a dare notizia della positività al rispettivo Dipartimento di Prevenzione. Qualora si tratti di pazienti che devono essere sottoposti a terapie, si riprogrammano gli interventi in base alla gravità e quindi all’urgenza del caso.
Le persone in lista per i controlli sono contattate telefonicamente il giorno prima dai medici, per cui, in caso di positività o di incertezza, si studia un nuovo programma, sempre in base alla peculiarità della situazione.
Gli interventi chirurgici non sono mai stati sospesi, mentre è stata ampliata la disponibilità di posti letto per accogliere i pazienti leucemici provenienti dall’ospedale di Pordenone, impegnato ad accogliere gli ammalati di Covid.
Dal 19 ottobre, per un paio di settimane, in seguito a quasi una ventina di contagi nel laboratorio di Radioterapia, è stato ridotto il ritmo di attività, mentre le prestazioni anche in questo caso sono state efficacemente riprogrammate.
I volontari, oltre una ventina, tutti reperiti grazie alla collaborazione del Comune di Aviano, svolgono un prezioso servizio, oltre che per il triage esterno, anche all’interno per il controllo dei distanziamenti, particolarmente nelle sale di attesa, e sono pure disponibili per qualche altra eventuale mansione. A tutti la Direzione del Cro esprime il grazie più vivo.
Per quanto riguarda i contagi, al momento attuale si individuano tre, quattro positività ogni giorno nel corso dello screening di ingresso, per cui si procede alle citate procedure. La soglia di guardia è sempre altissima particolarmente nei fine settimana, quando si attuano i tamponi per i ricoveri e le terapie del lunedì successivo. Si tratta di un ritmo faticoso, che sta logorando un po’ tutti.
E tuttavia il controllo prima dell’ingresso è una forte priorità che ha consentito di non far entrare il virus e di circoscriverlo quando è entrato.
Purtroppo alcuni operatori devono restare a casa in quarantena quando un familiare risulti contagiato. Anche per queste situazioni è stato predisposto un piano, tuttavia c’è bisogno di nuovi rinforzi in aggiunta a quelli arrivati.
Allo stato attuale non si vedono segnali significativi di regressione del virus, per cui è necessario mantenere la guardia molto alta.
Per questo è dovuto un vivo ringraziamento a tutto il personale del’Istituto che si spende incessantemente per evitare che il contagio tocchi questa struttura che ospita pazienti particolarmente fragili.