Diocesi
Il profumo del Cansiglio in piazza San Pietro
Il Friuli, con l'abete rosso alto 21 metri, e il Veneto, con il presepe di sabbia: due regioni ferite dal maltempo dell'autunno, onorano piazza San Pietro e diventano un inno alla rinascita contro le avversità
L’albero e il presepio sono due segni che non finiscono mai di affascinarci; ci parlano del Natale e ci aiutano a contemplare il mistero di Dio fattosi uomo per essere vicino a ciascuno di noi. L’albero di Natale con le sue luci ci ricorda che Gesù è luce del mondo; il presepio realizzato con la sabbia, materiale povero, richiama la semplicità, la piccolezza con cui Dio si è mostrato con la nascita di Gesù nella precarietà di Betlemme”.Con queste parole Papa Francesco ha accolto e salutato quanti – fedeli e rappresentanti delle istituzioni – sono convenuti a Roma per l’inaugurazione del presepio e dell’albero di Natale allestiti in piazza San Pietro, donati al Pontefice rispettivamente dalle comunità di Jesolo e dalla Regione Veneto e del Friuli Occidentale e dalla Regione Friuli Venezia Giulia.
UDIENZA PRIVATALa giornata di venerdì 7 dicembre resterà nella storia di Pordenone e del suo territorio. Un folto gruppo di fedeli – organizzato dall’Associazione Eventi – si è ritrovato con il Vescovo Giuseppe Pellegrini a vivere un momento straordinario: l’udienza privata concessa da Papa Francesco nella Sala Clementina, dove gli sono stati presentati i doni natalizi provenienti da Friuli e Veneto.Nel porgere al Papa il saluto della Diocesi di Concordia-Pordenone, mons. Pellegrini ha affermato: “Questo grande abete viene dalle nostre montagne, luoghi incantevoli che ci sono stati donati e che contengono un po’ la storia e le tradizioni della nostra gente, laboriosa e tenace. Ultimamente il nostro territorio è stato colpito da eventi calamitosi per il maltempo. Questo albero, sopravvissuto agli eventi calamitosi, ci ricorda che anche se nella vita ci sono prove e sofferenze, il bene è sempre possibile ed è più forte del male. Lo abbiamo sperimentato anche nel passato con il disastro del Vajont del 1963 e il terremoto del 1976”.Da parte sua il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, che guidava i fedeli del Veneto, ha ricordato al Santo Padre la storia di emigrazione delle genti del Nord Est, rimaste legate ai valori del lavoro e della solidarietà tra i più umili, così ben rappresentati dal presepio di sabbia, fragile come l’uomo.Al Papa – che al termine ha salutato uno per uno i presenti – i fedeli pordenonesi hanno donato, per mano del presidente di Eventi, Sandro Sandrin, la riproduzione della pergamena con le firme dei 51 sindaci del Friuli Occidentale che 50 anni fa videro nascere la Provincia di Pordenone e un libro del giornalista Angelo Mazzotta.La Regione, con il presidente Massimiliano Fedriga, ha donato un mosaico realizzato dalla Scuola Mosaicisti del Friuli di Spilimbergo, che riproduce un bassorilievo della Basilica di Aquileia.Il Comune di Pordenone, con le assessore Stefania Boltin e Guglielmina Cucci, nel rinnovare al Papa l’invito a visitare la città, hanno donato libri d’arte sul Pordenone.
CONFERENZA STAMPANel successivo incontro con la stampa accreditata nella Sala Stampa Vaticana, il Patriarca e il Vescovo hanno ribadito i concetti che sono alla base del dono del presepio e dell’albero: se il presepio nella sua fragilità – ha sostenuto mons. Moraglia – ci invita a un esame di coscienza sul mistero che prende forma dalla sabbia, cioè dalla precarietà, “l’albero – ha affermato mons. Pellegrini – è un segno di vita e di forza, la sua luce è segno della luce di Cristo”.
INAUGURAZIONEUn momento magico quello vissuto nel pomeriggio, al momento dell’inaugurazione del presepio e dell’albero nel dolce imbrunire romano.Con l’intervento del card. Francesco Bertello, presidente del Governatorato Vaticano, del vescovo Fernando Vercez Alzaga, segretario generale dello stesso Governatorato, del Patriarca di Venezia e del Vescovo di Concordia-Pordenone, dei presidenti delle Regioni Veneto, Luca Zaia, e Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, si è giunti allo scoprimento del presepe e all’accensione dell’albero (con l’illuminazione di entrambi curata da Osram).Nelle parole di tutti la consapevolezza del significato che presepio e albero hanno nella vita di ognuno: se per il credente sono simboli materiali di una dimensione sovrannaturale, anche per chi non crede essi rimandano a valori universali validi per tutti.In particolare il vescovo di Concordia-Pordenone ha affermato che “l’abete ci fa sentire il profumo dei boschi delle montagne del Pordenonese ed è qui non per impoverire il bosco, ma per dirci che prima o poi il bene trionfa sul male, che la vita vince sulle avversità e come la foresta si rigenera, come Cristo vince la morte e illumina chi è immerso nel dolore”.Da parte sua il presidente Fedriga ha ringraziato il Vaticano “per aver ospitato un simbolo della nostra terra colpita e ferita dal maltempo che si è abbattuto nelle nostre zone, ma che ha saputo prontamente reagire come già più volte è accaduto in passato. Questo albero – ha aggiunto Fedriga – rappresenta anche le nostre radici culturali, quelle che si riferiscono alle nostre tradizioni e alla nostra fede, alle quali dobbiamo cercare di fare riferimento quotidianamente nei nostri territori e non solo in occasioni ufficiali come quella di oggi”.Tutta la cerimonia è stata accompagnata dalle esibizioni della Banda Musicale della Gendarmeria Vaticana, dei Danzerini di Aviano, del coro San Sebastiano di Jesolo, della Società Musicale San Marco di Pordenone e Tomat di Spilimbergo, che hanno cantato uniti.Quando ormai il buio era sceso nella piazza, finalmente il momento atteso è giunto: a procedere all’accensione del grande albero “friulano” è stata la piccola Asia Panontin di Pasiano di Pordenone, presente coi genitori nel gruppo di pordenonesi.La giornata si è conclusa nell’Aula Paolo VI con la dimostrazione enogastronomica delle tipicità regionali offerta dalla Scuola Alberghiera IAL di Aviano e da ristoratori del Veneto.Nico Nanni