Diocesi
Ordinazione episcopale di S.E. mons. Livio Corazza
Cronaca di una ordinazione episcopale: sacro rito ed emozioni
a prima frase pronunciata è stata: “Sì, lo voglio”. Così vuole il cerimoniale della cronaca episcopale. Dopo le letture, dopo la presentazione dell’eletto, dopo la lettera apostolica di elezione a vescovo a firma di Papa Francesco, il nominando si pone davanti al vescovo ordinante.Sabato 17 marzo, in cattedrale Santo Stefano a Concordia, don Livio era di fronte a S.E. Giuseppe Pellegrini. Ha pronunciato il suo “Sì, lo voglio”.Lo ha ripetuto nove volte, per nove impegni definitivi e totali: adempiere fino alla morte il ministero, predicare il Vangelo con fedeltà e perseveranza, custodire puro e integro il deposito della fede, edificare il corpo di Cristo che è la chiesa, prestare fedele obbedienza al successore di Pietro, prendersi cura con amore di padre del popolo santo di Dio, essere sempre accogliente e misericordioso verso i poveri e tutti i bisognosi di conforto e aiuto, andare in cerca delle pecore smarrite, pregare senza mai stancarsi Dio onnipotente ed esercitare in modo irreprensibile il ministero del sommo sacerdozio.Poi si è sdraiato a terra per un tempo lungo quanto le litanie dei santi, attorno la corona dei vescovi e dei sacerdoti del presbiterio inginocchiati attorno a lui. Alla fine tutti si sono rialzati tranne uno: don Gianfranco, suo fratello, che lo ha fatto per ultimo, ma non per tornare al proprio scanno. Gli si è avvicinato e lo ha aiutato a rialzarsi in un quadro familiare e di servizio grondante umanità e fratellanza nel ministero.È stata una cerimonia di ordinazione particolarmente sentita: lo hanno detto i toni carichi di emozione, le note vibranti delle voci del neo vescovo Livio, del vescovo emerito di Forlì Pizzi, dello stesso vescovo Pellegrini.Una cerimonia vissuta con intensità dai sacerdoti come dai tanti fedeli che hanno riempito la cattedrale (circa quattrocento), ma anche gremito la struttura preparata all’esterno, data la pioggia battente del mattino.
PRESENTIPresenti sull’altare i vescovi: Mons. Pellegrini e il vescovo emerito Poletto per la nostra Diocesi, mons. Pizzi vescovo emerito di Forlì-Bertinoro, due da Gorizia (Redaelli e l’emerito De Antoni), mons. Zuppi da Bologna, mons. Cipolla da Padova. E ancora i vescovi di Belluno Feltre, Cesena Sarsina, Ferrara Comacchio, Fidenza, Ravenna Cervia, San Marino Montefeltro. Era presente anche p. Casetta, abate generale di Valleombrosa.Sacerdoti. Ben oltre un centinaio i sacerdoti da Concordia-Pordenone, quasi una ventina quelli giunti da Forlì. Tutti uniti in una unica preghiera intrisa di umanità e sacralità insieme.Tra le autorità: il Prefetto di Pordenone Maria Rosaria Laganà, numerosi sindaci del Veneto Orientale e del Pordenonese (tra cui quelli di Concordia, Forlì e Venezia, Basso il delegato per il comune di Pordenone), politici (vicepresidente regionale Fvg Bolzonello, e quello del Veneto Forcolin), la presidente della Banca Credit Agricole Chiara Mio. Presenti i vertici delle forze dell’ordine oltre alle agenti della Polizia che hanno regolato l’accesso in cattedrale.All’interno la cattedrale presentava un colpo d’occhio incredibile: per metà riservata ai pullman dei forlivesi, per la rimanente brillante d’oro delle casule dei sacerdoti e rilucente del tricolore dei sindaci presenti. Nelle prime file i familiari di don Livio, più indietro altri cugini e cugine, fieri, commossi, felici.
CELEBRAZIONEBelle le parole: quelle delle letture scelte da don Livio per l’ordinazione, quella dell’omelia di S.E. Pellegrini, quelle del vicario generale mons. Orioldo Marson e quelle finali del neo ordinato S.E. mons. Livio Corazza.Letture. Ha aperto Isaia: un vero proclama di intenti e di servizio. Il Signore consacra con l’unzione: “Per portare il lieto annuncio ai miseri, fasciare le piaghe dei cuori spezzati, proclamare la libertà agli schiavi, scarcerare i prigionieri, consolare tutti gli afflitti, dare loro una corona invece della cenere”. E la seconda: “Pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non perché costretti ma volentieri con animo generoso”.
