Marchionne lo straniero, sabato 22 presentazione del libro

Appuntamento alle 15.30 nella Sala Convegni dell’Unione industriali di Pordenone

La scorsa settimana nel Duomo di Torino, in una commemorazione pubblica, con operai e manager, è stato ricordato Sergio Marchionne: “lo Straniero”, come lo definisce nel suo libro il giornalista del Sole 24 ore Paolo Bricco e che verrà presentato, con la collaborazione dell’Unione industriali di Pordenone e Luigi Campello, da Paolo Possamai, Direttore del Mattino di Padova, nella Sala Convegni dell’Unione, ore 15.30.

L’applauso più commosso è stato per John Elkann, che ha ricordato l’amico fidato e il manager scomparso con parole dense: “In occasioni come questa non si può che parlare della vita. Delle varie forme in cui la vita si manifesta, si scopre, ti sorprende. Guai a sostare un attimo, a tirare il fiato dopo una conquista, perchè la vita non si ferma, si muove in continuazione, ed è sempre da scoprire, avanti, più avanti. Mai uguale a se stessa. Imprevedibile, ogni volta, e imprevista. Ho imparato, standoti vicino Sergio, in tanti anni che la vita non ha un punto d’arrivo oltre il quale non c’è più niente. La tenacia con cui perseguivi una pista che solo tu vedevi e aprivi, tirandoti dietro poi compagni di strada entusiasti. Dicevi ” Io sono un metalmeccanico”, consapevole che da solo non avresti raggiunto i traguardi che hai tagliato. Hai insegnato a tutti noi a pensare diversamente. Ad avere il coraggio di cambiare, e di fare. A non avere paura”.

Oggi l’ex Fiat non ha più l’importanza che aveva nel Novecento, ma le vendite di Panda e Punto hanno comunque permesso un recupero tra il 2015 e il 2017 e il gruppo rimane un punto di riferimento per la manifattura internazionale.

Sergio Marchionne con la sua storia, i suoi successi, le sue visioni, ci ricordava sempre che “il vero valore di un leader non si misura da quello che ha ottenuto durante la carriera ma da quello che ha dato. Non si misura dai risultati che raggiunge, ma da ciò che in grado di lasciare dopo di sè”.

Figlio di un carabiniere abruzzese emigrato in Canada, Concezio Marchionne e Maria Zuccon, conosciuta a Gorizia, Sergio Marchionne è l’uomo che è riuscito a realizzare un’impresa che sembrava impossibile: salvare dal dissesto la Fiat e ottenere da Obama le chiavi di una Chrysler fallita, facendo nascere il gruppo internazionale FCA.

La sua cultura è quella del merito non della raccomandazione, della velocità e dello stakanovismo che lo porta da studente di filosofia a diventare commercialista e revisore di conti e avvocato, competenze che lo portano a diventare e in pochi anni un manager internazionale, come racconta brillantemente nel suo libro Paolo Bricco.

Marchionne avrebbe dovuto lasciare il prossimo anno il suo incarico di amministratore delegato del gruppo, dopo l’assemblea per l’approvazione dei conti 2018, ma la sua malattia non gli ha lasciato il tempo per uscire di scena come avrebbe voluto. Purtroppo, come ha detto John Elkan la vita è imprevista e ti sorprende a volte con un finale amaro.

E’ bello comunque ricordare che la sua ultima uscita pubblica è stata a Roma, dove ha consegnato ai Carabinieri una Jeep Wrangler ricordando, quasi a chiudere così il cerchio della sua vita, l’amato genitore con queste parole: “Mio padre era un maresciallo dei Carabinieri. Sono cresciuto con l’uniforme dell’Arma e ritrovo sempre i valori che sono stati alla base della mia educazione: la serietà, l’onestà, il senso del dovere, la disciplina, lo spirito di servizio”.