Domenica 27 gennaio, commento di don Renato De Zan

La divina Rivelazione giunge a noi attraverso la Sacra Scrittura e la tradizione. Lo stesso Gesù, nel brano di oggi, a Nazaret: "Entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia... trovò il passo..."Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione"

La Parola adempiuta in Cristo giunge a noi

Lc 1,1-4; 4,14-21Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu  possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto. In quel tempo Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nazaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto messaggio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore”. Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”.

Tematica liturgicaLa divina Rivelazione giunge a noi attraverso la Sacra Scrittura e la tradizione. Ci si può chiedere in che relazione stiano tra loro. Il concilio Vaticano II ha cercato di dare una risposta sintetica nel paragrafo nove della Costituzione dogmatica sulla divina rivelazione, chiamata Dei Verbum: “La sacra tradizione e la sacra scrittura sono dunque strettamente tra loro congiunte e comunicanti. Poiché ambedue scaturiscono dalla stessa divina sorgente, esse formano in certo qual modo una cosa sola e tendono allo stesso fine. Infatti la sacra scrittura è parola di Dio in quanto è messa per iscritto sotto l’ispirazione dello Spirito divino; la parola di Dio, affidata da Cristo Signore e dallo Spirito santo agli apostoli, viene trasmessa integralmente dalla sacra tradizione ai loro successori, affinché questi, illuminati dallo Spirito di verità, con la loro predicazione fedelmente la conservino, la espongano e la diffondano; accade così che la chiesa attinge la sua certezza su tutte le cose rivelate non dalla sola sacra scrittura. Perciò l’una e l’altra devono essere accettate e venerate con pari sentimento di pietà e rispetto” (Dei Verbum, 9). Lo stretto legame tra la Parola di Dio affidata da Cristo agli Apostoli e il testo della Scrittura è narrata dal prologo lucano (Lc 1,1-4): “Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto…”. La Scrittura, dunque, è una parte importantissima della Tradizione, pur essendo una realtà a sé. La seconda parte del brano lucano illustra invece due cose importanti: il dinamismo della Parola che torna a diventare tradizione e il grande modello biblico della profezia-adempimento. Partiamo da quest’ultimo. Il Trito-Isaia e Sofonia avevano tratteggiato le caratteristiche del tempo messianico: il lieto annuncio ai poveri, i miracoli, la libertà interiore per tutti e la misericordia di Dio (anno di grazia). Gesù dice: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”. La Parola non è solo memoria di ciò che è successo, è anche profezia. Nel momento in cui la profezia si adempie in un avvenimento, tale avvenimento diventa tradizione e tale resta se non viene tradotto in testo sacro (allora diventa Scrittura, come nel nostro caso). Gli antichi, semplificando molto (oggi i teologi avrebbero un po’ da precisare!), dicevano che la Scrittura, essendo ispirata da Dio è una norma normante non normata. La tradizione – tutto ciò che i cristiani credono da sempre e ovunque – è, invece, una norma normante, normata dalla Scrittura. Per questo i cattolici accettano la Scrittura e la tradizione e le venerano “con pari sentimento di pietà e rispetto”.

Dimensione letterariaIl testo evangelico di Lc 1,1-4; 4,14-21 è un brano eclogadico (scelto). La prima parte consiste nel prologo lucano (Lc 1,1-4), mentre la seconda nell’omelia di Gesù alla sinagoga di Nazaret (4,14-21). Il testo, apparentemente, sembra un capriccio della Liturgia. Non è così. Alcuni biblisti ritengono che questo (Lc 1,1-4; 4,14-21) potrebbe essere l’inizio arcaico del vangelo, arricchito successivamente dalle glosse introdotte da Luca (vangelo dell’Infanzia, predicazione del Battista, genealogia, tentazioni). La Liturgia intende presentare l’inizio dell’apostolato pubblico di Gesù con il miracolo di Cana e con l’omelia di Nazaret.

Riflessione biblico-liturgicaa. Nel prologo, Luca presenta il metodo con cui ha scritto la sua opera (ricerche accurate / resoconto ordinato). Precisa lo scopo per cui scrive (il lettore possa rendersi conto “degli insegnamenti” che ha ricevuto). Presenta anche il destinatario del suo scritto: un personaggio importante dell’amministrazione imperiale (illustre Teofilo).b. Da Luca sappiamo che ai suoi tempi molti avevano scritto le memorie della chiesa nascente. Non sappiamo quali testi fossero. Sappiamo, però, che almeno un testo (Vangelo apocrifo di Tommaso), purtroppo glossato da testi gnostici, è giunto fino a noi.