Attualità
E’ tornata la didattica a distanza, ragazzi privati di luoghi educativi fondamentali
"Necessario darsi priorità. Si chiuda tutto ma non la scuola"
Tutto il Paese sta vivendo, con non poche contraddizioni, la prevista seconda ondata della pandemia Covid-19. Il susseguirsi sempre più incalzante di DPCM ha coinvolto anche l’organizzazione scolastica. Nelle nostre terre, per le scuole superiori, si è ritornati alle lezioni in DaD (didattica a distanza). Nessuno è stato colto di sorpresa e i vari Istituti – pur con modalità diverse – stanno assicurando il regolare svolgimento delle lezioni. Tutto questo deve e vuol rassicurare la società nel suo insieme che la formazione delle nuove generazioni non subirà interruzioni irrimediabili. La regione Friuli V G è collocata, mentre scriviamo, nella fascia arancio, ciò significa nello specifico che per gli Istituti Tecnici e Professionali vengono salvaguardate tutte le attività laboratoriali in presenza: gli allievi continueranno a frequentare gli ambienti scolastici a loro familiari. Non è cosa da poco, perché nei Professionali significa arrivare a ben 14/16 ore settimanali. Ma non basta. Non possiamo accontentarci, anche se la situazione è molto severa dal punto di vista epidemiologico. Bisogna evidenziare alcune preoccupazioni di spessore. Gli studenti non frequentando assiduamente e pienamente la scuola vengono privati delle relazioni e delle grandi narrazioni sapienziali: sono questi i “luoghi” iniziatici dell’educazione e tutti noi conosciamo bene l’alta funzione educativa del racconto, delle favole, delle narrazioni di cui erano singolari esperti i nostri nonni. Negli ultimi decenni si è avuto un transfert: dalla famiglia, ora in grosse difficoltà nella sua azione educativa, alla scuola nella quale si trascorre gran parte della giornata. Ma se la scuola chiude dove avverrà tutto questo? Deve radicarsi in tutti una fondamentale convinzione. I comportamenti virtuosi dovuti a causa del Covid vanno attivati non solo per la custodia della nostra salute, ma soprattutto per non privare le giovani generazioni dei luoghi educativi fondamentali. Non si percepisce una piena avvertenza di ciò; significa che non abbiamo a cuore i nostri ragazzi e i nostri giovani. Ora la nostra società, come in ogni tempo e luogo, è tenuta a ricostruire un patto educativo, che in questi ultimi anni e ora ancor di più, è stato interrotto per molteplici cause. Non possiamo sentir parlare solo di dati economici, di lavoro mancante, di percentuali del PIL ecc. Certamente tutto ciò è sacrosanto e centrale, ma manca questa preoccupazione: ricostruire un patto educativo globale. Venendo meno la funzione equilibratrice della famiglia, ecclissatasi la significatività di tante storiche agenzie educatrici, costretta ora la Scuola ad alzare bandiera bianca quali luoghi rimangono agli adolescenti e ai giovani per comprendersi e ricomprendersi, per fare quel cammino che li conduce alla piena adultità? Diventare adulti significa ricomporre armonicamente, anche per errori e sconfitte, conoscenza e affettività, cuore e intelligenza, ideali e fede. Perché tutto questo avvenga c’è bisogno di tempo, di gradualità, di relazioni calde e significative. La Dad limita il tutto, lo congela in un tempo sospeso. Educare chiede tempo, gradualità, luoghi dedicati, dialogo continuo. Non possiamo porre tutto sullo stesso piano; una società deve avere delle priorità. Educare è questione di vita o di morte. Si chiuda tutto, ma non la Scuola.