Economia
I dazi di Trump
L'annuncio del Presidente Usa, Donald Trump, di voler applicare dazi sulle merci non statunitensi ha ed avrà delle conseguenze economiche immediate. Andiamo a scoprire di che cosa si tratta e cosa soprattutto dovremo attenderci anche in casa nostra.
L’annuncio dei dazi sull’acciaio e l’alluminio di Trump, che infiammano i mercati internazionali, era stato già anticipato al Forum di Davos, dove il Presidente americano, mai invitato come uomo d’affari, aveva iniziato a dispensare le sue misure protezionistiche con i dazi su lavatrici e pannelli solari, creando una preoccupazione generale. Un coro di voci contrario all’America First si era sollevato a Davos, iniziando da Christine Lagarde, direttore generale dell’Fmi, che aveva detto ” non è il momento per una guerra valutaria, nè per misure che possono danneggiare la crescita mondiale” al direttore generale della Wto, Roberto Azevedo : decisioni unilaterali creano “un effetto domino” di azioni e ritorsioni che è ” molto difficile da controllare e invertire”.E’ giusto che ogni Paese esprima il suo massimo livello economico, però dovrebbe preoccuparsi di investire all’esterno per far crescere il resto del mondo:certe politiche protezionistiche hanno dimostrato i loro limiti in quanto ignorano che nel mondo c’è un’insoddisfazione sempre più ampia di molti popoli nei confronti delle loro condizioni di vita, i quali, con Internet, possono vedere in tempo reale come si vive in Occidente. Ma è evidente che a Trump gli accordi commerciali globali come esempio di trasparente collaborazione internazionale non incontrano il suo favore, come si è visto con il suo ritiro dal TPP ( Partnerariato Trans-Pacifico), uno dei più grandi accordi commerciali mai sottoscritti formato nel 2015 da 12 paesi. Il Presidente degli Stati Uniti preferisce accordi bilaterali con alleati che considera meritevoli di fiducia. Probabilmente è questo che spera dopo il suo famoso tweet che spiega il ricorso ai dazi del 25% sull’acciaio e del 10% l’alluminio: ” quando un paese perde miliardi di dollari negli scambi con quasi tutti I paesi con cui fa affari, le guerre commerciali sono giuste e facili da vincere. Con i paesi che fanno i “furbi” basta non commerciare più, e vinciamo alla grande”.Per arrivare a questa decisione sui dazi, Trump si è appoggiato a una legge che permette di limitare il commercio per ragioni di sicurezza nazionale.Se è vero che il Presidente degli Stati Uniti ha scelto il protezionismo a causa della politica cinese , che ha occupato il mercato mondiale con acciaio a basso costo, anche in Europa ci saranno notevoli ripercussioni in quanto se la Cina perde il mercato statunitense si rivolgerà all’Europa, che di conseguenza si troverà costretta ad applicare misure protezionistiche.Secondo il New York Times la mossa contro la Cina avrà un effetto limitato su Pechino, perchè gran parte dell’acciaio e l’alluminio importati dagli Stati uniti è prodotto da paesi alleati come Canada, Brasile, Corea del Sud e Messico.Se Trump avesse davvero voluto mettere pressione sulla Cina, avrebbe dovuto collaborare con gli alleati degli Stati Uniti, invece di contrastarli. Nel frattempo, prima di attuare contromisure più serie, l’Europa cerca di colpire con i dazi una serie di prodotti, americani, per riuscire a minare il consenso nei confronti di Trump. Si tratta del bourbon whiskey del Kentucky, del leader repubblicano del Senato Mitch McConnel; dei mirtilli rossi e delle motociclette del Wisconsin, dove viene eletto il repubblicano Paul Ryan; dei jeans, che hanno il loro riferimento a San Francisco, dove viene eletta la leader Nancy Pelosi, che appoggia il protezionismo. Purtroppo il Presidente degli Stati Uniti è imprevedibile e sembra non rendersi conto che i dazi sono strumenti poco efficaci che possono finire per danneggiare i paesi che li impongono come afferma il Premio Nobel per l’economia Paul Krugman: ” Se la guerra commerciale dovesse gonfiarsi in una guerra commerciale a tutto tondo, torneremo ai brutti tempi andati. La politica dei dazi ricomincerebbe ad essere dominata dallo scambio di potere e delle mazzette, con buona pace dell’interesse nazionale”.