Aladura: incontro con Petrosino su “Da un idolo all’altro”

Incontro con Silvano Petrosino. Presenta Carlo Scaramuzza, giovedì 21 Febbraio ore 20,30 in sala Degan, Biblioteca Civica di Pordenone.

Proseguono gli incontri di Aladura, all’interno del programma intitolato Porte. Il 21 sera è la volta di “Da un idolo all’altro” con Silvano Pterosino.

Silvano Petrosino, studioso di filosofia contemporanea, insegna Teorie della Comunicazione e Filosofia della Comunicazione all’Università Cattolica di Milano. Oggetto dei suoi studi sono la natura del segno, il rapporto tra razionalità e moralità, l’analisi della struttura dell’esperienza con particolare attenzione al rapporto tra la parola e l’immagine.Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: “Soggettività e denaro. Logica di un inganno” (Milano, 2012), “Le fiabe non raccontano favole. Credere nell’esperienza” (Genova 2013), “Pane e spirito” (Vita e Pensiero, 2015), “Idoli” (Mimesis, 2016), “Contro la cultura. La letteratura” (Vita e Pensiero, 2017), “La verità nomade. Introduzione a Emmanuel Lévinas” (Jaca Book, 2018). 

Il giudizio sulla figura dell’idolo e sulla pratica dell’idolatria è unanime e costante: si tratta, sempre e per tutti, di qualcosa di negativo, di pericoloso, di una realtà con la quale è bene non avere nulla a che fare. La parola d’ordine è dunque sempre la stessa: gli idoli devono essere distrutti. Eppure gli uomini, della nostra come di ogni altra epoca, siano essi credenti o non credenti, ricchi o poveri, colti o ignoranti, non smettono un istante di fabbricarli e adorarli.

Come spiegare l’universalità di tale legge? Perché “il bisogno di comunione nell’adorazione è il più grande tormento di ogni uomo singolo, come dell’intera umanità, fin dal principio dei secoli” (F.Dostoevskij)? Perché “vi sono nel mondo più idoli che realtà” (F.Nietzsche)? Silvano Petrosino cerca di rispondere a queste domande elaborando una teoria che pone la figura dell’idolo e la pratica dell’idolatria non in relazione con una determinata scelta del soggetto, ma più essenzialmente con il suo stesso modo d’essere, proponendo un’originale interpretazione della società dei consumi la cui natura più profonda viene individuata nell’essere ultimamente “una comoda idolatria per le masse a basso costo”. Una stimolante opera filosofica alimentata dal costante e fecondo dialogo con la psicoanalisi, l’esegesi biblica e la letteratura.