Indagine sulle materne parrocchiali in Diocesi

 Con un lungo lavoro la Diocesi ha mappato le sue 44 materne parrocchiali: una scelta che le famiglie gradiscono. Ecco i numeri e le caratteristiche di un impegno condiviso con le comunità, professionisti e volontari.

La Diocesi ha guardato da vicino le 44 scuole dell’Infanzia delle sue parrocchie: un’indagine nata per fotografare la realtà esistente e fotografare le necessità del mondo di domani.

Le scuole dell’infanzia parrocchiali sono 43: 35 si trovano in provincia di Pordenone, 7 in quella di Venezia, 1 in quella di Treviso. Mentre, complessivamente, risultano associate alla Fism diocesana 67 scuole (non tutte parrocchiali quindi).

I dati che anticipiamo fanno riferimento alle 41 scuole che hanno aderito all’indagine.

 

BAMBINI E PERSONALE

I bambini iscritti alle scuole dell’infanzia delle parrocchie della Diocesi sono una bella e nutrita schiera: nel 2018 erano complessivamente 3.265.

Le scuole parrocchiali, oltre ad essere un sostegno alle famiglie dei piccoli, offrono anche l’opportunità di posti di lavoro: i dipendenti sono una quarantina, 34 gli educatori, 171 i docenti, 5 i coordinatori.

 

TREND DEMOGRAFICO

Dati statistici alla mano, il futuro è disegnato da un calo di nati che, dal 2013 al 2017, ha segnato 466 nati in meno per la provincia di Pordenone (-16,72%), 800 in meno in quella di Venezia (-12%), 1.082 nati in meno (-13,69%) in quella di Treviso.

 

ISCRIZIONI A SCUOLA

Se i dati relativi ai nati sono poco incoraggianti, un fatto interviene a dare forza alle parrocchiali: nel periodo 2016-2018 le scuole dell’infanzia statali hanno perso il 5,41% degli iscritti. Quelle parrocchiali, invece, hanno tenuto molto di più, registrando una flessione di solo l’1,09%. Questo significa che per i loro figli le famiglie hanno scelto in via preferenziale le scuole dell’infanzia parrocchiali.

 

DOMANDA-OFFERTA

Si può dire ancora di più: nell’anno scolastico 2017-2018, le famiglie hanno scelto di iscrivere i propri figli alle materne statali per il 50%, alle parrocchiali per il 33%, ad altre per il 17% (ad es. scuole di associazioni). Numeri che confermano una soddisfazione: le parrocchie rispondono e coprono per il 50% la domanda delle famiglie di posti in asilo. E in 15 comuni del pordenonese le uniche scuole dell’infanzia presenti sono proprio quelle parrocchiali.

Una presenza e un impegno pastorale e gestionale delle scuole che la Diocesi vede molto favorevolmente: per l’azione educativa, per il contatto con le famiglie, per quell’essere a servizio della comunità, per poter dedicarsi anche alla parte spirituale dei piccoli allievi.

 

CRITICITA’

Questi numeri positivi incoraggiano nel proseguo, anche se questo non significa che non vi siano delle difficoltà: partono dagli edifici (in parte anteriori agli anni ’70), arrivano ai costi di gestione.

I comuni partecipano in maniera molto variabile con loro contributi, ai quali vanno sommati quelli regionali e statali (questi ultimi due sono, di solito, molto inferiori a quelli dati dai comuni).

In prospettiva, dunque, potrebbero esserci vesti amministrative e gestionali diverse; anche la riforma del Terzo settore potrebbe intervenire a modificare le cose. Tutto sarà da valutare accuratamente e, soprattutto, caso per caso.

 

PRESENZA

IRRINUNCIABILE

Su tutti i numeri regna la certezza, espressa dal vescovo S.E. Giuseppe Pellegrini che, anche a fronte della esperienza diretta fatta nell’incontro con tante scuole parrocchiali – e no – nel corso della Visita pastorale, ha dichiarato: “La diocesi ci tiene alle scuole dell’infanzia. Sono preziosi la trasmissione valoriale come il tener conto della dimensione spirituale del bambino, che è sempre parte fondamentale della persona. E conta la presenza del parroco, per le sottolineature formative che può dare in tempi in cui siamo chiamati non tanto a trasmettere ma a generare la fede, perché non sempre oggi la fede c’è. Per questo la diocesi riconosce il servizio prezioso delle scuole dell’infanzia: per il lavoro quotidiano, per il numero dei bambini iscritti e affidati, per il contatto giornaliero con le famiglie, per il servizio della Fism. Per questo ribadisco: come diocesi ci teniamo alle scuole dell’infanzia”.

SV