OMELIAL’omelia del vescovo Pellegrini ha ripreso tre immagini, offerte come guida per il nuovo ministero.La prima è il buon samaritano che si ferma e offre consolazione a tutte le persone afflitte. “Caro don Livio, incontrerai tante situazioni di povertà, di sofferenza, di emarginazione e di solitudine. Con tenerezza di padre non andare oltre, non lasciarti sopraffare da preoccupazioni, da pregiudizi o incombenze pastorali, ma fermati come ha fatto Gesù, ascoltando e offrendo a tutti l’amore e la misericordia del Padre”.La seconda è quella del Buon pastore. “Il Signore ti affida l’eletta porzione dell’antica Chiesa di Forlì-Bertinoro – ha detto S. E. Pellegrini-, perché tu la possa custodire con animo generoso, facendoti modello del gregge fino a dare la tua vita, con l’odore delle pecore, come dice papa Francesco, camminando con il Popolo di Dio, vivendo in mezzo alla tua gente, attento ad ascoltare la sua voce, cultura e tradizioni, respirandone la sua santità con disponibilità, disinteresse e umiltà… Con umile pazienza fatti compagno di viaggio delle persone che incontrerai, in particolare dei presbiteri, tuoi necessari collaboratori, amali da profondo del cuore e sii per loro padre e fratello”.La terza immagine: il servo. “Usando il verbo servire, che descrive l’attività domestica, Gesù chiede ai suoi discepoli e oggi anche al vescovo, di esercitare la responsabilità nella comunità, come servizio, come dono della propria vita. Caro don Livio, il dono totale di te stesso sarà il criterio di verifica del servizio episcopale alla tua Chiesa”.Infine la spiegazione del rito che stava per compiersi: “Verrà posto sul tuo capo il libro dei Vangeli… Sei chiamato ad essere servitore della Parola e vangelo vivente”.
ORDINAZIONEIl rito è entrato nel vivo. Inginocchiato davanti a S.E. Pellegrini don Livio ha manifestato i suoi nuovi impegni attraverso i ripetuti “Sì, lo voglio”; poi tutti i vescovi presenti gli hanno posto le mani sul capo, eloquenti le parole della invocazione: “Effondi ora sopra questo eletto la potenza che viene da te, o Padre”.Da ultimo a don Livio, ancora inginocchiato, era pronto a ricevere i segni dell’episcopato: prima l’unzione col sacro crisma da parte di mons. Pellegrini, quindi la consegna del Vangelo, dell’anello, della mitria e per ultimo del pastorale. Solo allora si è alzato, si è girato verso i fedeli e ha preso il posto sullo scanno che prima occupava Pellegrini: è l’insediamento a cui è seguito l’abbraccio coi vescovi concelebranti, sulle note dell’”Ecce sacerdos magnus”.Gli applausi e le mani di sono protese verso di lui quando ha sfilato lungo la navata centrale della cattedrale, fino a uscire per salutare i tanti rimasti all’esterno a seguire dai maxi schermi in una mattina che nel frattempo diventava ventosa ma senza più pioggia.
DISCORSIHanno chiuso i discorsi: quello emozionato del vescovo emerito Pizzi, che don Livio ha sostenuto con un sorriso e una pacca sulla spalla. Seguito da quelli del vicario generale mons. Marson e del neo ordinato mons. Livio Corazza (vedi pag. 13).Il vicario mons. Marson ha letto lo scritto inviato dal patriarca S.E. mons. Francesco Moraglia, anche a nome dell’intera Conferenza episcopale del Triveneto. Poi ha ricordato come si fosse soliti regalare ai missionari che partivano per la missione un pugnetto di terra natia da portare con sé. “Noi – ha continuato – mettiamo nelle tue mani un frammento delle reliquie dei santi Martiri Concordiesi, inserito in un reliquiario antico”. Questo il dono della diocesi di Concordia-Pordenone a suo figlio Livio.Ha ricordato con commozione gli anni passati insieme in Seminario, anche come compagni di stanza. E ha chiuso con un saluto splendido: “Siamo grati al Signore per il dono che sei. Siamo con te e ti portiamo nel cuore”.Simonetta Venturin