Attualità
La presenza della mafia a Nordest raccontata da Libera
Il Presidio di San Vito e Casarsa ha organizzato l'incontro con la giornalista Luana De Francisco e il Procuratore della Repubblica Raffaele Tito
Il presidio di Libera di Casarsa e San Vito ha ospitato negli scorsi giorni la giornalista udinese Luana De Francisco, che ha presentato il suo ultimo libro Crimini a Nord Est delle edizioni Laterza. All’incontro ha partecipato anche il Procuratore della Repubblica di Pordenone, Raffaele Tito, che ha avuto modo di osservare: «La magistratura è sicuramente tenuta a svolgere il suo compito di controllo e di repressione dei crimini, ma altrettanto importante è la mobilitazione della società civile. Perciò è lodevole l’impegno dei giornalisti che sensibilizzano l’opinione pubblica e di Libera che si batte per la legalità».De Francisco è partita da una lettura della mappa economica del Nord Est, Friuli compreso: l’economia locale va piuttosto bene, girano soldi, molti di più rispetto ad altre zone d’Italia e quindi è abbastanza ovvio che la malavita organizzata voglia spartirsi la torta. La giornalista ha aggiunto: «Attenzione però, perché la mafia, la camorra, la ndrangheta e altre associazioni mafiose qui agiscono nell’ombra: non ci sono sparatorie o rese dei conti, ma gli affari prosperano. Complice anche una certa omertà del tessuto economico locale: la criminalità sguazza nel fatturato in nero, la delinquenza contatta chi ricerca finanziamenti facili, il malaffare agisce indisturbato nel perbenismo di chi non vuole vedere la realtà in faccia e continua a dire che il territorio è sano».Le organizzazioni mafiose si infiltrano nel settore dell’edilizia, del movimento terra, del mercato immobiliare, dei rifiuti: investono per riciclare danaro sporco, ma anche per trarne guadagno. Poi c’è l’infiltrazione negli studi professionali degli avvocati, dei commercialisti, degli architetti, dei collaudatori: si tratta della criminalità dei colletti bianchi, che – spesso all’insaputa dei titolari – trama per ottenere appalti o incarichi di lavoro per ditte mafiose. La mafia straniera – nigeriana, albanese, romena, bulgara, balcanica – è legata allo sfruttamento della prostituzione, allo spaccio della droga e delle armi, al fenomeno del caporalato in agricoltura. Ha continuato la De Francisco: «Chi si occupa di cronaca nera e giudiziaria si imbatte di tanto in tanto in questo tipo di reati. Apparentemente si tratta di fatti isolati, ma studiando la situazione più a fondo ci si accorge che emerge un tessuto più preoccupante: anche il Friuli è al centro di traffici che sono organizzati dal crimine internazionale, che a sua volta foraggia quello nazionale».