Commento al Vangelo
Otto giorni dopo venne Gesù
"Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi"...
Gv 20,19-31 (forma riassuntiva)Gesù disse: “Pace a voi!”…E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”… Soffiò e disse…: “Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati saranno perdonati e a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati”. Tommaso…non era con loro…Gli dicevano gli altri discepoli: “Abbiamo visto il Signore!”. Ma egli disse…: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò”. Otto giorni dopo…venne Gesù…e disse: “Pace a voi!”. Poi disse a Tommaso: “Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano, e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo ma credente!”. Gli rispose Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!”. Gesù gli disse: “Perché mi hai veduto, tu hai creduto: beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!”. Gesù…fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
Tematica liturgicaLa seconda domenica di Pasqua era chiamata la domenica di Tommaso (cfr il Vangelo). Il sacramentario Gregoriano-Adrianeo (sec. VII) chiamava la seconda domenica di Pasqua con il titolo “Dominica post albas” (Domenica dopo le vesti bianche) perché nel sec. VII i neofiti, battezzati nella notte della Veglia pasquale, toglievano la veste bianca battesimale il sabato, chiamato ancora dal Messale di Pio V “Sabbato in albis” (Sabato delle vesti bianche). Con la cessazione dei battesimi degli adulti (sec. VIII ca.) il papa celebrava questa domenica presso la tomba di S. Pancrazio (protettore dei giuramenti). Era un forte richiamo a tutti i battezzati che si erano impegnati con Dio attraverso il Battesimo. Con il Messale tridentino del 1570 e fino all’edizione del 1962 la seconda domenica di Pasqua era chiamata “Dominica in albis” (“Domenica delle vesti bianche”). Con il Messale della riforma liturgica, scaturita dal Concilio Vaticano II, questa domenica prende il nome semplice di “Dominica II Paschae” (Domenica seconda di Pasqua). Oggi, con la terza edizione del Messale (2002) viene chiamata “Dominica II Paschae seu de divina Misericordia” (Domenica seconda di Pasqua o della divina Misericordia).Per i Padri della Chiesa il tempo che dal giorno di Pasqua arriva a Pentecoste era la “continuata festivitas” (festa ininterrotta) o il “laetissimum spatium” (tempo gioiosissimo) Questi cinquanta giorni erano considerati un unico grande giorno di festa. Tutti questi giorni avevano la dignità del giorno di domenica. Per questo motivo la Cinquantina di Pasqua era considerata la “Grande domenica”. Nelle lettere festali di S. Atanasio si afferma che il tempo che va da Pasqua a Pentecoste è un tempo che va da domenica a domenica con un processo di giorni rispondente al seguente calcolo 7 x7 + 1. Come dire, la perfezione elevata all’infinito. Il vangelo di questa domenica (Gv 20,19-31), uguale per tutti tre gli anni (A, B, C), presenta un testo molto ricco. Si testimonia che Gesù sia apparso nello stesso giorno di Pasqua, ma anche “otto giorni dopo” (domenica nell’ottavo giorno di Pasqua, seconda domenica di Pasqua) Gesù risorto dona lo Spirito Santo perché il collegio apostolico abbia il potere di perdonare i peccati (= domenica delle divina misericordia). Si narra pure l’incontro di Gesù con Tommaso (domenica di Tommaso)
Dimensione letterariaNon c’è alcuna differenza tra testo biblico e testo biblico-liturgico del vangelo (Gv 20,19-31). Si tratta del brano che chiude la redazione più antica del vangelo di Giovanni. Il testo di Gv 21,1-25 costituisce, infatti, una aggiunta al vangelo con una seconda conclusione. Il testo evangelico è composto da tre pericopi diverse tra loro. La prima pericope narra il dono dello Spirito per la remissione dei peccati e la missione (Gv 20,19-23). Segue la pericope dell’incontro tra Gesù e Tommaso (Gv 20,24-29). La terza pericope costituisce la prima conclusione del vangelo (Gv 20,30-31) e offre la chiave di lettura di tutto il vangelo: è stato scritto perché gli uomini credano.
Riflessione biblico-liturgicaa. La pace donata da Gesù non è la pace che gli uomini conoscono: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi” (Gv 14,27). La pace donata dal Risorto consiste nel regalare all’uomo la capacità di oltrepassare la morte come Lui e di essere in profonda armonia con sé e con Dio (= perdono dei peccati per mezzo dello Spirito dato alla Chiesa).b. Tommaso è l’apostolo che si trova ad un bivio. Egli poteva scegliere di credere come i suoi colleghi, vedendo il Risorto. Poteva anche credere accogliendo la loro testimonianza. Tommaso ha scelto di essere diverso. La Chiesa nascente doveva “vedere” per “credere e testimoniare”. La Chiesa successiva è chiamata a credere attraverso l’ascolto: “La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo” (Rm 10,17). È la Chiesa dei beati.c. I versetti conclusivi (Gv 20,30-31) sono la prima conclusione del vangelo dove il vangelo stesso non viene presentato come una biografia di Gesù, ma come una raccolta di segni perché le generazioni successive possano credere in Gesù, Figlio di Dio.