Commento al Vangelo
Ascoltatelo: Gesù è la fede e la morale del cristiano
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti.
Mc 9,2-10In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: “Rabbì, è bello per noi stare qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia!”. Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano spaventati. Vene una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: “Questi è il Figlio mio, l’amato; ascoltatelo!”. E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risuscitato dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
Tematica liturgicaLa Liturgia, dopo aver presentato – nella prima domenica di Quaresima – Gesù come “uomo nuovo” o “nuovo Adamo”, oggi presenta al cristiano, che intende convertirsi e diventare partecipe della risurrezione, Gesù come modello di fede e di morale (Mc 9,2-10).Il tema che la Liturgia intende evidenziare è l’ascolto nei confronti di Gesù. Già nella conclusione della prima lettura si trova l’obbedienza di Abramo alla voce di Yhwh (“tu hai obbedito alla mia voce”). Il patriarca ha come contropartita la promessa divina della discendenza (1° lettura, Gen 22,1-2.9a.13.15-18). A questo si aggiunga la ripresa del tema nel contesto celebrativo. Nell’amplificazione della Colletta, troviamo l’invito: “O Padre, che ci chiami ad ascoltare il tuo amato Figlio…”. Lo stesso tema viene ripresentato nel canto al Vangelo: “Dalla nube luminosa, si udì la voce del Padre: Questi è mio Figlio, l’amato: ascoltatelo”. Anche l’antifona dopo la comunione il tema dell’ascolto è ripreso: “Questi è il mio Figli prediletto, nel quale mi sono compiaciuto: ascoltatelo”L’ascolto obbedienziale del cristiano che vuole convertirsi consiste nell’accogliere tutto il messaggio di Gesù, ma anche tutto ciò che Gesù ha fatto e ciò che Gesù è, le sue azioni e la sua persona. Perché dio fa un invito così totalizzante? Nell’Antico Testamento Dio aveva detto a Israele: “Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze” (Dt 6,4-5). In breve, Dio aveva detto ad Israele quale fosse l’essenza del credere (Dio è uno) e l’essenza dell’agire morale (il verbo ebraico ” ’ahab”, significa principalmente “essere fedele”, “amare”; “amare Dio” significa essenzialmente “essere fedele a Dio”). Sul monte della Trasfigurazione, dunque, Dio chiede ai discepoli di cogliere l’essenza del credere e dell’agire non in due affermazioni teologiche, ma in una persona, quella di Gesù. In altre parole, Dio chiede che Gesù sia il fondamento della fede e della morale del cristiano. Come Gesù si è rapportato a Dio, agli uomini, alla vita, alla morte, al bene, al male, alla verità… anche il cristiano è chiamato a rapportarsi. E come Gesù ha riflettuto, deciso e comportato in ogni momento… anche il cristiano è chiamato a comportarsi. Questa è la strada della conversione ed è la via verso la risurrezione.
Dimensione letterariaI biblisti distinguono tra il brano della Trasfigurazione (Mc 9,2-8) e la domanda su Elia (Mc 9,9-13). LA Liturgia sceglie di brano della Trasfigurazione, ma associa a questo anche i primi due versetti (Mc 9,9-10) del brano successivo (Mc 9,9-13). Questa scelta del testo permette alla Liturgia di associare il tema della risurrezione all’episodio della Trasfigurazione. La Liturgia, inoltre, compie una seconda operazione. L’espressione inziale del testo evangelico, “dopo sei giorni”, lega teologicamente l’episodio della Trasfigurazione all’episodio di Mosè che sale al Sinai (Es 24,16: “La nube lo coprì per sei giorni. Al settimo giorno il Signore chiamò Mosè…”). In questo modo Marco fa equivalere la Trasfigurazione a una teofania. Poiché non è questo il tema centrale che alla Liturgia interessa, toglie l’incipit e lo sostituisce con il solito “In quel tempo”. Il tema fondamentale, dunque, è un altro.Il lettore/ascoltatore è, perciò, spinto a concentrare la sua attenzione sulla libera scelta fatta da Gesù nei confronti di quali discepoli dovessero essere testimoni e ascoltatori; libera scelta che fa di costoro i destinatari del mistero della Trasfigurazione e, soprattutto, della voce celeste
Riflessione biblico-liturgicaNella letteratura apocalittica il bianco, che non è di questo mondo (“nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche”), indica sempre la divinità. In Gesù trasfigurato è presente Dio (cfr Col 2,9: “È in lui che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità”). Il participio “splendenti” detto delle vesti, che indica lo splendore del sole e delle stelle, richiama lo splendore del Risorto nei testi apocalittici. I discepoli capiranno di aver visto in Gesù trasfigurato ciò che essi stessi sono chiamati a diventare. Per poter diventare come Gesù, secondo l’invito della voce del Padre, devono ascoltarlo.