Teatro Verdi di Pordenone: una stagione da sogno

Teatro Verdi di Pordenone: la stagione presentata venerdì 12 luglio onora lo slogan: "Stay dreamer" e l’invito a lasciarsi sorprendere.

 Se valesse il “dillo con i fiori” la viola del pensiero che compone il coloratissimo bouquet, che domina il manifesto della prossima stagione teatrale del Teatro Giuseppe Verdi di Pordenone, avrebbe un inequivocabile significato: sarebbe un invito a non scordare il teatro e la sua ricchissima offerta. Un invito, forse, rivolto in particolare alle signore: e per la gentilezza del dono di un fiore e per la ragazza che domina il cartellone, il volto ricoperto dai petali. Comunque sia, la stagione presentata venerdì 12 luglio al teatro Verdi onora lo slogan: “Stay dreamer” e l’invito a lasciarsi sorprendere.Erano presenti: Giovanni Lessio presidente del teatro, Marika Saccomani direttrice, l’assessore regionale per la cultura Tiziana Gibelli, il presidente della Fondazione Friuli Giuseppe Morandini e una folta delegazione dell’amministrazione comunale di Pordenone a partire dal sindaco Alessandro Ciriani, accompagnato dagli assessori Tropeano, Amirante, Cucci.Accanto al presidente i consulenti artistici: Natalia Di Iorio per la prosa e Maurizio Baglini per la sinfonica.

TRE PAROLE D’ORDINELe ha pronunciate il presidente del teatro Lessio, presentando la stagione 2019/2020. Sono progettualità, identità e qualità e corrispondono alle linee guida di un teatro che, se può vantare numeri importanti come 400 eventi ospitati in un anno (più dei giorni del calendario per l’uso di più location in contemporanea) e oltre 20 mila ragazzi agli spettacoli, è grazie al fatto che l’essere un contenitore aperto è andato oltre lo slogan e si è incarnato nella concretezza del tessuto sociale cittadino, dialogando con associazioni, scuole e altre realtà culturali.Una progettualità sempre attenta alla qualità che ha portato i giovani in teatro ma anche sul palcoscenico, cosa che – ha osservato il maestro Baglini – ha anche “ringiovanito” la platea della classica, con una cinquantina di liceali in sala, quando ad esibirsi erano giovani artisti.Il presidente ha rimarcato che, pur nella loro ricchezza, le proposte di prosa e musica del calendario presentato non sono che “una parte delle attività del teatro”, che ha anche altri cartelloni a sé stanti.

MUSICA E DANZALa parte musicale è stata illustrata dal maestro Maurizio Baglini alle prese con la sua settima stagione al Verdi di Pordenone. Filo rosso della sua proposta, come lo stesso ha ricordato, è “l’originalità” che, pur passando attraverso le opere e gli artisti importanti, propone qualcosa di particolare cosicché la proposta di Pordenone resti unica e con una sua autonoma fisionomia.All’interno di questo intento propone anche, senza trascurarlo, il 250° anniversario dalla nascita di Beethoven. Così: “Delle 32 sonate del grande, si finisce sempre per proporne le stesse cinque o sei. Il Verdi, puntando sul fatto di avere qui la perla della GMJO (Gustav Mahler JugenOrchester) farà invece ascoltare l’Eroica, ovvero la sinfonia n.3, diretta da un maestro d’eccezione come Herbert Blomstedt”, 92 anni di talento e maestria. Sarà questo il programma per le due giornate di concerto che la GMJO eseguirà a Pordenone il 3 e 4 settembre.Andando qua e là per il ricco cartellone, Baglini ha sottolineato alcune presenze: il concerto dei quattro pianoforti Fazioli e archi dedicato a Bach (13 dicembre) che in più porta sul palco l’eccellenza di un’industria locale come la Fazioli pianoforti; due talenti classici come Vivaldi e Bach in dialogo nel concerto “Sonar in Ottava” (16 gennaio); ancora Beethoven col pianoforte di Francois Fredric Guy che eseguirà l’insolita Pastorale (15 febbraio); e di nuovo Bach col virtuosissimo violoncello solo di Misha Maisky per un concerto unico riservato alla sola Pordenone (7 aprile). Chiude un’esecuzione rara: la Missa Solemnis di Beethoven eseguita dall’Orchestra della Radiotelevisione Slovena (14 maggio). Altro appuntamento di rilievo il Concierto De Aranjuea col chitarrista cubano Marco Tamayo (25 novembre, Giornata contro la violenza sulle donne.Restano confermati: la finale del Concorso internazionale città di Porcia, una bella collaborazione con la Farandola, il premio Pordenone musica 2020.Non manca l’appuntamento con l’opera che porta la Carmen di Bizet sulle tavole del Verdi (18 ottobre); l’orchestra e il coro sarnno quelli del teatro Lirico di Trieste con il quale è in corso una bella collaborazione, sostenuta anche dall’assessore regionale Gibelli.Per gli appassionati della danza tre gli appuntamenti tra febbraio e aprile, con Handel, Beethoven e i Pink Floyd: più originale di così.

STAGIONE DELLA PROSARegina del palcoscenico così la consulente artistica Natalia Di Iorio intende la prosa. “Una prosa di qualità – ha spiegato – che non si basa solo su un nome che fa da richiamo, ma su tutto un lavoro di qualità: dalla regia alla recitazione, dalla scenografia ai costumi. Chi vedrà questa stagione del Verdi di Pordenone non potrà che apprezzare questo sforzo”.Tra le anticipazioni l’apertura con la bottega di Luca de Filippo e quel “Ditegli sempre sì”, commedia di Edoardo tra le più divertenti (25 – 27 ottobre); una bella presenza di Shakespeare con La Tempesta (17 -18 dicembre) e Concerto per Amleto (4 – 5 marzo con Gifuni); di Moliére col Tartufo (21-23 dicembre); di Dostoevskij con I fratelli Karamazov (8 – 9 febbraio); di Ibsen con Un nemico per il popolo e Massimo Popolizio (3-5 aprile).Due appuntamenti per la sezione “L’apparenza inganna” che porta la leggerezza virtuosissima di Arturo Brachetti (9 – 10 novembre) re del trasformismo vorticoso.Chiude il lungo elenco di proposte la sezione Nuove scritture, che – tra gli altri – fa salire sul palco del Verdi La Bancarotta di Carlo Goldoni con un imperdibile Natalino Balasso (7 dicembre) e un Macbettu di liberissima interpretazione: versione in sardo del noto dramma shakespeariano. Resta in fase di completamento la sezione “Tra letteratura e teatro” e che verrà presentata più avanti.

INTERVENTI FINALIIl sindaco Ciriani ha definito il teatro il “cuore pulsante” di Pordenone e delle sue ricche proposte culturali che sono superiori a quelle di una città da cinquantamila abitanti. “Il teatro – ha chiuso – è come quel mazzo di fiori del manifesto: ha colori diversi, ma ha finezza e delicatezza e ha una forza emozionale come il dono di un fiore comporta”.L’assessore regionale Gibelli ha sottolineato che: “Se tutto questo è possibile a Pordenone è perché il Verdi ha una governance solida, a partire da un bravo direttore che si chiama Marika Saccomani. Se c’è una buona governance ci sono buoni risultati”. Ha poi chiuso con un invito a cambiare il logo del teatro, giudicato non all’altezza della bellezza dello stesso.Il bouquet è stato offerto: non resta che scegliere i fiori preferiti…Simonetta Venturin