L'Editoriale
Dai tetti e alla vostra porta
Un giornale vicino ai lettori. Un giornale vicino ai territori. Che vi racconta quello che altrove, forse, non trovate. Attento alla gente, attento ai luoghi, ai piccoli luoghi. Un giornale che vi parla senza urlare: lo fanno già in troppi. Un giornale a cui piacciono le storie e un po' di più quelle belle. In una parola il vostro settimanale diocesano: Il Popolo.
“Predicatelo dai tetti”, era il titolo che Giovanni Paolo II aveva dato alla Giornata delle comunicazioni sociali del 2001: “Quello che io dico nelle tenebre ditelo nella luce” (Mt 10,27). Un invito che in questa domenica dedicata al settimanale diocesano si fa monito; binario che nel fare quotidiano guida chi coniuga giornalismo e fede. È una sfida cercare di far emergere quanto accade: nel vorticare continuo di notizie gonfiate, false, orientate allo scalpore fine a se stesso, nel fiorire ininterrotto di scoop che oggi si montano e domani scompaiono, in un vortice anche torbido di fatti ridotti a spot oppure, al contrario – come per la nera più cruenta – rimestati con certosina perizia. Raccontare il più possibile in purezza e con una innegabile propensione: le belle e buone storie ci piacciono più che ad altri. Specie se dirle significa raccontare l’altra metà della luna, quella su cui i riflettori meno si posano.
È uno stile che getta le fondamenta nella verità delle cose: senza una finta neutralità, scansando l’urlato che trova sovrabbondante spazio altrove, privilegiando le storie che esaltano la vita e la sua bellezza, l’altruismo e la sua gratuità, l’amore e la sua meravigliosa generosità, l’impegno e l’ingegno. In una parola il mondo, bello oltre ogni frettoloso sguardo. La verità resta principio imprescindibile. È innestata in chi disse: “Io sono la verità e la via”. Rinnegarla sarebbe rinnegarLo.
Ci piacciono quei fatti sorprendenti e un po’ nascosti che pur accadono. Il che comporta un maieutico estrarre dal buio. Questo portare alla luce quanto il mondo impolvera e confonde, abbagliandosi e abbagliandoci di luci artificiali, è gravoso e bellissimo. Gravoso per la ricerca che comporta; bellissimo perché alla prima gioia personale della scoperta si somma quella della condivisione comunitaria che uno strumento come il settimanale diocesano consente.
“Predicatelo dai tetti” scriveva Giovanni Paolo II. Per Il Popolo significa dalla vostra chiesa, dalla vostra edicola, dalla vostra stessa casa se siete abbonati. Non è un’idea peregrina guardare con un occhio particolare al mondo e ad una parte di umanità che ancora è sminuita e silenziata. Da qualche settimana lo fa anche il Corriere della Sera che ogni martedì dedica uno speciale alle Buone notizie.
Le belle storie si fanno per noi novelle parabole, esempi di valori. È sempre fresco il motto di Francesco Zanotti, già presidente della Federazione stampa cattolica italiana: “Scrivere per raccontare il bello e il buono del nostro territorio e della nostra gente”. Scriverne da entusiasti, noi per primi. Lo facciamo senza chiudere gli occhi su quanto non va, perché anche le storture fanno parte della vita, ma non la rappresentano tutta. Raccontarle serve talvolta a raddrizzarle. O ad accendere attenzioni nuove.
Ci sono storie belle, altre buone, altre utili. Con esse il giornale denuncia, racconta, informa. Si fa servizio. È un bene ordinario, lo ospitiamo nelle nostre pagine affinché giunga a voi. Lo trovate in chiesa e in qualche edicola. Arriva a casa degli abbonati. Come un amico che viene a trovarvi e vi racconta le novità: quel che accade in paese, la prossima sfida della squadra, la nuova mostra in galleria, dove sarà il vescovo domenica, i ritardi dell’autostrada, i problemi della scuola parrocchiale, quelli della fabbrica, le manovre pre elezioni, l’ultimo discorso di papa Francesco, gli spettacoli a teatro. E tanto altro. Noi bussiamo alla porta, tocca a voi aprirci. E vi chiediamo di farlo.