Attualità
Conte firma il decreto, definite le attività indispensabili
Nuove misure restrittive per contrastare l'emergenza covid-19. Sospese molte attività produttive.
Dopo averlo nella tarda serata di sabato 21 marzo con una diretta facebook, il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, ha firmato il nuovo decreto contenete misure ancor più restrittive per contrastare la diffusione del coronavirus nel nostro Paese, che anche quest’oggi ha fatto registrare numeri molto importanti.
Il decreto individua le attività produttive che potranno continuare ad essere operative perché ritenute essenziali per garantire il funzionamento dello Stato e la produzione di beni necessari per la collettività. Escluse dal provvedimento le attività professionali che potranno continuare ad operare, al contrario delle attività produttive che, da lunedì 23 marzo, per poter aprire i battenti dovranno prima verificare se rientrano nell’elenco contenuto nell’allegato al decreto firmato da Conte, frutto di una lunga concertazione tra Governo, associazioni di categoria e sindacati.
Restano aperti diversi servizi: studi legali, ingegneri, architetti e consulenza in genere. Operativi i call center, gli uffici postali e le edicole. Stessa sorte per alberghi, corrieri e agenzie di distribuzione dei giornali. Cancelli aperti e maestranze al lavoro nelle vetrerie, nelle fabbriche che producono articoli di gomma e plastica, macchine per l’agricoltura, confezioni di vestiti da lavori, rivenditori di pezzi di ricambio per auto giusto per citarne qualcuna. Restano naturalmente aperti i supermercati e le farmacie.
In tutto un elenco di 80 categorie che, a detta di qualcuno, finirebbe per annacquare i toni, e soprattutto gli effetti, dell’annuncio fatto dal Premier nella tarda serata di sabato 21 marzo. Non sono, tra l’altro, mancate le polemiche – non solo politiche – per il fatto che tra l’annuncio del decreto e la firma dello stesso siano passate quasi 24 ore lasciando nell’incertezza moltissimi tra imprenditori e lavoratori.
A conti fatti a chiudere saranno le aziende e imprese che operano nell’edilizia, le fabbriche di automobili e vestiti e altri settori manifatturieri e diversi servizi legati soprattutto al commercio.
Una volta visto il testo definitivo del decreto e l’elenco delle molte attività produttive non rientranti nella stretta, più di qualcuno ha storto il naso. Tra questi i sindacati che non hanno escluso il ricorso allo sciopero.
Aggiornamento situazione Mentre si attendeva il testo del decreto, la Protezione civile nazionale ha comunicato i dati relativi all’emergenza aggiornati al 22 marzo. I contagiati totali dall’inizio dell’epidemia nel nostro Paese sono 59.138. Le persone decedute sono 5.476, mentre quelle guarite sono 7.024. Attualmente i soggetti positivi sono 46.638. I pazienti ricoverati con sintomi sono 19.846, mentre quelli in terapia intensiva sono 3.009.
In Friuli Venezia Giulia il numero dei casi totale è 874. I deceduti sono 47, i guariti 89. In isolamento domiciliare sono in 528, i ricoverati con sintomi sono 163, mentre in terapia intensiva sono in 47.