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Anche l’aria respira
“Le luci a Natale non mancano mai. I nostri paesi e le nostre città sono addobbate a festa. I negozi risplendono di luci intermittenti”
Le luci a Natale non mancano mai. Anche in tempi di restrizioni sanitarie i nostri paesi e le nostre città sono addobbate a festa. I negozi risplendono di luci intermittenti.
Chiamati a vivere un Natale inconsueto, non siamo privati delle luci. La luce rallegra, porta vita, ci muove e ci attira.
In molte parrocchie vi è anche l’abitudine di accogliere la luce di Betlemme che viene custodita in una lampada. Da questa molti cristiani accendono un lumino, che pongono accanto al presepe, altro elemento che non manca nelle nostre case. Quella fiamma vive di ossigeno. Anche la luce, infatti, ha bisogno di respirare. Ci si è resi conto, dentro la pandemia, di quanto sia necessario l’ossigeno, di quanto siano indispensabili i polmoni e il cuore, che, pur nascosti, permettono a tutto l’organismo di vivere. Poco vale l’estetica delle pelle e delle forme tonificate, se gli organi vitali interni sono senza ossigeno. Molti si sono ammalati e troppi se ne sono andati a causa di questo.
Respirare potrebbe diventare chiave interpretativa per rileggere con senso critico la nostra realtà e i criteri con cui si vuole costruire la civiltà moderna.
Se si va con la memoria a qualche mese fa, i nostri bambini e ragazzi, fin dalla più tenera età, quasi ignari della gratuità del tempo, preziosissimo e creativo, del gioco, sono stati incanalati a vivere le giornate come se si dovesse consumare e produrre sempre qualcosa. Come molti adulti. Agende, appuntamenti, scadenze, consegne, manifestazioni, celebrazioni, partite, riti: quasi fossimo devoti ad una divinità tirannica che divora tutto e toglie il respiro. È questa la civiltà che vogliamo costruire? Davvero, si promuove così la vita e si è aiutati ad amarla?
Quella luce, viva, che si potrà accendere accanto al presepe, fioca forse, ma intensa quando ogni altra luce è spenta, ha bisogno di respirare, altrimenti muore. Quella luce ci ricorda la presenza del Salvatore, come la lampada in ogni tabernacolo delle nostre chiese. La presenza di Gesù è così: debole di fronte alle luci del mondo, ma intensa e viva soprattutto quando è notte e ogni altra luce è svanita. Non va ad intermittenza, perché è ’sole che sorge dell’alto’ (Lc 1,78).
Se Cristo è luce, non vive senza l’ossigeno della fede di ogni credente. È nell’accoglienza cordiale della sua parola e nel cercare di mettere in pratica il suo stile di vita che essa diventa più luminosa e, ardendo con intensità, può diventare ossigeno per tutti.
Cristo è venuto a salvare la vita degli uomini dalla dispersione del buio e dall’assenza di vita.
È probabile che i predicatori ricorderanno che Natale è anche la festa della nascita dei cristiani: sono chiamati ad essere fiamma viva grazie al respiro che, come ricorda la fine del Salterio, è fatto per lodare Dio e non solo per produrre e consumare. Il respiro di chi sa lavorare e riposare. Il respiro di chi sa ricevere e di chi sa dare. Il respiro di chi parla e di chi tace. Il respiro di chi inspira la vita di Dio ed espira la vita piena di umanità. L’uomo è stato creato con il respiro di Dio (Gen 2,7). Cristo è venuto per gettare luce su questa realtà che non può essere dimenticata se si vuole vivere.