Commento al Vangelo di domenica 13 gennaio

"Tu sei il Figlio mio, l’amato": è la domenica in cui si ricorda il Battesimo di Gesù.

Lc 3,15-16.21-22In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: “Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, al quale io non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”. Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”.

Tematica liturgicaLa domenica del Battesimo di Gesù chiude il tempo liturgico del Natale, prolungando la memoria della manifestazione di Gesù (Epifania), e apre al Tempo Ordinario durante il quale l’assemblea liturgica celebra e approfondisce il mistero della vita di Gesù. Il Battesimo insieme all’episodio delle nozze di Cana (vangelo di domenica prossima) segna per Gesù il vero inizio della sua vita pubblica, della sua manifestazione agli uomini in parole e opere. Per questo motivo la parte finale della prima lettura (Is 42,1-4.6-7) ripete per tre volte “ecco”: “Ecco il vostro Dio….Ecco, il Signore Dio viene con potenza…….Ecco, egli ha con sé il premio…”. La Liturgia, ovviamente, intende il testo profetico come una forte indicazione messianica sulla persona di Gesù. Mentre il testo profetico del Deutero-Isaia originariamente intendeva identificare Yhwh come liberatore del popolo dalla schivitù di Babilonia, la Liturgia, applicando questo testo al Signore, intende presentare Gesù come uomo-Dio che libera l’umanità dal peccato e dalla morte.  Quale sia il “premio” che Gesù porta con sé, è ben illustrato nella seconda lettura (Tt 2,11.14; 3,4-7): “Nell’attesa….della manifestazione della gloria….Ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo, effuso…su di noi”. È chiarissimo il riferimento al nostro Battesimo (lavacro di rigenerazione). Il premio, dunque, è la salvezza per mezzo del Battesimo. C’è una consegueza teologica. Il testo evangelico (Lc 3,15-16.21-22) viene riletto dalla Liturgia come modello e causa del Battesimo dei credenti. L’eucologia, in modi diversi lo evidenzia. Nella causa e nel fine della petizione della prima Colletta, l’assemblea prega: “Concedi ai tuoi figli, rinati dall’acqua e dallo Spirito, di vivere sempre nel tuo amore”. Anche la seconda Colletta tocca il tema del Battesimo. Sempre nel fine della petizione i credenti invocano Dio: “Concedi a noi….di essere interiormente rinnovati a sua immagine”. Nella terza Colletta, infine, sempre nel fine della petizione, si passa sfumatamente agli impegni del Battesimo: “Concedi a noi…..di vivere come imitatori del tuo figlio prediletto, in cui iltuo amore si coompiace.

Dimensione letterariaIl testo biblico-liturgico del vangelo è un testo eclogadico (Lc 3,15-16.21-22), preceduto dal solito incipit liturgico (“In quel tempo”). Dal testo evangelico originale sono stati tolti i vv. 17-20, che contenevano la parte finale del messagio del Battista e il sommario del suo arresto da parte di Erode. Questo impoverimento ha tolto al testo una preziosità a livello “storico”. Luca, infatti, è in imbarazzo nel raccontare il battesimo di Gesù (Gesù senza peccato si fa battezzare da Giovanni?!). Se si osserva il racconto, l’evangelista non dice chi sia colui che battezza Gesù e non narra il battesimo stesso. Lo dà per compiuto. Quando uno storico presenta un episodio con imbarazzo, si ha la prova storica dell’avvenimento del fatto narrato. La Liturgia, sopprimendo i versetti indicati sopra, intende focalizzare tutta l’attenzione sull’espressione “costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”. Il testo biblico-liturgico del vangelo (Lc 3,15-16.21-22) è diviso in due scene: la confessione di Giovanni Battista (vv. 15-16) e la manifestazione divino-messianica di Gesù (vv. 21-22).

Riflessione liturgico-biblica a. Il vero profeta non accetta di essere equivocato. Non accetta di essere giudicato “più” di quello che è (Giovanni dice di essere solo “una voce” che grida nel deserto). Tanto meno il vero profeta accetta che il vero “Messia” sia paragonato con ciò che egli dice o fa. Il legame tra il profeta, Giovanni Battista, e il Messia, Gesù, è uguale a quello tra il servo e il suo Signore (cfr paragone dei lacci dei sandali). E il legame tra i gesti del profeta e quelli del Messia è uguale a quello tra l’azione rinnovatrice dell’acqua e l’azione rinnovatrice dello Spirito. Quest’ultima è una espressione che solo il cristiano può comprendere fino in fondo.b. b. Lo Spirito che scese su Gesù è lo stesso Spirito che è stato all’origine dell’Incarnazione. Lo Spirito è anche colui che viene donato al Servo di Yhwh (cfr Is 42,1: “Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho  posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni”. Questa figura grande e misteriosa del Servo, profetizzata dal Deutero-Isaia nel sec. VI a.C., ha il compito di caricarsi di tutti i peccati dell’umanità e di morire per gli uomini, annullando il debito con Dio. Il cristiano, con il Battesimo, riceve i benefici della redenzione operata dal Servo, ma anche viene associato alla missione del Servo stesso. (cfr la seconda lettura: “Ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formarsi un popolo puro che gli appartenga, zelante nelle opere buone”).