Think Tank Nord Est: “Piccolo Comune non più sostenibile: indispensabile la fusione”

Secondo lo studio della Fondazione “in caso di blocco degli spostamenti tra Comuni verrebbero penalizzati i residenti dei piccoli Municipi, a causa della scarsa dotazione di servizi”

L’eventuale inasprimento delle misure di contenimento dei contagi metterebbe in difficoltà soprattutto chi vive nei piccoli Comuni. E’ questo il risultato di uno studio condotto dalla Fondazione Think Tank Nord Est, che ha misurato la dotazione dei servizi essenziali nei Comuni del Veneto.

L’analisi ha definito sei categorie di servizi di prima necessità: negozi alimentari; tabaccherie, edicole e cartolerie; farmacie e parafarmacie; sportelli bancari; uffici postali; scuole. Più scarsa è la presenza di queste attività e più basso è il valore dell’indicatore complessivo. I risultati evidenziano come siano soprattutto i piccoli Comuni montani quelli con le maggiori carenze in termini di dotazione di servizi essenziali.

Tra gli 8 Comuni con una dotazione di servizi “critica” troviamo 6 località bellunesi (Colle Santa Lucia, Ospitale di Cadore, Perarolo di Cadore, San Tomaso Agordino, Soverzene, Zoppè di Cadore) e altri due Municipi sempre localizzati in area montana (Lastebasse nel vicentino e Ferrara di Monte Baldo nel veronese). Nei 10 Comuni con una dotazione di servizi “molto bassa” ci sono altre 4 realtà della provincia di Belluno (Danta di Cadore, Rivamonte Agordino, San Nicolò di Comelico e Vallada Agordina), insieme a tre Municipi del vicentino (Gambugliano, Laghi e Salcedo), due del padovano (Barbona e Vighizzolo d’Este) e uno del rodigino (Calto). A questi Comuni si aggiungono poi un centinaio di altre località con una dotazione di servizi considerata “bassa”.

Nel complesso, in Veneto, ci sono ben 80 Comuni senza uno sportello bancario; 48 privi di edicole e tabaccherie; 14 senza una farmacia; 12 sprovvisti di negozi di alimentari; 12 senza scuole. Si tratta di piccolissime località, con meno di 1.000 abitanti: il divieto agli spostamenti tra Comuni, determinato da un eventuale passaggio del Veneto in “zona arancione”, comporterebbe quindi un vero disagio per queste comunità.

“I piccoli Comuni del Veneto soffriranno più degli altri l’isolamento a cui saremo costretti per limitare i contagi da coronavirus – spiega Antonio Ferrarelli, presidente della Fondazione Think Tank Nord Est – soprattutto perché in queste località ormai scarseggiano anche i servizi essenziali: dai supermercati alle farmacie, dalle banche alle edicole, dalle poste alle scuole. Ovviamente agli abitanti di questi territori va garantita la possibilità di uscire dal proprio Comune di residenza per accedere a questi servizi. Dobbiamo però renderci conto che il modello del piccolo Comune non è più sostenibile, proprio perché non riesce a garantire i servizi minimi alla popolazione. Chiediamo alla Regione Veneto di sostenere con convinzione e con importanti premialità la fusione dei Comuni: è questa la strada per aiutare i territori periferici.”