Relazione del Centro di ascolto Caritas

Viene presentato venerdì 9 marzo alla Casa della Madonna Pellegrina a Pordenone la rela relazione annuale del Centro d'ascolto della Caritas diocesana. Un'occasione per fare il punto sull'attività svolta, sull'attenzione prestata ad italiani in difficoltà e ai richiedenti asilo. Un'occasione insomma per avere una fotografia dei bisogni del terriotrio.

In attesa della presentazione della Relazione del Centro d’Ascolto 2017, in programma venerdì 9 marzo nell’auditorium di Casa Madonna Pellegrina (ingresso libero per tutti gli interessati), anticipiamo alcune considerazioni di Andrea Barachino, direttore della Caritas diocesana, e Adriana Segato, responsabile del Centro d’Ascolto diocesano.L’utenza che si è rivolta al Centro di Casa Madonna Pellegrina è di due tipi: “Prima di tutto ci sono gli italiani che si trovano in una situazione di disagio, che sono aumentati anche a livello di interventi nelle parrocchie – racconta Adriana Segato – se è vero che tante situazioni sono note e ormai croniche, è anche vero che, con la segnalazione dei servizi sociali, si sono intercettate anche situazioni nuove. E la rete delle parrocchie è preziosa in questo senso, e si è allargata, in questi ultimi anni. In particolar modo – specifica Segato – coloro che godono del reddito di inclusione, previsto dalla Regione, sono segnalati nel periodo in cui non sono coperti dallo stesso, perché il nostro intervento tamponi momentaneamente la situazione”. “Ciò non permette, il più delle volte, – aggiunge Barachino –  di impostare un percorso di accompagnamento, come prevede la misura e come è nello stile del Centro d’Ascolto, per promuovere azioni di inclusione della persona all’interno della comunità in cui vive”. Lo strumento del Mia (Misura inclusione attiva regionale), che si integra alla misura nazionale del Reddito di Inclusione (Rei), sembra funzionare, anche se gli ingranaggi non sono del tutto oliati: rischia però di non essere una palestra per crescere nelle relazioni e competenze, limitandosi ad essere un sistema di erogazione di denaro, del quale si accontentano le persone, che non sentono l’esigenza di andare oltre l’erogazione stessa, per mettersi di nuovo in gioco.Il secondo fronte sul quale continua ad agire il Centro d’Ascolto è quello dei profughi: non a caso gli stranieri che prevalgono negli interventi sono i pakistani e gli afghani, prime nazionalità tra quelle aiutate dal Centro d’Ascolto. “Molti di loro hanno usufruito dell’ospitalità de La Locanda – aggiunge Segato -, l’asilo notturno di Largo San Giovanni, soprattutto nei giorni dell’emergenza freddo, oppure nei casi di malattia: si tratta sempre di periodi brevi, rispetto ad altre persone, in maggioranza italiane, che qui sono ospitati mentre stanno seguendo dei progetti d’inserimento ad hoc”.Un altro argomento sul quale puntare l’attenzione è quello del Fondo diocesano straordinario di solidarietà, gestito capillarmente sul territorio, che si è rivelato un utile strumento di aiuto che non gisce tamponando una situazione di emergenza, ma di solito lavora su progettualità a lungo termine, in modo da favorire un percorso di inclusione che guarda positivamente al futuro delle persone in favore delle quali vengono erogati gli interventi. Nel 2017 sono stati 104 i nuclei famigliari sostenuti dal Fondo diocesano straordinario di solidarietà.Martina Ghersetti