Covid: a Pordenone una struttura drive in per tamponi

Lo ha spiegato l'assessore alla sanità regionale Riccardo Riccardi

– Una struttura che permetterà a un ancor maggior numero di cittadini di sottoporsi volontariamente all’esame del tampone per il rilevamento della positività al Covid-19. Con un’attesa media di circa 20 minuti potranno essere effettuati circa 200 test al giorno.

 Così il vicegovernatore con delega alla Salute, Riccardo Riccardi, che ha partecipato oggi a Pordenone alla presentazione del nuovo ‘drive in’ dei tamponi, realizzato con la collaborazione tra la Regione, l’Azienda sanitaria Friuli Occidentale e il Comune.

 

Come ha spiegato il vicegovernatore, “l’avvio di una struttura dedicata, dopo quella realizzata in Fiera, è l’ennesima dimostrazione che l’unica ricetta possibile per combattere la pandemia, anche attraverso la prevenzione, è quella di saper fare sistema, e mettere in rete tutte le energie possibili a supporto della salute pubblica”.

 

“Una capacità, quella che emerge dallo spirito della solidarietà, che è innata nella nostra gente, e si riconferma in ogni emergenza. In questo contesto il sistema sanitario del Friuli Venezia Giulia ha fatto, sta facendo, farà la sua parte. Lo dimostra anche il numero dei tamponi che si effettuano ogni giorno: passati da 200 giornalieri fino ai 4/6 mila attuali”.

 

“Saper fare sistema – ha detto – significa concentrare le energie verso il massimo impegno dove è necessario, e Pordenone lo ha dimostrato. Serve però ora compiere un ulteriore passo avanti, anche alla luce della recrudescenza di una pandemia dalla quale, nella prima fase, il Friuli Venezia Giulia si è saputo preservare con un’efficacia dimostrata dalle cifre.

 

“Occorre ora – ha concluso – un piano straordinario per la messa in campo di nuove, ulteriori risorse umane specializzate: servono competenze, per poter assicurare assistenza sanitaria a tutti i cittadini, a partire dal personale dei prelievi, fino agli specialisti degli ospedali”.

 

“Serve inoltre anche la collaborazione piena e consapevole dei medici di base: a loro spetta lo screening iniziale sulle condizioni dei pazienti, per consentire alla rete ospedaliera di concentrare i propri sforzi là dove serve. Occorre poter rafforzare la salute sul territorio per evitare che si intasino le strutture che invece debbono poter essere a disposizione di chi ne ha maggiormente bisogno”.

ARC/CM/gg