1863: l’anno del colera da Pordenone a Portogruaro

Antonino La Spada ha pubblicato un’interessante ricerca intitolata "1873 l’anno del colera", ambientata in quella Val Colvera che La Spada tanto amava. Il colera divampò a Cessalto nella prima decade di giugno e si diffuse nelle province di Treviso, Venezia, Udine, Padova. Qualche caso a Mantova e Genova. A luglio dilagava a Portogruaro, Concordia, Caorle, San Stino di Livenza, Teglio, Fossalta...

Il colera era una malattia endemica di alcune zone asiatiche e soprattutto dell’India, segnalata già nel 1490. Nel corso dell’Ottocento, a causa di movimenti militari e commerciali dell’Inghilterra e delle macchine a vapore che resero più numerosi i viaggi, il colera cominciò a diffondersi su quasi tutto il globo, anche in Europa. L’aumento demografico e il moltiplicarsi nelle città di rifiuti e germi, furono condizioni favorevoli per lo sviluppo dell’epidemia. Il colera generò in Italia sette pandemie nel corso del XIX secolo.Definito anche “morbo asiatico” a motivo della sua provenienza, era causato da un bacillo (Vibrio cholerae), che si introduceva nell’organismo moltiplicandosi nell’apparato digerente.Difficile in questo periodo di pandemia da Coronavirus accedere agli archivi per documentarci sulla diffusione del colera nelle nostre terre. Ricorriamo alle biblioteche e agli archivi di casa.Per quanto concerne Pordenone è divenuta celebre nel corso degli anni l’espressione che, secondo molti giornali, Umberto I di Savoia, in procinto di arrivare a Pordenone per assistere alle manovre militari in Comina, aveva telegrafato il giorno 5 settembre 1884 al sindaco facente funzioni Alessandro Scandella: “A Pordenone si fa festa, a Napoli si muore. Vado a Napoli”. Nella città partenopea imperava il colera, la celebre frase è ancora incisa a Napoli in una stele presso il ponte della sanità. Un tempo nella parte inferiore era posto un bassorilievo che ricordava Umberto I portar soccorso ai colerosi (furono 7.000).Umberto I venne poi a Pordenone il 26 settembre, acclamato dalla folla per la sua “magnanimità”. Ci trasferiamo per scoprire epidemie di colera tra le province di Udine e limitrofe. Antonino La Spada ha pubblicato un’interessante ricerca intitolata “1873 l’anno del colera”, ambientata in quella Val Colvera che La Spada tanto amava. “L’estate del 1873 correva più calda del solito”.A Cessalto (Treviso) nella prima decade di giugno scoppiò il “Cholera” che si propagò in poco tempo nelle province di Treviso, Venezia, Udine, Padova. Qualche caso a Mantova e Genova.A luglio il colera dilagava a Portogruaro, Concordia, Caorle, San Stino di Livenza, Teglio, Fossalta, Socchieve, San Michele.In comune di Frisanco il primo morto per colera fu Valentino Roman di anni 46, da Poffabro, il 7 agosto 1873. A Frisanco mancava il medico, che giunse solo il 26 settembre. Era il dott. Jem Ant. Felice di Maniago. I morti nel frattempo aumentarono in tutta la Val Colvera. Colpiti in toto 70 tra maschi e femmine, 54 i morti, 16 i guariti.Si fece voto, perché cessasse l’epidemia, di costruire una chiesa dedicata alla Madonna della salute. Fu realizzata nel borgo di Pian delle Merie. “Narra la storia locale che la scelta del luogo fu decisa in seguito all’intervento di una donna che disse di aver visto in sogno una lunga teoria di morti per colera sul pianoro sul quale fu poi edificata la chiesa: il pianoro del Colle della Lastra”. L’impresa durò 13 anni. Nell’ampia bianca bella chiesa fu portata una statua della Madonna vestita, opera di Giacomo Marizza, scultore locale. Dal 1873 il 21 novembre a Poffabro prima, a Pian delle Merie dal 1886 si celebra la solennità liturgica della Madonna della salute.Maria Luisa Gaspardo Agosti