Cultura e Spettacoli
Gli inediti del cardinale Costantini in un nuovo libro
Il Fondo Costantini ha regalato fascicoli inediti che un nuovo libro di mons. Bruno Fabio Pighin raccoglie e pubblica. Prefazione del segretario di Stato Vaticano S.Em. Pietro Parolin. Il volume è disponibile in Seminario diocesano
Una causa di beatificazione comporta sempre un grande lavoro di ricerca, nel caso del nostro Cardinale Celso Costantini, autore di 44 libri ed opuscoli e di 279 articoli pubblicati su varie riviste, l’impresa si è fatta particolarmente lunga e laboriosa. Ma, a sostenere e premiare la fatica di indagine su tutto il Fondo Costantini che ne raccoglie gli scritti, conservato nell’Archivio Storico Diocesno, è arrivata una scoperta davvero grande: ben tre fascicoli inediti.Il primo “Briciole” era stato indicato in altri scritti di Costantini ma non se ne conosceva altro che il titolo col quale il cardinale stesso lo aveva definito; gli altri due hanno ancor più destato meraviglia e subito dopo interesse: si tratta infatti di “Relazioni delle udienze presso il Santo Padre” (1931-58) e di “Note di lavoro e interventi alla S. Congregazione de Propaganda Fide” della quale fu segretario dal 1935 al 1952.Tre fascicoli che, pubblicati nel volume in questione integri e inalterati rispetto agli originali, vanno ad aggiungersi al ponderoso corpus degli scritti del cardinale regalando così alla Diocesi e a chi vorrà studiare la straordinaria figura del Costantini l’Opera omnia.AUTORE. Per l’autore, mons. Bruno Fabio Pighin – non solo professore ordinario della Facoltà di Diritto Canonico San Pio X di Venezia e docente nello Studio Teoligco Cardinale Celso Costantini del Seminario diocesano, ma anche delegato episcopale per la causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Celso Costantini – la scoperta ha del prodigioso proprio in virtù del materiale ritrovato.Degli scritti inediti così scrive nell’introduzione: “Il loro valore è balzato agli occhi immediatamente alla lettura del contenuto, come diamanti dissepolti che, alla luce, riprendono a brillare”. Diamanti che – per restare in metafora e continuare la citazione – dimostrano un “notevole valore storico ed ecclesiale”.Favorevole il vescovo di Concordia – Pordenone, S.E. mons. Giuseppe Pellegrini, si è pensato alla pubblicazione.Tre le ragioni: per la “volontà di dar giusto rilievo a un personaggio che brilla più di tanti altri nel firmamento del Triveneto”; per un impegno di “fedeltà verso quello che riteniamo il nostro più illustre concittadino e condiocesano” (Pighin è come Costantini di Castions di Zoppola); la terza è quella “connessa al contenuto del testo che apporta nuovi elementi”.IL TITOLO. Il titolo scelto indica i binari su cui il libro scorre: da una parte la memoria, perché negli scritti il Costantini (che aveva lasciato come disposizione per don Antonio Ornella che non li pubblicasse se non dopo la morte di lui autore e di papa Pio XII) si lascia andare “alle confessioni più intime che rilevano la nobiltà e la profondità del suo spirito”, come “le sue volontà più autentiche, senza infingimento alcuno”; dall’altra la profezia, che si coglie nei tanti sogni che ebbe: di un “radicale cambiamento della Chiesa e nella Chiesa”, di “un Papa non europeo”, “un concilio ecumenico”, per dirla col linguaggio di oggi di una Chiesa in uscita.CONTRIBUTI. Il volume ha una prefazione del Segretario di Stato di Sua Santità, Cardinale Pietro Parolin; una presentazione del Cardinale Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e un proemio del nostro Vescovo, S.E. mons. Giuseppe Pellegrini.S.E. PIETRO PAROLIN. Il Segretario di Stato rimarca la figura di precursore del Cardinale, che seppe annunciare i tempi nuovi, quelli che oggi noi ascoltiamo indicare da Papa Francesco. Quindi ben si addice quel “profezia” del titolo se si pensa ai suoi pensieri circa il volto missionario della Chiesa, la sua direzione “in uscita”. E Costantini come “voce di uno che grida nel deserto” propose fin dal 1939 la necessità di un concilio ecumenico. In più, fu paladino dell’arte sacra in patria come in Cina.S.E. FERNANDO FILONI. Colui che oggi riveste il ruolo che fu del nostro, ne sottolinea la sintonia con Papa Francesco che si può riscontrare in quella apertura alla Cina, che “sarebbe assai piaciuto anche al Cardinale Costantini”, lui che aveva delle idee sulla Chiesa dal “carattere rivoluzionario” per l’epoca in cui visse. Filoni mette in luce la sua volontà di farsi ponte tra Oriente e Occidente del Cardinale, come identifica il filo rosso che attraversa l’opera nelle parole “missionarietà apostolica”. Costantini non teme tanto di morire in Cina quanto di non portarvi sufficienti frutti se, denuncia, la chiesa continuerà nella ideologia missionaria sbagliata, feudale e colonialista, lui che invece mira a cambiarla introducendo l’uso della lingua e arte cinese, come perorando la causa dell’internazionalizzazione del Collegio cardinalizio.S.E. GIUSEPPE PELLEGRINI. Il nostro Vescovo sottolinea che questo nuovo volume su Costantini non solo “si rivela un testimone prezioso per l’attività della Santa Sede”, ma anche è “specialmente utile per illuminare ulteriormente la figura del Servo di Dio”. E lo fa con una particolarità unica, poiché “concepita dall’autore consapevole della sua prossima fine terrena come la manifestazione più intima del suo animo, senza censura alcuna… la più autentica e la più avvincente”. La lettura lo conferma.Simonetta Venturin