Le regioni contro la cimice asiatica

Gli assessori regionali alle Risorse agricole di Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte si sono riuniti per discutere della problematica relativa alla cimice asiatica in una prima seduta del tavolo coordinato dalla Regione Veneto.

Gli assessori regionali alle Risorse agricole di Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte si sono riuniti per discutere della problematica relativa alla cimice asiatica in una prima seduta del tavolo coordinato dalla Regione Veneto.

E’ stato deciso di sollecitare un incontro con il Ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio e il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa per definire un piano di azione organico sia dal punto di vista fitosanitario, sia per quanto riguarda le risorse da mettere in campo a sostegno del mondo agricolo. 

Le Regioni chiedono un intervento a livello nazionale con l’istituzione di un fondo mutualistico o di un aiuto di stato per assistere le imprese agricole in questo momento di grande difficoltà e di istituire un tavolo nazionale sulla cimice asiatica, insetto che si sta rivelando un vero e proprio flagello per le colture frutticole del Nord Italia.

Per questo motivo – così indicano gli assessori, tra cui Stefano Zannier per il Friuli Venezia Giulia – è necessario che il Ministero prenda consapevolezza della necessità urgente di un tavolo per fare il punto della situazione sulla sperimentazione dell’insetto antagonista, la cosiddetta vespa samurai, finora impiegata solo in prove in laboratorio. Parallelamente, chiediamo che a livello nazionale si mettano a disposizione dei fondi per indennizzare gli agricoltori, così come è stato fatto con gli olivicoltori per la Xylella, le ingenti risorse investite per finanziare le reti di protezione (la Regione Friuli Venezia Giulia con gli oltre 3 milioni stanziati ha destinato risorse maggiori di tutte le altre messe assieme), l’aiuto giá a suo tempo erogato in regime di aiuto di stato, la possibilità dell’utilizzo del fondo di rotazione e le attività sperimentali con il lancio dell’antagonista autoctono, sono il massimo ad oggi possibile con le misure regionali ed anzi vedono proprio il Friuli Venezia Giulia come unica Regione ad aver attivato tali misure e con tale intensitá economica, ma purtroppo non bastano.

 “E fondamentale – ritengono le Regioni coinvolte – attivare un piano organico nazionale di risposta complessiva commisurata alla gravità della situazione, verificato che la stretta sinergia tra tutti i servizi sanitari delle Regioni, le universitá ed enti di ricerca non sta dando gli effetti sperati”.