I professori sono professionisti che creano una relazione

La testimonianza

 

Da vent’anni faccio l’insegnante e da vent’anni sento dire che “insegnare è una missione”. Non sono d’accordo. La nostra è una professione e noi siamo dei professionisti: mal pagati, poco apprezzati, non riconosciuti, ma pur sempre dei professionisti.

La nostra professione richiede competenze disciplinari, psico-pedagogiche, didattiche: l’insegnante deve conoscere i contenuti della propria disciplina, deve saperli trasmettere, deve saper gestire classi sempre più numerose e spesso complesse.

Ma tutto ciò non basta.

Sono convinta che, alla base di un insegnamento efficace, ci sia sempre e comunque la creazione di una relazione.

L’insegnante, oggi più di ieri, deve saper entrare in empatia con i suoi allievi, ponendo così i presupposti fondamentali per intraprendere un’azione educativa.

 

Non penso che i ragazzi di oggi siano cambiati: è cambiata la società in cui sono immersi e loro, abili e veloci ad adattarsi alle diverse situazioni, si sono adattati. Siamo noi che, invecchiando, fatichiamo ad adattarci al cambiamento non riuscendo, a volte, a scorgere talenti e potenzialità nascoste dietro a maschere invisibili.

In una società in cui la tecnologia è divenuto il principale mediatore nella comunicazione, noi insegnanti abbiamo il grande privilegio di poter trascorrere del tempo a parlare e ad ascoltare i ragazzi e, consapevoli del nostro ruolo, possiamo insegnare loro la forza dell’ascolto e del rispetto reciproco.

Creare un rapporto empatico costringe però a mettersi in discussione, a riflettere su se stessi e sui propri processi interiori ed è per questo che fare l’insegnante oggi richiede non solo una crescita professionale, ma anche personale, verso una ricerca di senso che ci permetta di ricordare (o di capire) perché abbiamo deciso di intraprendere questa professione.

Faccio l’insegnante da vent’anni e mi ritengo molto fortunata perché questo è ciò che ho sempre desiderato fare.

Penso che per essere un bravo insegnante tu debba essere credibile.

Da un punto di vista sociologico la credibilità si basa su tre aspetti: la competenza, i valori e l’affettività.

Un insegnante è credibile perché conosce bene la sua disciplina, perché ha passione per ciò che fa, ma è credibile anche e soprattutto perché ascolta i ragazzi. Perché li guarda e li vede.

L’allievo distratto, che disturba, che interrompe la lezione, spesso ci sta dicendo “sono qui, guardami, prendimi in considerazione”. Allora l’aspetto più potente nella costruzione della credibilità dell’insegnante è la percezione da parte dello studente che l’insegnante non è distratto, ma è lì “presente”, per lui. Perché dentro il ruolo e dentro le regole del nostro essere insegnanti, lo siamo veramente solo se riusciamo a vedere e ad ascoltare i nostri ragazzi.