Omelia di Natale del Vescovo Giuseppe Pellegrini: “Questo è il vero Natale”

Carissimi, questo è il vero Natale, una realtà ben più grande di una emozione sentimentale o di una piacevole sensazione di pace e di serenità. Cose belle, ma non sufficienti per comprendere il vero significato del Natale: il Salvatore Gesù è venuto e viene al mondo nel segno della debolezza e della povertà.

 I racconti della nascita di Gesù e il Prologo del Vangelo di Giovanni ci aiutano a contemplare e a comprendere sempre meglio l’identità di questo bambino, contenuta nell’annuncio dell’Angelo ai pastori: “Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore” (Luca 2,11). Questi tre titoli, Salvatore, Cristo e Signore, si scontrano con la semplicità e la povertà dell’evento: il Figlio di Dio, Gesù, viene al mondo come ogni bambino che nasce, viene avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia. In questo modo siamo invitati a contemplare il mistero dell’Incarnazione nella sua completezza, dalla nascita a Betlemme alla morte in croce sul Golgota, per giungere alla gloria della risurrezione. Realtà, però, non facile da comprendere! Se da una parte la modalità dell’Incarnazione ci commuove per la sua umanità e naturalità, dall’altra ci lascia sconcertati e meravigliati: Dio e la sua Parola creatrice, presente fin dal principio, al di là del tempo e della storia, discendono per condividere le fatiche del cammino umano, assumendo la nostra condizione e diventando come noi. “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. … E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Giovanni 1, 1.14). Dio si è nascosto nella nostra carne per nascondere in essa la sua Parola d’amore, per dimostraci quanto egli ci ama e per dirci che toccando la carne e il dolore dei fratelli più poveri, noi tocchiamo la carne di Cristo stesso. Senza incarnazione non c’è cristianesimo e la fede cristiana mette al centro l’uomo Gesù, come ci ricorda l’evangelista Giovanni nella sua Prima lettera: “Ogni spirito che non riconosce Gesù non è da Dio” (4,3). Questa è la novità cristiana.

 Carissimi, questo è il vero Natale, una realtà ben più grande di una emozione sentimentale o di una piacevole sensazione di pace e di serenità. Cose belle, ma non sufficienti per comprendere il vero significato del Natale: il Salvatore Gesù è venuto e viene al mondo nel segno della debolezza e della povertà. Ai pastori impauriti, l’angelo dice loro: “Troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia” (Luca 2,12). Un avvenimento così straordinario e sconvolgente non è, però, facile da riconoscere e da comprendere. Ecco perché – ci racconta il primo biografo di san Francesco nella Vita prima 85, Tommaso da Celano – san Francesco volendo imitare fedelmente il Vangelo e desiderando di comprendere sempre più l’umiltà dell’Incarnazione e la carità della Passione, per celebrare con più devozione il giorno del Natale del Signore, chiese ad un contadino di rappresentare il Bambino nato a Betlemme, per vedere così anche con gli occhi del corpo i disagi in cui si era trovata la Santa Famiglia. Quella notte – prosegue san Francesco – sembrava tutto un sussulto di gioia. Una bella testimonianza, utile anche per noi e per i nostri tempi, dove corriamo il rischio di smarrire il vero significato del Natale e del presepe, immersi in un consumismo ed esteriorità fatti di auguri, scambio di regali, luci ed addobbi o di sterili discussioni e contrapposizioni sul natale si, natale no, presepe si, presepe no!

 Anche noi siamo qui, stanotte (quest’oggi) per ricordare e onorare il Signore Gesù che nasce, aiutati dalla parola di Dio e anche dai segni dell’albero di Natale e del presepe; “due segni – ci ha ricordato papa Francesco nel saluto che ci ha rivolto all’inizio dell’avvento, durante la consegna a Roma dell’abete da parte delle popolazioni del Friuli e di Pordenone  e del presepio dal comune di Jesolo –  che non finiscono mai di affascinarci; ci parlano del Natale e ci aiutano a contemplare il mistero di Dio fatto uomo per essere vicino a ciascuno di noi. L’albero di Natale con le sue luci ci ricorda che Gesù è la luce del mondo, è la luce dell’anima che scaccia le tenebre delle inimicizie e fa spazio al perdono. Il presepio realizzato con la sabbia … richiama la semplicità, la piccolezza e anche la fragilità con cui Dio si è mostrato con la nascita di Gesù nella precarietà di Betlemme”.

 Fermiamoci stupiti a contemplare il mistero dell’amore di Dio per noi, per scoprire, prima di tutto, che siamo amati da Lui, al di là dei nostri meriti e delle nostre possibilità. Carissimi, è proprio da questo amore sovrabbondante e sproporzionato che possiamo cambiare e far nascere in noi uno stile di vita diverso, più semplice e capace di amore e accoglienza verso tutti. Natale è la festa della riconciliazione tra Dio e l’umanità; ma può diventare anche la festa della mia riconciliazione con Dio e con i fratelli. Dio ha preso carne in un bambino perché la nostra carne e la nostra vita concreta possano diventare luce, amore, solidarietà, accoglienza. Anche quest’anno ci raggiunge la buona e grande notizia: Gesù è l’Emmanuele, il Dio con noi. È un messaggio carico di speranza: una speranza più forte di ogni paura; una speranza che ha in sé la forza di cambiare il nostro cuore e attraverso di noi cambiare le nostre famiglie, il nostro ambiente di lavoro, le relazioni e il mondo intero. Non lasciamoci vincere dal dubbio e dalla paura. Dio è con noi. Il Natale di Gesù possa portare nelle nostre case, nelle nostre comunità e in tutti gli ambienti di vita un riflesso della luce e della tenerezza di Dio, per aiutare ogni nostro fratello e sorella, specialmente quelli più poveri, ad incontrarsi con Lui e a godere della sua nascita e della sua venuta.

 Auguro un santo Natale a tutti.