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Alcol e incidenti, rinascita all’Acat Pordenone Porcia
I club: realtà in cui avvengono miracoli per una dipendenza difficile
Non è facile superare l’imbarazzo o la vergogna di esporsi pubblicamente raccontando i problemi personali connessi con la dipendenza da sostanze alcoliche, causa dei disastri nelle relazioni familiari e sociali e nel posto di lavoro, per chi entra a far parte di un club di alcolisti in trattamento.
Ce ne parla Loris Calligaro, presidente dell’Acat (Associazione club alcolisti in trattamento) di Pordenone e di Porcia; molti altri club nel Pordenonese operano nei distretti Nord e Sud, nel Maniaghese, nel Sacilese e nel Sanvitese. E’ lui che ci accompagna in queste realtà in cui avvengono miracoli di rinascita. In Italia si registrano circa 2.000 club, con maggiore concentrazione nelle tre Venezie.
C’è chi vi arriva consigliato da parenti o amici che assistono allo sfacelo della persona dipendente e della sua famiglia, c’è chi avverte la necessità di aiuto, consapevole di essere precipitato in un baratro in cui ogni luce di affrancamento dalle sostanze alcoliche si è totalmente spenta; e c’è chi vi arriva indirizzato dagli operatori di Alcologia dell’ospedale civile, per lo più dopo un periodo di disintossicazione a volte anche farmacologica.
Ogni club è composto da una decina di nuclei familiari: infatti l’intera famiglia è vittima della dipendenza di un suo componente, stravolta da stili di vita e assetti relazionali da modificare per tutti in una totalità di coinvolgimento. In queste famiglie globalmente “malate” nelle relazioni, a volte sono i giovani figli ad assumere il ruolo di capofamiglia con conseguenze immaginabili. Se poi è la coppia a soffrire di dipendenza è più difficile ritrovare la luce della liberazione.
Il prof. Hudolin, ideatore del metodo che porta il suo nome, diceva che la partecipazione al club deve arrivare “fino ai fiori”, cioè fino al commiato estremo. Tanto è permanente nella vita di un alcolista la tentazione di riprendere a bere, con il pretesto che “ora riesco a controllarmi assumendo moderate quantità”, ma purtroppo i fatti dimostrano che il “mostro” riemerge sempre con prepotenza devastante.
La partecipazione settimanale al club è una condizione essenziale per mantenere lo stato di sobrietà. Qui si crea un clima straordinario di condivisione.
Il ruolo dei figli in questo lungo, e mai totalmente compiuto, cammino di affrancamento è fondamentale. Sono proprio loro il punto di forza della famiglia per la franchezza e libertà nel raccontarsi e raccontare anche gli aspetti che resterebbero nascosti in pieghe difficili da scandagliare. Quando la famiglia incomincia a percepire l’allentamento della “presa” rientra come parte attiva nella comunità e riprende gradualmente a vivere. A volte chi raggiunge la consapevolezza della libertà riconquistata e respira a pieni polmoni la bellezza della vita, si rende disponibile a condurre un club nella veste di “servitore insegnante”. Una magnifica possibilità di restituire e condividere il bene ricevuto .