Cultura e Spettacoli
Giorno del ricordo: preti perseguitati in Istria
Esodo giuliano dalmata: il 10 febbraio lo si ricorda. Il 16 febbraio, in Biblioteca Civica a Maniago, ore 18, viene presentato il volume di Pietro Zovatto dedicato ai sacerdoti perseguitati. Ne giunsero anche nella nostra diocesi. Altre vocazioni sbocciarono qui.
Preti perseguitati in Istria è il titolo (ed è il tema) del volume uscito a Trieste, ulteriormente specificato dal sottotitolo: “Storia di una secolarizzazione”. Illustra la politica anti-ecclesiastica e anti-religiosa attuata nella penisola istriana dagli jugoslavi, coerente con l’ateismo comunista da essi professato; confermata qui dalla cospicua appendice documentale che occupa quasi la metà delle oltre 300 pagine della pubblicazione: promemoria autobiografici, testimonianze, dichiarazioni giurate e relazioni.L’autore, monsignor professor Pietro Zovatto, sacerdote del clero di Trieste (oltreché docente nell’Università del capoluogo giuliano) e nostro condiocesano da Loncon di Annone Veneto, ci fa conoscere lutti, violenze, intimidazioni che la Chiesa dovette subire in Istria tra il 1945 e il 1956 con la connivenza di Inglesi e Americani, da Trieste spettatori inerti delle reiterate, pianificate violazioni dei diritti umani fondamentali commesse dalle milizie titine.Agli atti persecutori estremi contro gli uomini di Chiesa, alcuni dei quali pagarono con la vita la loro fede e coerenza sacerdotale, vanno aggiunte le repressioni e intimidazioni d’ogni sorta del popolo, in Istria da sempre genuinamente cristiano, ricco di una fede iscritta nel dna culturale e manifestata nelle espressioni di una millenaria, plebiscitaria tradizione cattolica: interrogatori condotti dall’Ozna, la polizia politica titina, processi popolari; inoltre provocazioni, vessazioni, minacce, azioni di disturbo durante le messe, processioni e altre funzioni liturgiche; persecuzioni sfociate in non pochi casi nel martirio, per lo più per infoibamento.A tutti fu impedito di esprimere la propria religiosità. Un esempio: gli impiegati statali ai quali era proibita la professione pubblica della religione (andare a messa, far battezzare o cresimare i figli), pena l’espulsione immediata dal lavoro. Il regime di Tito, ci ricorda monsignor Zovatto, si proponeva lo smantellamento della civiltà cristiana dell’Istria.Per cinquant’anni su questa realtà si preferì, per ragioni politiche e di buon vicinato, tacere, anche dopo la morte di Tito nel 1980. Un’attenzione specifica per la sorte subita dal clero in Jugoslavia – la persecuzione interessò trasversalmente le etnie là compresenti (italiana, ma anche croata e slovena) – cominciò ad affiorare timidamente solo dopo il 2000 e in particolare nel 2008 con la beatificazione del martire (a Villa Gardossi di Buie nel 1946) don Francesco Bonifacio, e poi con quella (nel 2013) di don Miroslav Bulesic (martire a Lanischie presso Pinguente l’anno successivo). Da poco si è iniziato a scrivere dei sacerdoti che, in tanti, furono chiamati in Istria a conformarsi al loro Dio: col martirio “rosso” del Cristo morto cruentemente, o con quello “bianco” del Cristo vilipeso lungo la Via Crucis. Alcune uccisioni o vessazioni furono particolarmente crudeli: fra noi le svelarono, prima timidamente, i preti venuti qui numerosi dall’Istria (e Dalmazia) proprio per sfuggire la persecuzione o dopo averla anche loro subita (un memoriale ci è stato lasciato al riguardo da don Rodolfo Toncetti, parroco di Dignano d’Istria e poi di Toppo di Travesio, pubblicato dieci anni fa). Li abbiamo conosciuti questi bravi sacerdoti e l’opera di don Zovatto, che ne cita molti, ci aiuta a ricordarli. Oggi sono tutti ricongiunti ai loro confratelli martiri.